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testo di Paolo Salvagiani

Paolo Salvagiani (PS): Quante volte sei stato nel lago Malawi e quali zone hai visitato?

Andreas Spreinat (AS): Ho compiuto sei viaggi e tra qualche mese ci ritornerò , forse proprio con qualche socio dell'Aie, stiamo organizzando gli ultimi dettagli. La prima volta è stato nel 1984, quando avevo 24 anni, sono andato da solo e sono rimasto per 6 settimane. Ero a Salima, da Stuart Grant, per visitare la parte sud del lago. Poi sono tornato nell'87 e nel 90 e ho girato praticamente tutte le zone che allora erano esplorabili. Nel 93 ho cominciato l'esplorazione delle coste della Tanzania, che erano quasi sconosciute. In seguito sono riuscito a visitare anche la zona del Mozambico che è difficile raggiungere.

PS: Consiglieresti ad altri appassionati di andare nel Malawi?

AS: Sì , a chiunque ne abbia la possibilità . Ho notato che gli acquariofili che visitano il lago la prima volta si dedicano esclusivamente all'osservazione dei Ciclidi, ma se hanno l'opportunità di tornarci cominciano a guardarsi intorno, scoprendo l'ambiente e le popolazioni locali, molto povere e con problemi di sussistenza, ma con un modello di vita completamente diverso dal nostro.

PS: L'attrezzatura da sub è indispensabile?

AS: Dipende, se ci si limita all'osservazione dei pesci sono sufficienti la maschera ed il boccaglio perch é molti Ciclidi vivono in acqua poco profonda, ma se si desidera scattare delle foto è meglio disporre di bombole e tutto il resto.

PS: Qual è la distribuzione delle varie specie nei diversi biotopi?

AS: Generalizzando si può dire che nelle zone rocciose vivono perlopiù Mbuna, a stretto contatto con le rocce, ed eventualmente Utaka (Copadichromis) e Protomelas, Otopharynx nell'acqua libera alcuni metri al di sopra delle rocce. Sui fondali sabbiosi troviamo soprattutto non-Mbuna (Aulonocara, Lethrinops); nelle zone intermedie i due gruppi, Mbuna e non, sono distribuiti in modo più equilibrato.

PS: E' possibile osservare Ciclidi in ogni zona del lago?

AS: Sì , ma ovviamente alcuni posti sono migliori di altri. Se si ha una minima conoscenza delle abitudini delle diverse specie è possibile localizzarle anche solo a seconda del tipo di fondale. Come dicevamo prima su fondali rocciosi si trovano in maggioranza Mbuna, mentre nelle insenature sabbiose prevalgono i non-Mbuna. Comunque spesso si hanno delle piacevoli sorprese, ti aspetti di trovare un pesce e ne trovi un altro, come ci è capitato quando abbiamo scoperto lo Pseudotropheus "red top Ndumbi". Eravamo in prossimità di un litorale sabbioso con acqua torbida e ci siamo immersi convinti di trovare specie sabulicole, invece ci siamo trovati di fronte questo nuovo Pseudotropheusl

PS: Riesci sempre a riconoscere le specie che incontri durante le immersioni?

AS: No, non credo che sia possibile conoscere tutti i Ciclidi del Malawi.

PS: Pensi che le esplorazioni nei luoghi d'origine dei pesci siano importanti per lo sviluppo dell'acquariofilia?

AS: Sicuramente, gli appassionati sono sempre interessati alle novità ed i reportage fotografici hanno molto successo nei congressi e meeting.

PS: Ma il nostro hobby può causare danni all'ittiofauna del lago?

AS: Per le specie a larga diffusione come il Fossorochromis rostratus non esistono pericoli, ma dobbiamo ricordare che in futuro un rischio può venire dalle popolazioni locali che stanno avendo uno sviluppo demografico altissimo e che già oggi hanno bisogno di tonnellate di pesce come fonte di proteine. Per le specie che hanno una distribuzione geografica molto limitata la questione è differente. Un esempio è dato dal Pseudotropheus demasoni diffuso, per quello che sappiamo, in due sole località e di cui al momento non paiono esistere più esemplari in natura. Per queste specie bisogna ricorrere il prima possibile all'allevamento in cattività in modo che la domanda d'importazione cali o cessi del tutto, come è successo per il Labidochromis caeruleus giallo che è talmente diffuso nei nostri acquari che nessuno pensa più di andare a pescarlo a Lion's Cove.

PS: Purtroppo si pensa che alcuni importatori abbiano causato delle alterazioni dell'ecosistema immettendo in zone diverse da quelle d'origine alcune specie o varietà per poterle catturare più facilmente. Ne sai qualcosa?

AS: Anche se per il passato è vero si devono chiarire alcune cose. All'inizio degli anni 60 Peter Davies, che credo sia stato il primo ad esportare Ciclidi dal Malawi, aveva molte difficoltà a spedire i pesci in Europa o negli Usa e spesso si vedeva costretto a rilasciare nel lago esemplari già catturati. E questo succedeva vicino all'isola di Thumbi West che è di fronte a Cape MacClear, dove aveva la sua stazione Davies ed è proprio in questa zona che oggi vivono popolazioni di Ciclidi originarie di altre zone. Bisogna anche dire che all'epoca nessuno era a conoscenza dell'innumerevole quantità di specie e di varietà geografica dei Ciclidi del Malawi. Oggi nessuno più ha comportamenti del genere, ma può capitare che durante il viaggio di ritorno alla stazione di stabulazione qualche esemplare sfugga dalle reti e si venga così a trovare in una zona che non è la sua, famoso il caso della popolazione di Pseudotropheus lombardoi che vive a Namalenje Island che discende da pesci sfuggiti da un box caduto in acqua durante una tempesta che colse di sorpresa i pescatori di Stuart Grant mentre tornavano a Salima.

PS: Cosa ne pensi delle critiche degli ambientalisti al nostro hobby?

AS: Credo che si possa pensare seriamente di salvare qualcosa solo se la si conosce a fondo. Per salvare una specie è indispensabile sapere com' è fatta e di cosa ha bisogno e per i Ciclidi del Malawi spesso sono stati proprio gli appassionati a scoprire nuove specie e a portarle a conoscenza anche del mondo scientifico. Ad ogni modo penso che sarebbe opportuna una regolamentazione del prelievo in natura di esemplari selvatici e della loro immissione sul mercato. Questa limitazione oltre ad avere fini protezionistici tutelerebbe anche gli interessi degli esportatori perch é il prezzo degli esemplari di cattura rimarrebbe elevato a lungo.

PS: Quali sono gli accorgimenti per allevare al meglio i pesci del Malawi?

AS: Scegliere sempre acquari di grande capienza, usare acqua di buona qualità e con i giusti valori chimico-fisici e somministrare cibo adatto. Questi Ciclidi sono robusti e non hanno particolari esigenze, ma per goderne appieno bisogna tenerli in vasche grandi.

PS: Perché hai scritto un libro sul Malawi e prevedevi il suo successo?

AS: Mi sono riproposto di scrivere un libro che fosse scritto da un appassionato per gli appassionati. Volevo che fosse di qualità elevata, ma anche di immediata consultazione per far conoscere anche le specie della Tanzania, da cui ero appena tornato con fotografie ed osservazioni su specie ancora sconosciute. Ma quando l'ho presentato ad un editore mi è stato rifiutato perch é avrebbe avuto costi troppo alti. Così ho deciso di pubblicarlo a mie spese e ho trovato un distributore che me ne ha comprate molte copie. Attualmente sia l'edizione tedesca che quella inglese sono quasi esaurite e sono felice quando incontro un appassionato che mi dice che ho fatto un buon lavoro!