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testo e foto F. Zezza

Anche se detta “brutalmente” sembra un’eresia la dico, e poi la spiego: “Mi sono, un po’, scocciato dei soliti ciclidi!”, e Voi direte: “Chissenefrega, dedicati ai francobolli e lasciaci giocare coi nostri pesci in pace!!!” .... “Fermi tutti!” ho appena dichiarato che mi sarei spiegato, per non passare da eretico, e lo faccio - subito - prima che la lapidazione abbia inizio ...

Mi sono “stufato” del “solito modo” di allevare i ciclidi (in specie quelli della Rift Valley): vasca nuova, più grande (macchissaperchè l’acqua non basta mai), sabbia, rocce, mai una pianta ... peggio che se fosse un cratere lunare (!) e via alla caccia dell’ennesima rarità biologica, da trovare, allevare e riprodurre, possibilmente, prima degli altri e poi via ... che il carosello ricomincia! Non sono, l’avrete capito, d’accordo con questo “andazzo”! Visto sotto un’ottica diversa anche un banale, non mi piace questo termine ma non ne trovo un’altro più adatto, Pseudotropheus lombardoi (che gli acquariofili di lunga data conoscono anche, se non erro, come Ps. lilancinus) può risultare interessante, basta osservarlo, ... basta saperlo osservare sotto un’ottica diversa ... per finire di parlarmi addosso ed entrare in argomento confesso di aver deciso di osservare i miei M’buna in una vasca “differente”, meglio in una vasca con un differente equipaggiamento tecnico. Tra le novità che la tecnica a messo a disposizione di recente ce ne è una che, non so perché, ha preso ad intrigarmi: Il filtro, così detto, a “letto fluido”. Mi ha colpito la sua elevatissima capacità “ossidante” che consente con un volume, del filtro stesso, estremamente ridotto di fronteggiare un “carico biologico” molto elevato. Così quando ho ricevuto, in regalo, una vasca da 360 litri (Calmi! Sono solo “5 vetri graffiatelli”; dismessi da un ristorante) ho deciso di tentare.

A sinistra il filtro tradizionale (a bicchiere) a destra sulla sua staffa, più alta SOLO per motivi di ingombro, il filtro fluido.
I rubinetti (in alto) azzurri, alla immediata destra della staffa consentono di, eventualmente, parzializzare il flusso d’acqua che raggiunge il filtro “fluido”. Oltre le possibilità offerte dalla valvola “interna” al filtro stesso.

Ho cominciato ad allestire la vasca in maniera assolutamente “canonica”, ovvero: supporto (originale, vero?) lampade (2 di potenza adeguata), termostato. Poi ho realizzato un coperchio artigianale ed ho arredato la vasca come i miei ricordi del lago, ed il materiale a disposizione, mi suggerivano. Ho tralasciato - appositamente - di menzionare il filtro perché ... è di questo che voglio parlare essendo il filtro, appunto a “letto fluido”, l’argomento di questo mio scritto.

Ma cos’è, concettualmente, un filtro a letto fluido? E’ semplicemente un “tubo” (non necessariamente tondo) al cui interno, spinta da una pompa di adeguata potenza, passa l’acqua che con il suo passaggio muove, continuamente, parte del substrato filtrante (sabbia) sulla cui superficie (sfruttando l’abbondanza di ossigeno garantita dal continuo movimento) si insedia la colonia dei batteri nitrificanti. Il continuo movimento del substrato evita la formazione di zone anossiche garantendo, come ritorno, una colonia batterica molto sviluppata e quindi con elevatissime capacità ossidanti in grado di sostenere un carico biologico assolutamente più grande, a parità di volume applicato, rispetto ad ogni altro biofiltro disponibile. Tutto qui!

“M’be!” direte voi ... “Tutto’sto discorso per una cosa così semplice?” Calma come sempre tra dire e fare c’è di mezzo il mare anzi, nel caso specifico, quello che, a parte i pesci, si muove nell’acqua. Mi spiego: il filtro a letto fluido ha un vero nemico, in grado di inabilitarne - in tempi brevi - la elevata funzionalità, e questo nemico si chiama sospensione, detrito, materia organica disciolta e particolata: ovvero tutto quello che, a vario titolo, fluttua nell’acqua: sabbia, residui di cibo, escrementi, pezzi di foglie; e più questi sono piccoli più sono pericolosi! Inoltre non svolge alcun genere di filtrazione meccanica ovvero tutto quello che entra al suo interno, se non esce seguendo il movimento dell’acqua, fa “danno”! Tutto senza eccezione. La mia “sfida” è, quindi, stata quella di applicare un biofiltro del genere ad una vasca di M’buna, le cui attitudini “sterratorie” sono note anche al più sprovveduto dei ciclidofili.

Ho cominciato a chiedere in giro nei “canali” tradizionali di approvvigionamento: i negozi. L’accoglienza è stata, diciamo, tiepida, del tipo: “macchitelofaffare?” “mammontaunfiltrocollaudato!” ed anche: “filtro a letto che ... ?!?!” (è successo!) di pari passo con la carenza di riscontro al riguardo aumentava la mia voglia di impegnarmi. Mentre cercavo una “via” di uscita in una calda sera della passata estate ho incontrato gli amici della “Panaque S.r.l.” e con uno di loro sono potuto, finalmente, entrare in dettaglio. La tecnica “pura” del filtraggio su letto fluido, in estrema sintesi, prevede (seguendo il flusso dell’acqua in uscita dalla vasca) nell’ordine:

1.Una pompa di movimento d’acqua (in questa fase descrittiva non importa la potenza “reale” applicata. Concettualmente è bene, comunque, abbondare in portata e prevalenza) che prelevi il liquido in vasca.
2.Una prima cartuccia filtrante con pori da 50 micron (quelle cilindriche usate per scopo domestico ma caricate con una specifica cartuccia).
3.Una seconda cartuccia filtrante con pori da 20 micron.
4.Una terza, ed ultima, cartuccia filtrante con pori da 5 micron.
5.Una lampada a raggi UV.
6.Un modulo opzionale di riscaldamento ( altrimenti un termostato interno alla vasca).
7.L’unita biofiltrante vera e propria a letto fluido.
8.Un tubo di ritorno dell’acqua in vasca.

Detta così balza, subito, all’occhio la, quasi, pratica impossibilità di montare un filtro di tal fatta a servizio di un acquario “domestico” per motivi (in parte) di costi e di ingombro. Ed io, in base a questa, ovvia, considerazione ero di nuovo “in fondo al sacco”. Poi è venuto in mio soccorso il “Deus ex machina” del 20° secolo: Internet che ha sciorinato, senza remore, un flusso - considerevole - di informazioni (a livello generale e relativamente alle applicazioni pratiche in acquario) sulla tecnologia del filtro a letto fluido.

In particolare una vera miniera di informazioni si è rilevato il Web-site della “Rainbow Lifegard Products inc.” - El Monte California U.S.A. (che propone unità di filtraggio a letto fluido per capacità sino a, rispettivamente, 1200; 2300; 3500 litri, eventualmente “serializzabili” (!) ove la capacità singola risultasse insufficiente!). Accanto alla applicazione diciamo “canonica” (uguale, alla lettera, a quella descrittami in Panaque) vengono analizzate, in estremo dettaglio, alcune altre applicazioni più, diciamo, “umane” o almeno più facilmente realizzabili in termini di costi, spazio richiesto, complessità di realizzazione! Tra queste ho ritenuto, dopo lunghe riflessioni, di individuare quella che faceva al mio scopo: Il filtro a “letto fluido” montato, per così dire, a valle di un filtro di tipo tradizionale “a bicchiere” e azionato dalla pompa di quest’ultimo (a questo proposito ricordo l’invito, espresso in precedenza, a largheggiare con potenza e prevalenza delle pompe applicate: lo “sforzo” che sostengono è notevole!) con un deviatoio a “T” che consenta di inviare parte dell’acqua nel filtro “fluido” e parte, direttamente, in vasca. Per la verità anche un’altra applicazione mi ha, in principio, attirato: quella che prevede l’utilizzo di una pompa per movimento d’acqua (che gli americani chiamano “Powerhead”) cui è applicato un prefiltro. Il suo punto debole è, a mio modesto giudizio, la ridotta (per ovvie ragioni!) dimensione del prefiltro, che lascia prevedere la necessità di frequenti interventi di pulizia del medesimo.

Dunque la direzione era stata, finalmente, individuata! Da questo punto in poi ci sono state, durante l’attività, solo alcune modifiche legate alla realtà contingente, ad esempio ho montato, all’uscita del filtro “ a bicchiere” e dopo il deviatoio a “T” un rubinetto per ridurre il flusso d’acqua (ove necessario) che viene inviato al “filtro fluido” (che, di suo, dispone di una valvola, molto sensibile, la quale permette di dosare “il movimento” della sabbia all’interno dell’unità stessa, per evitare fuoriuscite del prezioso supporto filtrante ed del suo carico batterico). Inoltre, ogni buon appassionato di Malawi conosce i suoi “polli” (meglio i suoi M’buna), ho usato in vasca un, ulteriore, filtro interno (di facile accesso) piccolo e veloce con la sola funzione di effettuare un grossolano filtraggio meccanico. Spero, in tal modo, di poter fronteggiare, senza grosse difficoltà anche i “movimenti di terra” più estremi. La parte, per cosi, dire “meccanica” del montaggio non presenta per chi abbia un minimo di manualità e di conoscenza dei filtri esterni alcuna difficoltà: di fatto si tratta di aggiungere una ulteriore “sezione filtrante” a valle del “bicchiere” del filtro, di prevedere un meccanismo di parzializzazione del flusso, a valle del, già menzionato, deviatoio a “T” ed infine di predisporre due vie, distinte, di ritorno in vasca dell’acqua.

Per concludere alcune accortezze:

• I tempi di maturazione del filtro “fluido” sono più lunghi della media (anche ricorrendo a specifici inneschi batterici per filtro si possono stimare in 40 giorni), ciò è in relazione all'enorme superficie sviluppata per l'insediamento dei batteri. Gli irrequieti, se vorranno provare, dovranno fare “esercizio di pazienza”!
• L’utilizzo di pompe “potenti” (sto usando una unità da 840 lt/h - dopo averne provata con risultati solo parzialmente soddisfacenti una da 600 lt/h - per il modulo da 1200 litri di capacità) eleva, leggermente al di sopra della media, il livello di rumorosità del complesso: non è un filtro da utilizzare per l’acquario, se lo avete, della camera da letto!
• La valvola che gestisce il movimento della “sabbia” è molto sensibile e di “macchinosa” regolazione (meglio: la regolazione “fine” richiede tempo): prevedete un dispositivo che consenta di rimuovere il complessivo del “letto fluido” senza toccarla (basta un rubinetto “apri/chiudi” immediatamente prima dell’ingresso in vasca del tubo relativo!)
• Utilizzate tubi, rubinetti, raccordi, valvole di buona qualità per non trovarvi costretti a continui e noiosi interventi “idraulici”, la linea di flusso non è difficile da realizzare e gestire, ma richiede un minimo di accortezza.

Questo è quanto, credetemi realizzare il tutto è più facile che descrivere, in dettaglio, le varie fasi. Per concludere infine: La mia vasca è attualmente in fase di “rodaggio” il filtro sta, appunto, maturando! Spero, successivamente, di poterVi relazionare circa i risultati effettivi ottenuti. Sono, in ogni caso, fiducioso!