testo di Flavio Gagliardi

Tra i prodotti di largo consumo nell'acquariofilia, sicuramente il carbone (sia esso attivato o non) occupa un posto di rilievo, tuttavia l'uso che se ne fa è spesso improprio. Si tratta di un materiale ad azione adsorbente aspecifica che depura l'acqua del nostro acquario da sostanze di vario genere. Il suo impiego è da raccomandare principalmente dopo un trattamento terapeutico per estrarre dalla vasca tutti i residui del farmaco oppure per rendere più chiara e cristallina l'acqua. L'utilizzo di questo materiale quindi è limitato ad alcuni momenti specifici e non va considerato come una routine necessaria ed imprescindibile da compiere senza aver prima individuato delle necessità ben precise. Un errore spesso compiuto da molti acquariofili è l'utilizzo di agenti fertilizzanti quando nel filtro c'è del carbone. Quest'ultimo infatti esplicherà la sua azione adsorbendo la gran parte del fertilizzante dosato.

Esistono molti tipi di carbone, differenziabili per caratteristiche come superficie sviluppata (mVg), purezza, granulometria, struttura dei pori, polarità di superficie etc.

Porre attenzione ad alcune di queste caratteristiche, principalmente alla superficie sviluppata ed alla purezza, è un valido aiuto all'acquisto di un prodotto di buona qualità. Se non si pone attenzione a queste semplici indicazioni può capitare che il carbone che introduciamo nel comparto filtrante ci "tiri" dei brutti scherzi come rilasciare fosfati o aumentare la conduttività dell'acqua. Ciò spesso è dovuto alle modalità attraverso cui il carbone viene "attivato". L'attivazione avviene in tre passi principali: disidratazione, carbonizzazione ed attivazione vera e propria. Spesso il processo di disidratazione può avere un grosso peso sulla qualità del carbone in quanto viene condotto in presenza di un agente disidratante (cloruro di zinco, acido fosforico etc.), che successivamente può liberarsi nell'acqua dell'acquario contribuendo a modificarne le caratteristiche. Successivamente ha luogo la carbonizzazione: un innalzamento della temperatura, anche fino a 600 gradi, in assenza di aria. Poi si passa alla fase detta di attivazione, durante la quale il carbone viene trattato con agenti attivanti (di solito anidride carbonica o vapore), che servono a renderlo maggiormente poroso.

Tra le principali attenzioni da avere nell'utilizzo del carbone una delle più importanti è il suo posizionamento all'interno del comparto filtrante. Il carbone va collocato infatti dopo il filtraggio meccanico (lana di perlon, spugne etc.) e dopo il filtraggio biologico (rocce laviche, cannolicchi di ceramica, siporax, bioballs etc.). Particolare accortezza va poi posta nel risciacquo del carbone prima che questo venga introdotto nell'acquario. Il risciacquo va fatto con acqua distillata e non con acqua di rubinetto (solitamente clorata), che essendo un agente ossidante comprometterebbe l'efficacia del carbone.