testo e foto di Alessandro Mancini

Pochi Ciclidi possono vantare una storia tassonomica più complessa e travagliata di quelli del genere Aulonoca-ra, endemico del Malawi e istituito da Regan nel 1922.
Basti pensare che, fino a soli 10 anni fa, questo genere comprendeva solo 4 specie, oggi divenute ben 17 (!), in maggioranza scoperte e descritte grazie anche alle importazioni effettuate per il mercato acquariofilo. Il significativo nome inglese di Peacock Cichlids (Ciclidi pavone) fa riferimento alla splendida livrea dei maschi, che - come avviene del resto nella maggioranza dei Ciclidi poligami africani - contrasta nettamente con quella piuttosto
anonima delle femmine. Il nome scientifico Aulonocara deriva invece dai ca-ratteristici canali sensoriali allargati che attraversano le ossa del cranio e quelle infraorbitarie (dal greco Aulon = canale, e Kara = testa), la cui funzione è assimilabile a quella della linea laterale.


Aulonocara stuartgranti

Aulonocara maylandi

 

Le specie finora descritte
A. auditor TREWAVAS, 1935. Fino al fondamentale lavoro di revisione sui Ciclidi del Malawi di Eccles & Trewa-vas (1989), questa specie era ascritta all'affine genere Trematocranus, oggi limitato a sole 3 specie di scarso interesse acquariofilo. La sua distribuzione in natura sembra essere circoscritta ai dintorni di Vua, nel nord del Ma-lawi. Supera di poco i 10 cm di lunghezza ed è solo occasionalmente importata per il mercato acquariofilo. A. baensci MEYER & RIEHL, 1985. Nota agli acquariofili anche prima della sua recente descrizione ufficiale, questa specie è dedicata a H. Baen-sch, dirigente della Tetra. In natura sembra tutt'altro che rara, rinvenendosi presso Chipoka, isole Maleri, Nkho-mo e Usisya. Axelrod (1993), però, dubita si tratti di una vera specie, ritenendola piuttosto una semplice varietà cromatica, peraltro secondo lui limitata a una sola scogliera della costa di Benga. Taglia massima : 13 cm. A. fcrewrosfreTREWAVAS, 1935. Un' altra ex-Trematocranus. Tra le specie tutt'ora meno note malgrado scoperta 60 anni fa, pressoché sconosciuta agli acquariofili. Vive nell'estremo sud del lago e raggiunge i 10 cm. A. ethelwynnae MEYER, RIEHL & ZETZSCHE, 1987. Endemica dell' isola di Chitende (ma segnalata anche per Ngara e Chilumba), questa specie è stata dedicata a Ethelwynn Trewa-vas, una delle massime autorità in materia di Ciclidi africani, recentemente scomparsa. Lunghezza massima 10 cm. Raramente allevata in acquario. A. guentheri ECCLES, 1989. Solo recentemente questo Ciclide è stato descritto come specie a sé, in realtà esso era già noto da diverso tempo agli acquariofili come Aulonocara nyassae. Una delle specie più grandi del genere, raggiungendo i 15 cm, diffusa un po' ovunque nel Malawi.
A. hansbaenschi MEYER, RIEHL & ZETZSCHE, 1987. Un'altra specie dedicata a H. Baensch, della Tetra. Diffusa in natura nel sud del lago, tra Fort Maguire e Masinje,supera di poco i 10 cm di lunghezza massima. Anch'essa viene talvolta erroneamente commercializzata come A. nyassae. A. hueseri MEYER, RIEHL & ZETZSCHE 1987. Diffusione in natura : isole di Likoma, Domwe e Thumbi West, Monkey Bay, Nankumba e Nkhata Bay. Taglia massima 10 cm. Poco diffusa in acquario.
A. jacobfreibergi JOHNSON, 1974. Fino a qualche anno fa la specie più nota del genere Trematocranus. Reperibile in natura presso Nkudzi, Monkey Bay, Nankumba, isole Domwe e Otter Point. Di buona taglia (fino a 15 cm), è senza dubbio uno dei più bei Ciclidi del Malawi, assai diffuso in ac-quariofilia.
A. korneliae MEYER, RIEHL & ZETZSCHE, 1987. Endemica dei fondali dell'isola di Chizumulu, questa bella specie raggiunge i 10 cm ed è di recente comparsa sul mercato acquariofilo.
A. macrochir TREWAVAS, 1935. Una delle prime specie descritte, a tutt'oggi però praticamente sconosciuta e nota solo per l'olotipo su cui ci si è basati per la descrizione, lungo oltre 15 cm.
A. malandi TREWAVAS, 1984. Nota in commercio già prima della sua descrizione ufficiale, con i nomi di Aulonocara 'lesta di zolfo " o " testa d'oro", questa è senz'altro una delle specie più belle e imponenti del suo genere, con una taglia massima di 15 cm. Recentemente (1987), Tawil & Allgayer ne hanno descritto una sottospecie più piccola, A. m. kandeensis, endemica dell'isola di Kande, mentre le altre popolazioni finora note si trovano tra il Reef di Eccles e Makanjila.
A. nyassae REGAN, 1922. Pur essendo certamente la più nota del genere, sembra che in realtà questa specie non sia mai stata commerciata per il mercato acquariofilo, essendo finora nota solo per l'esemplare (olotipo) con cui è stata descritta da Regan e, da allora, mai più catturata con sicurezza. Dunque, gli esemplari reperibili in commercio con questo nome apparterrebbero in realtà ad altre specie, o sarebbero addirittura ibridi di specie affini!
A. rostratumTREWAVAS, 1939. Contrariamente alla maggioranza dei congeneri, questa specie di grossa taglia (fino a 18 cm) non vive sui fondali rocciosi o misti, bensì su fondi sabbiosi dove fruga col lungo muso in cerca di piccole prede.
Abbastanza comune in natura (Karon-ga, Vua e Monkey Bay), è però sconosciuta per il mercato acquariofilo, anche a causa della livrea poco vistosa rispetto agli altri "Peacock". A. salitosi MEYER, RIEHL & ZETZSCHE, 1987. Questa specie coabita in natura con A. maylandi kandeensis lungo le coste dell'isola di Kande. In natura non sembra superare i 10 cm, ma esemplari allevati in acquario hanno raggiunto i 15cm. A. stuartgranti MEYER & RIEHL, 1985. Il fatto che le località di raccolta di questa specie siano situate a sud (isole Mbenji) e a nord (Chilumba) del Malawi, suggerisce l'ipotesi che essa sia diffusa lungo tutta la fascia costiera del lago.
Di taglia media (fino a 12 cm), è poco nota in commercio ma, come altre specie simili, è probabile sia stata spesso allevata come A. nyassae. A. trematocephalum BOULENGER, 1901. Malgrado sia la più antica tra quelle descritte, questa specie vanta senza dubbio la storia tassonomica più travagliata e controversa : inizialmente classificata come Tilapia, è stata poi assegnata via via ai generi Lim-notilapia, Trematocranus e, nel 1989, finalmente Aulonocara. Il bello è che per tutto ci si basa tutt'ora su un solo esemplare (!), lungo 9 cm, non essendone stati catturati altri dal lontano 1901...

 

Considerazioni tassonomiche
La posizione sistematica di molte specie del genere Aulonocara è molto incerta, a prescindere dalle numerose razze e varietà, commercializzate spesso con nomi di fantasia, presentate a getto continuo sul circuito acquariofilo.
Diversi elementi concorrono a fare di Aulonocara il genere più enigmatico tra quelli, pur spesso contestati, del Malawi:
- Agli inizi degli anni '70, il noto ittiologo Peter Davies ha "seminato", con alquanto discutibili propositi di "studio della speciazione", coppie di non meglio precisati "Peacock Cichlids" (probabilmente A. jacobfreibergi), che soprattutto presso le isole hanno probabilmente dato origine in tempi straordinariamente brevi a popolazioni appa-
rentemente distinte, grazie al forzato isolamento ecologico (i profondi fondali sabbiosi tra un gruppo di isole e l'altro sembrano insormontabili per le Aulonocarà) e all'estrema variabilità, soprattutto cromatica, di questi pesci.
- A complicare le cose, c'è da dire che in pochi Ciclidi si osserva una predisposizione agli incroci come in Aulonocarà: non solo quasi tutte le "specie" del genere si ibridano facilmente tra loro (dando origine a ibridi spesso più grandi e robusti dei genitori!), ma sono noti perfino ibridi con altri generi del Malawi, come Melanochromis\
- Per finire, ricordo come almeno 3 specie (A. macrochir, A. nyassae, A. trematocephalum) siano ancor oggi note grazie ad un solo esemplare catturato e descritto, sicché la loro validità appare sempre più dubbia man mano che i fondali del Malawi divengono sempre più studiati e frequentati da ittiologi ed acquariofili.

 

Acquariologia
Al di là delle controversie sistematiche, i rappresentanti del genere Aulonocarà sono tra i Ciclidi africani senza dubbio più adatti all'acquario, in particolare si raccomandano per le vasche di comunità dove, viceversa, non è sempre facile inserire ad esempio gli Mbuna del Malawi, inspiegabilmente più diffusi, come Melanochromis e Pseudotropheus.
Oltre alla taglia ridotta, un altro vantaggio nell'allevamento delle Aulono-caraè dato dal loro comportamento relativamente pacifico e tollerante, anche nei confronti di altri Ciclidi (in parti-
colare Utaka), purché la vasca sia arredata con molte rocce ricche di anfratti e nascondigli.
Secondo le mie esperienze, tutte le piante sono compatibili con Aulonocarà, personalmente coltivo nelle loro vasche soprattutto Ceratophyllum de-mersum, pianta peraltro presente nei biotopi di transizione roccia-sabbia spesso colonizzati da questi Ciclidi. In semplice acqua di rubinetto e senza accorgimenti particolari, se non una temperatura intorno a 25-27° C e un'alimentazione varia e abbondante (chironomi, larve di zanzara, artemie adulte, gamberetti tritati e mangime secco a base vegetale), questi pesci si riproducono con facilità. Si tratta di tipici poligami, da allevare in gruppi formati da un maschio e due, tre femmine. Se nel gruppo sono presenti più maschi, i sottomessi appaiono come "castrati" dall'individuo dominante, restando sensibilmente più piccoli e con livrea assai più dimessa, spesso simile a quella delle femmine e degli immaturi.
La riproduzione si svolge secondo le usuali modalità degli incubatori orali più evoluti del Malawi: la femmina raccoglie le uova a gruppi di 2-3 per volta, spesso la fecondazione avviene direttamente nella sua bocca durante l'accoppiamento. Il numero delle uova deposte varia con la specie e la taglia della femmina, raramente però supera le 50 unità.
Secondo le mie osservazioni, spesso la madre non riprende gli avannotti in bocca dopo la loro prima uscita, essi sono peraltro ben tollerati sia dai genitori che dagli altri componenti del grup-
po. Se ben nutriti (naupli vivi di artemia e copepodi surgelati per il primo mese di vita autonoma, poi cibo vivo e surgelato alternato a mangimi secchi e liofilizzati) crescono molto rapidamente, raggiungendo la matutità sessuale entro il primo anno di vita. In conclusione, Aulonocaraè un genere senz'altro raccomandabile al neofita, certo la sua popolarità potrebbe essere maggiore se il prezzo di vendita fosse più contenuto, magari impegnandosi ad allevare e diffondere specie e varietà già note in commercio piuttosto che importarne continuamente di nuove per accontentare i soliti, inguaribili "collezionisti"...

BIBLIOGRAFIA
AXELRODH.R., 1993. The mostcomplete colored Lexicon ofdchlids. T.F.H. Pubi., Inc., Nep-tune City
DAGET J., GOSSE J.-R, TEUGELS G.G. & THYS VAN DEN AUDERNAERDE D.F.E., 1991. Check-list ofthe Freshwater Fishes of Africa, voi. IV -ISNB, MRAC & ORSTOM, Tongres
ECCLES D.H. & TREWAVAS E., 1989. Malawian Ci-chlids Fishes. The classification of some Haplochromine genera. Lake Fish Movies.
MANCINI A., 1987. Aulonocarà (in : AA.VV., Cicli-di africani). Olimpia, Firenze
TREWAVAS E., 1984. Un nom et une description pour/'Aulonocarà "Sulphurhead", Poisson Cichlid du Lac Malawi. Revue fran. Aqua-riol., 1:7-10.

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