testo e foto di Heinz H. Büscher

Il genere Xenotilapia comprende specie endemiche del lago Tanganica che vivono nelle zone dal fondo sabbioso. Il corpo di questi pesci sembra asimmetrico a causa del profilo dorsale convesso e della linea ventrale quasi orizzontale. La bocca rivolta verso il basso consente la raccolta del cibo durante il nuoto ed è fornita da 2 a 4 file di denti unicuspidi. La morfologia delle pinne ventrali è caratteristica: i raggi spinali interni di tutte le specie descritte sino al 1990 (esclusa X. spilopterus) sono di lunghezza uguale o maggiore di quelli esterni. Contrariamente agli altri Ciclidi l'organo della linea laterale si ramifica in tre, anche se in alcune specie il ramo inferiore è sviluppato in modo rudimentale, o si trova solo su un fianco o si notano poche squame con un poro. Le Xenotilapia sono indicate nella letteratura specializzata come Ciclidi psammofì li visto che venivano catturate su fondali sabbiosi o fangosi, alla fine degli anni 70 Pierre Brichard ha esportato per la prima volta Xenotilapia (in particolare X. flavipinnis) dal Burundi che venivano catturate con reti a strascico nelle zone sabbiose. Le prime osservazioni in natura sono state compiute in Zambia nella baia di Ndole e siccome in questa zona la costa è sabbiosa si pensava che tutte le Xenotilapia vivessero su fondali di sabbia, mentre oggi posso affermare che soltanto una minoranza delle specie descritte scientificamente vivono su fondali esclusivamente sabbiosi. Infatti la gran parte delle specie di questo genere frequenta fondali misti di sabbia e rocce, anche di grandi dimensioni (Yanagisawa 1986; Kuwamura 1987; Buscher).

alt
Xenotilapia papilio
alt
Xenotilapia papilio con avannotti
alt
coppia durante giochi amorosi
alt
coppia durante giochi amorosi

Scoperta di una nuova specie di Xenotilapia
Nell'ottobre 1989 lungo la costa nord ovest appartenente allo Zaire ho catturato una bellissima specie dalle pinne magnificamente colorate, come in quasi tutti i miei viaggi il caso ha giocato un ruolo determinante nella scoperta. Infatti era l'ultimo giorno di viaggio, non erano previste soste e non avevo neanche tanta voglia di immergermi visto che il giorno prima l'attrezzatura si era dimostrata difettosa, le bombole potevano sopportare soltanto metà pressione impedendo immersioni in profondità. Inoltre Kizungu, il nostro protettore del servizio segreto dello Zaire aveva innaffiato la zuppa di mais con una quantità eccessiva di grappa locale e dormiva all'ombra di un immenso mango. Comunque ormai eravamo lì e fortunatamente l'acqua della baia era calma e con una visibilità perfetta. Un 'ulteriore coincidenza era data dal fatto che, come si è appurato in seguito, qui le Xenotilapia vivevano a profondità minori del solito e quindi non si è presentato il problema della decompressione. I miei primi tentativi con i retini si sono dimostrati inutili perch é i pesci erano troppo veloci, ma usando la rete di 16 metri sono riuscito a catturarne qualche esemplare. Quando ho mostrato le Xenotilapia ai miei accompagnatori mi sono reso conto di essere di fronte ad una specie non ancora descritta che ricordava una farfalla magnificamente colorata ed il suo nome scientifico deriva dai primi commenti dopo la cattura, infatti papilio, papillon, significa farfalla. Questi pesci sono particolarmente belli con un'illuminazione laterale che fa apparire sul corpo delle barre blu, una linea suborbitale sempre blu ed un'orlatura celeste scuro della pinna dorsale. Posso assicurarvi che, visti nel lago, sono uno spettacolo indimenticabile. La Xenotilapia papilio (Buscher, 1990) raggiunge una lunghezza massima di 9 cm , a prima vista può confondersi con X. flavipinnis Poli, 1985 da cui si distingue per la forma arrotondata delle pinne ventrali e per il numero di raggi duri (2) della caudale.

Gli habitat di Xenotilapia papilio
Ho scoperto i primi esemplari di questa specie in una piccola baia, a circa 3 metri di profondità , dal fondale disseminato di grandi rocce arrotondate ricoperte da detriti, intervallate da superfici sabbiose. Nelle zone marginali c' è uno spesso strato di detriti formati per lo più da canne in decomposizione. I pesci subadulti nuotano in gruppi di circa 8 individui, gli adulti vivono a coppie sul fondale roccioso o si rifugiano nelle cavità formate dalle canne cadute sul fondo.Come ho potuto constatare nei miei viaggi seguenti il ritrovamento di questa specie a 3 metri di profondità è un caso eccezionale, probabilmente favorito dalla posizione protetta della baia e dalla marea sospinta dal vento di nord/est. Tuttavia questo habitat è esposto anche al vento del sud Kusi che però soffia solamente nelle prime ore della mattinata. Allora l'acqua può diventare talmente mossa che a 3 metri si percepisce ancora l'onda che, sollevando sabbia e detriti, riduce la visibilità quasi a zero. Poche dozzine di metri più avanti verso il lago aperto la X. papilio vive in condizioni diverse, a 40 m di profondità su fondali rocciosi coperti da strati aguzzi di carbonato di calcio. A queste profondità la luce arriva molto più filtrata, ma è ancora sufficiente per permettere la crescita di un sottile strato di alghe, che fanno parte della dieta delle Xenotilapia.A. poca distanza dal luogo di ritrovamento e sempre alla stessa profondità, in una caverna quasi completamente buia e dalle pareti verticali, ho scoperto un'altra popolazione di X. papilio che viveva insieme ad un'altra piccola specie di Xenotilapia non ancora descritta. Qui i pesci nuotavano lentamente sul fondo smuovendo il sottile strato di detriti libero da polvere. Sebbene abbia trovato questa specie a profondità dai 3 ai 50 metri bisogna dire che ogni popolazione tende a mantenere il proprio livello, ho provato a deviare i pesci in altri strati della colonna d'acqua, ma sono sempre ritornati alla profondità originaria. Quindi questi pesci non sono in grado di adattarsi velocemente ai cambi di pressione e, se non si calcola bene la decompressione, si rischia di farli morire. Gli esemplari pescati ad una profondità fino a 7 metri hanno bisogno' di intervalli di decompressione al massimo di 2 metri per circa 2 o 3 ore. Bisogna anche tenere conto che le Xenotilapia sono estremamente sensibili allo stress da cattura e spesso muoiono, pur non avendo ferite, anche in acquario. Io cerco di evitare i decessi da stress catturando i pesci sono durante la notte, al buio e mentre sono addormentati, ovviamente maneggiandoli con cautela. La X. papilla ha un comportamento territoriale piuttosto marcato, l'estensione del territorio varia in relazione alla qualità . Un buon territorio, che offre molti vantaggi, viene difeso strenuamente soprattutto dai conspecifici, le coppie di X. papilla difendono il loro habitat anche al di fuori del periodo della riproduzione. Un fattore determinante per stabilire la qualità del territorio è la quantità di cibo a disposizione, le indagini che ho fatto riguardo al contenuto intestinale dei pesci appena catturati hanno dimostrato che quasi il 90% della massa nutritiva è costituita da Ostacodi, integrati da Copepodi, larve di Chironomidi e di moscerini, alghe ed anche una certa dose di sabbia. Una delle femmine da me esaminate aveva 23 uova mature di circa 3,5 mm di lunghezza. In base a queste indagini si può annoverare la X. papilio tra i mangiatori di benthos -zoo non specializzati.

La cura delle uova e delle larve
Tutte le Xenotilapia sono incubatrici orali, ma con alcune differenze. Ci sono specie in cui è esclusivamente la femmina ad occuparsi della cova delle uova fino al rilascio degli avannotti, mentre in altre dopo la schiusa delle uova nella bocca della madre c' è un passaggio delle larve dalla femmina al maschio, nella cui cavità orale si completerà il loro sviluppo. Dopo il rilascio gli avannotti sono sorvegliati da entrambi i genitori, ma in caso di pericolo si rifugiano quasi esclusivamente nella bocca del maschio. L'incubazione orale biparentale è rara nei Ciclidi del Tanganica e riguarda le X. flavipinnis, X. boulengeri, X. spilopterui e Tanganicodus, Eretmodus e Haplotaxodon microlepis ( in questa specie le larve vengono incubate da entrambi i genitori, non solo le uova.). Anche se Xenotilapia papilla pratica l'incubazione orale biparentale si distingue dalle altre specie in quanto entrambi i partner esercitano simultaneamente la cova in bocca e la cura dei piccoli, che vengono eventualmente ripresi in bocca da tutte e due i genitori, è relativamente lunga. In natura ho trovato coppie in incubazione a diverse profondità , tra i 3 ed i 35 metri , che si nutrivano nella solita maniera, pur se con molta cautela. Nella località tipo di ritrovamento ho osservato anche una coppia in cui era solo la femmina ad incubare, probabilmente in una fase iniziale., che occupava una grande pietra piatta, isolata dalle altre da banchi di sabbia. I Lamprologus callipterus e le Xenotilapia spilopterus che si avvicinavano venivano scacciate con forza, mentre i Neolamprologus leleupi che abitavano sotto la roccia erano tollerati a patto che si mantenessero ad una certa distanza. Il maschio, che non covava, ha abbandonato per qualche minuto il territorio presidiato invece dalla femmina. Le mie osservazioni riguardo la distribuzione dei compiti tra i due genitori e la durata delle cure parentali degli esemplari selvatici e della prima generazione nata in acquario si possono riassumere così :

la trasmissione delle larve al maschio avviene di norma dopo 8/10 giorni, il minimo è 6, il massimo 12 dalla deposizione cova in bocca da parte del solo maschio: ho notato un solo caso con 9 giorni di durata incubazione di entrambi i genitori: dura da 11 a 31 giorni il primo cibo assunto, tra i 2 e gli 8 giorni dalla deposizione, sono stati naupli di Anemia ed alimenti finissimi i piccoli vengono liberati per la prima volta tra i 13 ed i 16 giorni dopo la deposizione dopo 28- 32 giorni non vengono più ripresi in bocca dai genitori una nuova deposizione può avvenire già dopo 2 giorni dal definitivo rilascio degli avannotti, ma anche dopo qualche settimana.

Le osservazioni in acquario dimostrano che in X. papilla esiste un forte legame di coppia anche fuori dal periodo di riproduzione, che entrambi i genitori incubano in bocca e si nutrono in questo lasso di tempo e che gli avannotti sono spesso ripresi nella cavità orale.

Il perché delle differenze Per quale ragione questa specie ha una cura delle uova e dei piccoli così complessa? Osservazioni in natura hanno confermato che la pressione predatoria è molto forte nell'habitat di X. papilla e quindi entrambi i genitori devono occuparsi della prole fino alla sua indipendenza e questo spiegherebbe anche il forte legame di coppia monogamo (Yanagisawa, 1986). Le mie ricerche confermano il passaggio delle larve dalla femmina al maschio al più presto possibile, ma non credo che per questa specie il motivo sia la necessità della femmina di tornare a nutrirsi in vista di una nuova riproduzione. Io credo che il passaggio delle larve da un partner all'altro e i continui trasferimenti successivi siano motivati semplicemente dalla necessità di stabilire un solido legame tra la coppia, fondamentale per la difesa del territorio ed importante perch é in questa specie la sostituzione di uno dei due elementi della coppia è molto difficile in quanto X. papilio è relativamente rara in natura.

BIBLIOGRAFIA
Buscher, H. H. (1990): Xenotilapia papilio n. sp.; ein neuer Cichlide aus dem Ttesto di Flavio Gagliardi foto di Marco Cruscanti anganjikasee. Die Aqua. Terr. Zschr. (DATZ), 43: 289-293.
Kuwamamura, T. (1987): Distribution of fishes in relation to th è depth and substrate at Myako, east-middle coast of Lake Tanganyika . Afr. Stud. Monogr., 7: 1-14.
Yanagisawa Y. (1986): Parental care in a monogamous mouthbrooding cichlid Xenotilapia flavipinnis in Lake Tanganyika . Japan J. Ichthyol., 33: 249-261

 Torna indietro