registrato su nastro il 21 gennaio 98 e trascritto da Daniela Rizo
foto archivio Panaque

In una giornata di vento fortissimo e temperatura semi polare una delegazione dell'Aie (Flavio Gagliardi, Davide Gnoffo, Giorgio Melandrì e Daniela Rizzo) è stata ospitata dai gentilissimi biologi della Panaque, che molti di voi hanno potuto conoscere al Congresso quest'anno. Abbiamo visitato gli impianti in cui vengono riprodotti Discus e Scalari, selvatici e non, e fatto una chiacchierata a cuore aperto sui Discus, sull'annosa questione se sia meglio allevare esemplari di cattura o spingere al massimo la selezione artificiale, su quali sono a tutt'oggi le conoscenze su questi pesci. Spero che da questo dibattito ognuno possa trarre spunti di ricerca e di riflessione, abbandonando ogni idea preconcetta. Da parte mia devo dire che erano tanti anni che non vedevo dei Discus non selvatici che non sembravano imbalsamati! Ma partiamo!:


Diamond ocean green

White dragon

Snake skin

Pigeon blu

Pearl

Alenquer

Manacapurù

Santarem

Rio Purus

Royal blu

Golden

Brillant

Tirchese rosso

Coppia mista

Brillant blu

Giorgio Melandri (GM) : Al Congresso di quest'anno abbiamo sentito Gòbel dire che in natura si catturano migliaia di esemplari per sceglierne al massimo una ventina su cui lavorare. Non pensate che questo atteggiamento equivalga ad esasperare la selezione?

Andrea Severati (AS) : In realtà non sappiamo molto sui numeri su cui si lavora, né sui metodi di selezione, ma è certamente vero che sono pochissimi gli animali che corrispondono agli standard richiesti in Germania. Inoltre ignoriamo quanto incida sulle popolazioni naturali di Discus la pesca, infatti dobbiamo ricordare che in alcuni casi la pesca favorisce addirittura la crescita della popolazione. Negli studi sulla triglia adriatica si è riscontrato che sottraendo competitori alle larve la popolazione di giovanili cresce più rapidamente. Quindi lo sforzo di pesca fino ad un certo punto aumenta la produttività del bacino, oltre, e questo dipende anche dalla biologia riproduttiva dell'animale e dal target di pesca, ovvero la taglia dei soggetti catturati, inizia a provocare danni. Calcolare quale sia il limite dannoso in un sistema tropicale è più complicato che in un sistema temperato perché abbiamo meno informazioni ed inoltre monitorare un braccio di fiume come il Rio delle Amazzoni comporta maggiori problemi che monitorare un braccio del Tevere. Sicuramente fino ad oggi non sono stati condotti studi del genere anche perché nei sistemi tropicali le interazioni biologiche sono più complesse ed inserirsi in un discorso del genere è più difficile che nei sistemi temperati.

GM : Ma la scelta dei Tedeschi di trattare le varietà selvatiche non è puramente commerciale, così come era una volta per quelle selezionate?

Oscar Di Santo (ODS) : Secondo me sì perché se nella cattura non si guarda

alla distanza genetica o non si compiono studi approfonditi gli esemplari vengono classificati per il colore, per il fenotipo e questo è un atteggiamento commerciale.

AS : Se si ricercano esclusivamente il bel colore o la livrea interessante non fa molta differenza se le specie sono selva-tiche o create artificialmente. La varietologia non aggiunge un granché all'acquariofilia, né per ciò che riguarda i Discus, né per le altre specie. Però è vero che in Germania sono molto attenti a non mescolare i pool genetici, rinfrescandoli spesso con esemplari selvatici, e quindi se dichiarano che il Discus in vasca è un Tefè si può stare certi che non è incrociato con altre varietà

GM : Ma allora gli appassionati di Discus sono i meno naturalisti tra gli acquariofili?

AS : A volte sì, non si capisce perché il possesso di un esemplare molto bello di Discus risvegli bramosie eccezionali dimenticando poi tutto il resto che concerne il pesce.

Filippo Riccardi (FR) : E' vero che l'orgoglio che ho visto negli occhi di un appassionato di Discus non l'ho visto in nessun altro acquariofilo, però bisogna intendersi su che cosa si intende per naturalista. Spesso i discussofili amano prima i loro pesci, poi tutto il resto e dedicano loro grandi sforzi, anche se perdono la cognizione della vita naturale del Discus nel suo ambiente, forse perché lo amano all'eccesso.

AS : In realtà il Discus va riscoperto nella sua dignità di Ciclide, è molto bello quando manifesta la sua complessa etologia. Da questo punto di vista l'atteggiamento tedesco ha un significato perché l'inbreeding molto spinto di nuove varietà come il Blue Diamond ed i moderni Pigeon Blood (i primi pare che allevassero la prole) causa la perdita di quei comportamenti che rendono il Discus così interessante, come le cure parentali. Fra l'altro l'allevamento dei piccoli non è un comportamento appreso, ma istintivo perché coppie di soggetti allevati artificialmente sono riusciti a portare a termine le cure parentali alla prima riproduzione. E ciò accade perché per la larva è istintuale tornare nella direzione da cui è stata sputata che è fatalmente la testa dei riproduttori. Anche se si prende una larva con una pipetta e si rilascia, tornerà sempre nella direzione di provenienza. Inoltre gli adulti istintivamente perdono ogni pulsione predatoria nei confronti degli altri pesci.

GM : Che cosa si sa delle tecniche di selezione degli orientali?

AS : Molto poco, le selezioni sono sempre tenute segrete, ma si può ipotizzare che si lavori su grandi numeri di pesci e solo sui mutageni, che si dia grande importanza al singolo individuo. E ciò è possibile per le condizioni climatiche favorevoli e la grande quantità di mano-dopera.

ODS : Diciamo che la percentuale di mutazione naturale è di dieci alla sei e lavorando su tanti individui capita quello che ha un particolare nel fenotipo che si cerca di fissare ibridandolo con i suoi più vicini. Avendo l'acqua alla giusta temperatura e grandi spazi gli allevatori orientali a volte possono giocare su pochi individui per tirare su la selezione che giudicano interessante.

Flavio Gagliardi (FG) : Che sappiate vengono adottate alcune tecniche innovative per ottenere un animale mutato che presenti poi alcune caratteristiche?

ODS : Noi questo non lo sappiamo perché nessun allevatore rivela i propri metodi, ma penso che si lavori soprattutto

sui grandi numeri, a volte i caratteri richiesti si perdono, altre volte la selezione riesce.

AS : E' un po' quello che è accaduto negli ultimi 500 anni per il pesce rosso, reincroci di animali che presentavano caratteristiche interessanti per l'uomo ed il mercato. Esistono anche tecniche di ingegneria genetica e biologia molecolare che permettono di andare a toccare determinati siti di DNA, ma sono recenti e gli esperimenti sono stati condotti solo su 2 o 3 specie di animali usati come modello, ma crediamo che un aumento di mutazioni in maniera casuale non possa portare alla creazione di nuove varietà, accelerando il tasso naturale di mutazione probabilmente non si avrebbero gli effetti desiderati.

ODS : Inoltre gli effetti mutageni potrebbero essere strutturali invece che del fenotipo e quindi non ne varrebbe la pena, inoltre l'allevamento orientale è piuttosto povero e non si basa sulla tecnologia.

GM : Quindi alcune mutazioni genetiche possono essere un vantaggio per l'ambiente acquario e per il mercato?

AS : Certo, come nel caso del Pigeon Blood, anche se nel Rio delle Amazzoni un gruppo di questi pesci non soprawiverebbe per più di qualche minuto, non essendo selezionato dalla natura. Inoltre senza bande e con quella livrea non hanno elementi di mimetismo e quindi non sono adatti alla vita in un ambiente naturale.

ODS : Tutto sommato, facendo della filosofia, si può dire che crea meno danni chi gioca con le varietà artificiale rispetto a chi pesca migliaia di esemplari per sceglierne 20.

FG : Ma questo antropomorfizzare l'animale giocando sulle linee sposta l'interesse dell'acquariofilo sul singolo animale più che sull'ambiente acquario.

ODS : Sì, ma bisogna stabilire se questo danno è minore o maggiore di quello provocato da uno sforzo di pesca che potrebbe compromettere irrimediabilmente degli esemplari selvatici.

GM : Però non esiste una soluzione, per chi vede nell'acquariofilia un'occasione di conoscenza questi pesci sono un po' un fallimento perché non mostrano più i comportamenti naturali.

AS : E' vero, anche se l'appassionato tedesco non cerca di capire perché l'Alenquer è rosso mattone rispetto all'ambiente, a lui interessa solo che sia rosso e quindi considera solo il fenotipo senza metterlo in relazione alle caratteristiche del biotopo. Invece solitamente gli appassionati di altre specie si chiedono quale sia il miglior tipo di sabbia per il fondo o come ricreare il miglior ambiente possibile per le specie da allevare, ricerca che nel caso dei Discus non si fa assolutamente. L'interesse per loro è esclusivamente estetico. Invece sarebbe interessante scoprire perché l'Alenquer rosso ha quella livrea rispetto ad un Heckel del Rio Negro, in relazione a quali caratteristiche del suo ambiente tutto questo perché è certo che la pressione selettiva è data dall'ambiente. Sarebbe anche interessante stabilire la reale distanza genetica per le varie popolazioni perché tradizionalmente si descrivono 3 sottospecie per il Discus, ma nessuno si è mai chiesto se ne hanno la dignità o se si tratta soltanto di popolazioni o di morfotipi, cioè variazioni senza isolamento genetica.

FG : Ma quali sono le conoscenze scientifiche realmente acquisite sui Discus?

AS : Pochissime, non esiste neanche uno studio sull'etologia trofica, sui con-

tenuti stomacali ed anche sulla biologia riproduttiva esistono interrogativi, non si sa se il muco cambi al momento dell'allevamento delle larve o se si tratti solo di iperproduzione. Insomma non si è fatto nulla sui Discus, tranne che cercare i colori più belli, sia in natura che sul pesce selezionato.

ODS : II monitoraggio dei fiumi tropicali è difficile, nessuno ha condotto uno studio correlato su dove vivono e come interagiscono branchi di Discus, se c'è un passaggio di geni da una parte all'altra. A tutt'oggi non si sa nulla. Che io sappia non esistono neanche studi sull'apparato gastrointestinale del Discus, eppure si danno consigli sull'alimentazione in base alle esperienze dei tassi di crescita degli allevatori. Si parla sempre e solo di esperienze personali.

FR : Mancano studi scientifici perché non ci sarebbe un ritorno economico evidente, chi pesca 3000 Discus ha più interesse a venderli che a perderli per scoprire il loro contenuto stomacale.

ODS : In definitiva questa mancanza di studi scientifici è la conferma che il Discus interessa esclusivamente per il fenotipo, sia che si parli di soggetti naturale che selezionati artificialmente.

GM : La perplessità rimane solo per quello che riguarda l'etologia del Discus, impossibile da scoprire nelle varietà selezionate che, come abbiamo già detto, spesso non presentano i comportamenti naturali.

AS : Abbiamo già detto che la varietologia non ha molto significato, ameno che le diverse varietà di una stessa specie non abbiano etologie diverse od una selezione che le ha portate in direzioni differenti. Del resto l'acquario è per definizione fatto per essere osservato dall'uomo, quale poi sia lo scopo dell'osservazione è un'altra questione. Voi che siete puristi dell'acquario che ne pensate?

GM : Per me la passione per l'acquario è il risultato di una grande attrazione che ho per ciò che è nell'acqua. Mi ha dato modo di imparare molte cose e di scoprire anche gli ambienti naturali più vicini a me, non solo quelli tropicali. Certo io rimango perplesso quando incontro acquariofili che si interessano solo al Discus od al Tanganica, per me l'acquario è stato l'occasione per scoprire ogni pozza d'acqua possibile, anche vicino a casa.

AS : E' vero, è proprio questo che intendevo quando dicevo che bisogna riscoprire il Discus, fare la selezione sul Blue Diamond o sui selvatici concettualmente è la stessa cosa, un altro conto è osservare in acquario la sua etologia così complessa.

GM : Per esempio prima, guardando le vostre vasche, mi è venuta voglia di allestire una vasca molto grande per una branco di Discus, non solo per una coppia, perché sarebbe bello vederne 40 comportarsi in modo più possibile vicino a quello naturale. Eppure mi sembra impossibile che tra tanti appassionati di Discus nessuno ci abbia mai pensato. A volte c'è proprio la mancanza di una curiosità naturalistica.

Daniela Rizzo (DR) : Ma io penso che qualunque sia l'animale che si abbia bisogna interessarsi di come tenerlo al meglio, cosa darli da mangiare, da che ambiente o da che acqua proviene e come poterlo ricreare, questo vale per i pesci, i cani, le rane, per tutto. Mi sembra che selvatici o non la domanda basilare che tutti si dovrebbero fare è di che cosa ha bisogno questo animale? E purtroppo spesso l'appassionato di Discus questa domanda non se la pone, contrariamente ad appassionati di altri settori.

AS : E' quello che accade anche per i mangimi, in commercio esistono molti mangimi per Discus, ma non sappiamo quali studi ci siano dietro, spesso è proprio l'appassionato che non se ne preoccupa. Sarebbe anche abbastanza facile compiere alcuni studi istologici sull'apparato digerente, si potrebbero avere già indicazioni sul tipo di intestino, su quanto del tratto assorbe.

DR : Io so che all'INPA, Istituto Nazionale per l'Amazzonia hanno fatto uno studio, anche se su una minima campionatura, dei contenuti stomacali trovando fiori, frammenti di foglie e frutti, persino semi.

ODS : Sì, inoltre in 1 animale su 10 sono stati trovati anche insetti. Il problema è che nessuno è disposto a finanziare una ricerca seria, nonostante attorno al Discus ruotino grandi interessi. E sapere cosa mangiano in natura non è un problema secondario. Nel sud-est asiatico hanno fatto selezione, ma non certo sull'apparato gastrointestinale, per cui sotto questo aspetto i soggetti selezionati sono identici a quelli naturali e quindi mangerebbero le stesse cose che i Discus trovano nei loro biotopi.

GM : Ma forse questi studi non interessano neanche ai produttori di mangime, perché l'incremento delle vendite non sarebbe poi così alto da giustificare i costi di una ricerca.

FR: Ma questo succede perché in mancanza di letteratura gli appasssionati non possono distinguere un mangime valido da uno scadente.

ODS : II mio era un discorso generale, gli articoli sulle riviste potrebbero essere di livello un po' più alto, abbandonando la voglia di collezionismo che caratterizza spesso i discussofili.

GM : Allora è un problema culturale?! Se chi ha i Discus si occupasse di più delle sua etologia e biologia sarebbe più autonomo nelle proprie scelte e non accetterebbe anche certi comportamenti poco corretti che non giovano a nessuno.

AS : Secondo me è il punto di vista che rende lecite le cose. Si può avere un bellissimo Discus rosso per seguirne l'etologia, così come un Tropbeus moori, il concetto che l'occhio vuole la sua parte credo che sia ammissibile.

DR : Del resto anche tra gli appassionati di altri Ciclidi vale lo stesso discorso, quasi tutti preferiscono allevare i pesci più belli.

AS : Certo, basta che la rincorsa della livrea più bella non sia fine a se stessa, allora si perde il significato dell'acquariofilia come ci piacerebbe intenderla. Per quanto riguarda il problema dell'ecologia trofica bisogna aggiungere che nei paesi tropicali il concetto di nicchia è portato all'esasperazione. E' lì che si concentra la maggiore biodiversità conosciuta, questo perché il motore di tutto è l'energia solare che è al massimo fra i tropici. La nicchia è definita come uno spazio multiparametrico, in cui c'è lo spazio fisico, l'interazione con le altre specie e l'ecologia trofica. Quando le nicchie sono complicate anche le interazioni alimentari possono essere molto complicate e quindi ci sono specie che sfruttano una sola risorsa alimentare. Ecco perché parlando di pesci tropicali è impossibile generalizzare, nello stesso habitat si può trovare un pesce che mangia soltanto le larve di un ditterò ed uno che si nutre esclusivamente delle larve di un altro.

ODS : Ci possono essere addirittura popolazioni che hanno un'ecologia trofica diversa, popolazioni della stessa specie che comunque si stanno speciando (vedi H. minckleyi AIC seciale 2 '96) per cui ad un certo punto vanno più su un alimento rispetto ad un altro e quindi si separano. Queste interazioni sono molto complicare nei tropici e quindi fare studi sull'ecologia trofica non è semplice..

GM : Perché non si parla più Discus marroni, che secondo me sono bellissimi?

AS : In realtà se ne parla, ma con altri nomi. Il Discus marrone aveva una denominazione commerciale che lo svantaggiava, adesso si trovano marroni in cui in teoria si fa un po' più di attenzione alle provenienze, l'Alenquer red è un Discus marrone.

GM : Sono più robusti come pesci?

AS : No, non è vero. Un altro marrone è il Discus Santarem, ultimamente c'è stata una riscoperta, grazie soprattutto ai tedeschi dei marroni.

ODS : E' chiaro che la classificazione dei Discus, alla luce degli ultimi fatti, appare superata, per cui adesso si chiama marrone un'entità che appartiene a bracci di fiumi diversi, a popolazioni differenti. E' talmente complessa la cosa che dividere i Discus in 3 specie con le varietà è sicuramente superato e poco attuale.

AS : Nel caso delle specie di interesse alimentare la distanza genetica fra specie si vede compiendo studi con l'elettroforesi.

FG : Sì, ma nel caso dei Discus e di molti altri animali è il concetto stesso di specie che non è univocamente definito, è molto complesso e l'approccio non è quello morfologico. Per la definizione di una specie servono molte tecniche come l'elettroforesi condotta sul DNA, sulle proteine, la considerazione di strutture morfologiche e anatomiche ed anche a

tipi di analisi etologica del comportamento. Sui Discus non esiste assolutamente questo insieme di dati e quindi parlare di specie e varietà è assolutamente teorico.

GM : Cosa possiamo aggiungere di puramente tecnico sul Discus?

AS : Che non è un pesce delicatissimo, soprattutto da adulto, ma lo è la sua crescita. Molto spesso si trovano sul mercato soggetti malcresciuti nelle prime fasi di sviluppo, quindi vecchi, che non cresceranno mai. E di solito si riconoscono dal rapporto tra la grandezza dell'occhio e quella del corpo. Spesso sono anche più colorati rispetto ad un giovane di buona qualità per cui l'appassionato sprovveduto lo compra attirato dai colori. Però quello è un Discus che non ha futuro, non crescerà mai, infatti la qualità dell'allevamento delle prime settimane di vita è estremamente importante, molto più che in altri Ciclidi.

GM : Per gli avannotti usate delle artemie che hanno delle caratteristiche particolari?

AS : Noi usiamo della artemie di buona qualità, né particolarmente grandi, né particolarmente ricche di acidi grassi polinsaturi, che sono gli elementi che caratterizzano la loro qualità. Comunque la fase di crescita delicata dei Discus è tra uno e quattro mesi di età, in questo periodo devono mangiare molto e bene. Comunque in ogni riproduzione ci sono le teste, cioè gli esemplari migliori, e le code, i peggiori. Molto spesso il mercato italiano assorbe soprattutto le code, essendo abituato a comprare acriticamente dall'estero. Per avere soddisfazioni con i Discus bisogna comprare animali di buona qualità e giovani, se no poi si comincia a dare la colpa alla qualità dell'acqua od ad altri fattori.

GM : Come vi regolate per l'acqua, la temperatura ed il resto?

AS :Gli esemplari nati in cattività si adattano abbastanza bene anche ad acque medie. Teniamo i riproduttori intorno ai 28 C, ma le vasche di crescita hanno una T di 26 C, per non accelerare moltissimo il metabolismo degli animali.

GM : Usate anche un pastone per alimentarli?

AS : Sì, una preparazione che contiene anche mangimi granulari, una gran parte di vegetale, cuore e fegato di bue, banane ed un'integrazione di sali e di vitamine. La parte vegetale si aggira sul 50% del totale.

ODS : Vorrei ricordare a tutti i futuri compratori di Discus di fare attenzione, un pesce di 5 cm non può essere colorato e non deve avere l'occhio grande, evitiamo i soggetti malcresciuti che non daranno mai buoni risultati.

AS : Sì cominciano a colorarsi sulla testa e sulle pinne a 4 mesi d'età e a 7 cm di lunghezza.

GM : Qual è la conducibilità dell'acqua del vostro impianto?

AS : 160/170 microSiemens, così sono le nostre falde acquifere, ma sappiamo di successi in allevamento anche in acque medie e medie dure.

GM : Ma cambia la percentuale di schiusa?

AS : Si dice che cambi, si dice che la conducibilità ottimale per la schiusa sia 120 microSiemens, noi abbiamo schiuse di 400 larve su 410 uova, ma anche pessime schiuse, sono altri i fattori che influenzano questa percentuale, esistono coppie con una grande feeling che hanno un comportamento riproduttivo perfetto, soprattutto nei pesci vicini al selvatico, mentre i pesci di nuova selezione hanno un'etologia riproduttiva meno forte, come i Pigeon Blood ed i Blue Diamond. Spesso anche le loro larve sono meno vitali. In generale uova più grandi danno larve più forti con una maggiore fitness. Ci sono capitati anche dei Pigeon Blood molto grandi che hanno prodotto uova molto piccole, con poco tuorlo che producono larve piccole e più deboli. Nel pool di larve deboli sono molte le code di riproduzione.

GM : Voi cercate di svezzarli da subito con naupli di artemia?

AS : Per quanto riguarda le varietà che allevano lasciamo i piccoli 15 giorni con i genitori, sostenendoli con una dieta molto ricca perché per loro l'allevamento è una grande fatica. Iniziarne a dare artemia già il secondo giorno, sia in svezzamento naturale che artificiale. Dipende molto dalla larva. Diamo comunque sempre alimento vivo sia ai genitori che ai piccoli, abbiamo Dafnie che cresciamo su una coltura di fitoplancton, inoltre rimangono vive in vasca per molto tempo. Ai piccoli di 2 mesi diamo da mangiare 4 o 5 volte la giorno, in più hanno le dafnie in vasca e questo porta enormi vantaggi all'allevamento.

ODS : Anche in studi comparati in acquacoltura emerge che il cibo vivo per lo svezzamento artificiale riduce il tasso di mortalità migliorando i tassi di crescita.

GM : Alcuni allevatori sostengono che allevare i piccoli in acqua dura li aiuta a fissare il calcio.

AS : In realtà se in un ambiente povero di sali minerali si ha una dieta povera di sali minerali può esserci qualche problema. E' noto che nella fissazione del calcio è molto importante la vitamina D3, noi allevando i Discus in acque tenere anche negli stadi successivi, arricchiamo la loro dieta con sali, lattato di calcio fo-

sfato di sodio e vitamina D3 e non abbiamo problemi.

ODS : Sempre parlando del cambiamento della durezza dei valori chimico-fisici per l'allevamento dei piccoli basta riferirsi all'ambiente naturale per capire che non ha grandi ragioni di essere, infatti le caratteristiche chimico-fisiche dell'acqua nei paesi tropicali non variano. Ecco perché io non vedo la necessità di cambiare acqua, se è una necessità dovuta al fatto che l'acqua demineralizzata ha alti costi lo capisco, ma non ci sono altre ragioni.

AS : Anzi i pesci potrebbero fare una maggiore fatica osmotica per mantenere la corretta concentrazione di sali nel plasma impiegando più energia a discapito del sistema immunitario e della crescita (i pesci compensano continuamente il flusso di acqua che, per osmosi, a causa della differente concentrazione tra acqua e corpo, attraversa la pelle in un senso o nell'altro, con maggiore o minore portata N.d.R). In relatà non ci sono elementi scientifici in questo senso, in più non basta un parametro, ad es. la concentrazione di nitrati, ne servono molti. Noi lavoriamo con 10 mg/1 di nitrati in vasca, secondo la mia esperienza di acquariofilo di vecchia data i pesci crescono meglio in acqua pulita.

GM : Voi fate cambi d'acqua?

AS : Noi cambiano tra il 10% ed il 20% al giorno, ma abbiamo una buona risorsa d'acqua. Consigliamo comunque di non arrivare ad una concentrazione di 407 50 mg litro.

GM : Avete notato una stagionalità nelle riproduzioni?

AS : No, anche se ogni coppia ha delle pause riproduttive fisiologiche. Comunque non si sa se in natura ci siano delle stagioni preferenziali.

A questo punto è calata la notte, ringraziamo Andrea, Oscar, Filippo e con gli occhi pieni di Discus e Scalari belli, sani ed attivi, ce ne torniamo a casa. Spero che questa chiacchierata in amicizia, da cui emergono spunti di riflessione molto seri, possa aiutare neofiti e non del Discus a capire cosa si dovrebbe fare per farli stare VERAMENTE bene.

 Torna indietro