testo e foto di Antoine Seval


Dopo lunghi preparativi, vaccinazioni, attese per la patente internazionale ed altre incombenze Uwe Werner, Barbara ed Uwe Zucker ed io siamo finalmente partiti per la Rondonia, lo stato meno popolato del Brasile al confine con la Bolivia. Atterriamo a Porto Velho, una città nata all’inizio del secolo durante il boom del caucciù. La popolazione è composta per la maggioranza dai discendenti dei seringueros, gli uomini che raccoglievano la gomma e dei cercatori d’oro che non hanno fatto fortuna. Siamo qui e per tre settimane viaggeremo lungo il Rio Madeira, un gigante lungo 3200 km che durante la stagione delle piogge travolge ogni cosa al suo passaggio. Dall'aeroporto andiamo direttamente a noleggiare un Volkswagen combi che sarà il nostro mezzo di trasporto nei prossimi giorni. L’indomani la nostra avventura comincia, dopo aver attraversato il Rio Madeira con una chiatta ci dirigiamo verso Humaita, dopo qualche chilometro ci fermiamo lungo un piccolo ruscello dove vediamo una coppia di Apistogramma non ben identificati con la prole. Ancora un po’ più lontano stendiamo una grande rete in una pozza d’acqua fangosa, è qui che di solito si trovano più pesci, e tiriamo in secco Aequidens sp., Crenicichla del gruppo Saxatilis, moltissimi Hoplias malabaricus, il pesce cane che, per non smentire il suo nome, morde Uwe ad una mano, mano male che è solo un piccolo esemplare. Le Crenicichla e gli Aequidens sono conservati nell’alcol per essere spediti insieme ad altri pesci che cattureremo a Sven O. Kullander per un’identificazione certa. Lasciando questa zona cominciamo a trovare strade e piste sempre più disastrate. Il prossimo biotopo è un fiumiciattolo di acqua chiara con piante acquatiche sommerse ed alberi crollati. Muniti di maschera catturiamo con i retini Crenicichla regani ed Apistogramma species, ma vediamo anche Crenicichla marmorata, Satanoperca sp., alcuni Loricaridi e dei grossi Leporinus. Al calare della notte arriviamo a Humaita, un’antica stazione di garimpeiros, dopo aver dormito in un piccolo hotel facciamo provviste: pane, acqua minerale e banane. La nostra prossima destinazione è Apui una cittadina a 450 chilometri di pista da Humaita. Sulla chiatta che attraversa il Madeira conosciamo Eliane un’insegnante itinerante che lavora per il FUNAI (un’organizzazione che tutela gli Indios) che ci mostra alcuni delfini che risalgono il fiume. Verrà con noi fino ad un villaggio indio che dista ancora 120 chilometri. Lungo la pista guardiamo i ponti che segnalano i fiumi, il primo è già in vista, si tratta del Rio Traira un magnifico fiume dall’acqua cristallina con una moltitudine di piante acquatiche. Noi stiamo ancora scendendo dal furgone ma Uwe è già in acqua e ci strilla i nomi dei tanti pesci che vede: Biotodoma cupido, Satanoperca sp., Aequidens sp., un Mesonauta sconosciuto, varie Crenicichla, Dicrossus sp., oltre a Methynnis, Catoprion mento, Boulangerella, Acestrorhynchus e molti Caracidi. Misuriamo il pH: 4.5, la durezza è 0, la T dell’acqua 28°C, quella dell’aria 35°C. I piccoli Caracidi muoiono di stress dopo pochi minuti e così ci limitiamo a fotografarli rapidamente, comunque rilasciamo anche tutti gli altri pesci perché ripasseremo di qui tra qualche giorno. Il cielo è pieno di splendide farfalle che non ci abbandoneranno mai per tutto il viaggio insieme con le meno piacevoli zanzare. Più avanti peschiamo nel Rio Maici Mirim, un fiume dalla forte corrente. Per attraversarlo dobbiamo prendere una chiatta tirata a mano perché del ponte rimane solo qualche brandello pericolante, il resto è stato spazzato via dalla piena durante la stagione delle piogge. Davanti al ponte che passa sopra al Rio Dos Marmelos il nostro combi si rifiuta di proseguire, il cavo della batteria si è tranciato in più punti. Uwe e Barbara ripartono verso Humaita per cercare aiuto, li aspettano 123 chilometri di pista sfondata dentro il cassone di un camion che fortunatamente stava passando sulla nostra stessa strada, non li rivedremo che il pomeriggio dopo. Werner ed io rimaniamo a controllare il furgone, a poco a poco vediamo degli Indio che ci controllano a distanza, prima i bambini e poi gli adulti cominciano ad avvicinarsi e la loro natura ospitale riprende il sopravvento. Poi è la volta della visita del capo del villaggio che ci spiega che la caccia e la pesca sono riservate agli Indio, proibite per gli stranieri. Dopo le mie spiegazioni se ne va rassicurato. Il suo villaggio conta 300 abitanti , ma almeno 100 sono colpiti dalla malaria, in più qualche settimana prima del nostro arrivo c’erano stati degli scontri con i cercatori d’oro che avevano ferito alcuni Indio e questo è il motivo per cui ci avevano accolto con tanta diffidenza. Eliane intanto sparisce nel villaggio per continuare la sua opera. Werner ed io andiamo a curiosare nel fiume sempre accompagnati da qualche bambino che ride sentendoci parlare in tedesco. Al largo nuotano grandi Cichla, vicino ad un ponte crollato vediamo delle Crenicichla marmorata, Satanoperca, dei Geophagus, grandi Sorubim, Leporinus ed altri Caracidi. La notte cala rapidamente, ma rimaniamo seduti a parlare con gli Indios. Sarà una notte indimenticabile, nel profondo della foresta, illuminata dalla luna, seduti a raccontare il nostro viaggio, c’è voluto un guasto per avvicinare persone così diverse da noi. Alle 6 di mattina del giorno dopo l’acqua è già calda, almeno 28°C, e la toilette nel fiume è piacevole. Passiamo il tempo nel fiume ad osservare i pesci fino a quando tornano Barbara ed Uwe con un meccanico che, caso raro in Brasile, in sole due ore ci aggiusta il furgone e ci rimette in grado di partire verso la fazenda Eduardo dove ci aspetta una buona cena, bevande fresche e purtroppo una miriade di zanzare che non ci faranno dormire. Il giorno dopo siamo di nuovo in marcia verso Apui che dista 300 chilometri. I fiumi si susseguono e la lista delle specie catturate si allunga: diverse Crenicichla, Geophagus, Satanoperca, Mesonauta, Apistogramma, Aequidens, Cichla, Dicrossus, senza contare i Loricaridi, Callictidi, Caracidi e Gymnotidi. Le farfalle sono sempre più numerose e stupendamente colorate, incontriamo anche scimmie, tartarughe, serpenti e grandi uccelli pescatori. Nell’acqua, a meno di un metro da noi, passa tranquillamente un serpente corallo, tra i più velenosi, e malgrado la temperatura alta sento un brivido lungo la schiena. Vicino alla fazenda Boom Successo, in un ruscelletto troviamo dei grandi Satanoperca lilith che fotografiamo per ricordo. Nel Rio Aripuana, un bellissimo fiume in cui si alternano spiagge sabbiose e zone rocciose siamo attaccati da migliaia di mosche carnivore che ad ogni morso strappano un lembo di pelle ed una goccia di sangue si forma all’interno del morso. In pochi minuti siamo letteralmente ricoperti di crosticine che dureranno parecchi giorni, malgrado il caldo ci vestiamo per proteggerci. Rimaniamo pochissimo su questo fiume perché ogni volta che usciamo dall’acqua veniamo aggrediti dalle mosche che ci costringono a scappare. Arriviamo finalmente ad Apui ed alla civiltà, o quasi. L’hotel Bahia sembra abbandonato da decenni, ma è l’unico, c’è persino una doccia! Dopo una giornata di pesca, una buona notte di riposo ed un’abbondante colazione ripartiamo in direzione del Rio Juma, le rapide e le cascate Faredao non distano che 25 chilometri. Qui scopriamo un posto incantevole, incorniciato dalla vegetazione lussureggiante il Rio Juma, con le sue rapide e le cascate, è di una bellezza incredibile, difficile da descrivere a parole. La temperatura dell’acqua si avvicina ai 28°C, il pH è 5.5, la durezza 0, la visibilità è di parecchi metri, appena disturbata dalle bolle d’acqua che vengono dalla cascata. Mi immergo tra le grandi rocce e lo spettacolo continua, delle Crenicichla nane che non conosco portano a spasso i loro piccoli proprio vicino a dei gorghi che si rompono in un gran bollore. Hanno il corpo color malva, le pinne sono arancioni e sotto gli occhi è presente una barra verde. Ne catturiamo qualche esemplare adulto per fotografare, mentre qualche piccolo tornerà in Francia con noi. Vediamo anche Crenicichla acutirostris, C. johanna ed alcuni Aequidens che fanno pascolare i propri piccoli. Ci sono anche Loricaridi di specie diverse, Apistogramma, Satanoperca, Geophagus, Leporinus, senza dimenticare i Piranha che non nuotano mai molto lontano. Durante questo viaggio ne abbiamo visti a centinaia, ma non abbiamo mai avuto problemi. Il Rio Juma ha un’ittiofauna molto importante e variegata, ma anche fuori dall’acqua lo spettacolo è impressionante e lasciamo questo paradiso con molto rimpianto e con la speranza di poterci tornare. La cachoeira (sistema di cascate e rapide) seguente non porta nulla di nuovo ed è tempo di rientrare e fare le provviste per il ritorno. All’alba del mattino dopo carichiamo tutto e partiamo verso Humaita con nuova tappa a la fazenda Eduardo. In un fiumiciattolo un serpente di almeno 2,50 metri di lunghezza risale la corrente senza degnarci di uno sguardo. Più in là incontriamo un biotopo da sogno per immergersi, acqua cristallina e migliaia di piante acquatiche, un acquario olandese con pesci a profusione. Catturiamo dei Dicrossus molto colorati, dei Piranha e vediamo di nuovo un serpente corallo. Arriviamo di notte alla fazenda e partecipiamo ad una festa uguale a quella dell’andata con cibo e birra, ma quando andiamo a dormire sono le zanzare a festeggiare. Ripartiamo il giorno dopo per Humaita, ma facciamo tappa in un villaggio indio perché il combi ha di nuovo dei problemi causati dalla cattiva qualità della benzina, purtroppo il capo è assente ed il suo sostituto ci proibisce di scattare foto o filmare con delusione nostra e degli abitanti. Passiamo il pomeriggio sul Rio Maici Grande pescando e chiacchierando con i traghettatori. L’acqua è color tè chiaro e la visibiltà raggiunge parecchi metri. Peschiamo Crenicichla sp., C. marmorata, C. acutirostris, C. regani, Satanoperca lilith, S. cf leucosticta, Cichla temensis, Apistogramma sp., Aequidens sp., Dicrossus cf maculatus, Hypselecara temporalis, Biotodoma cf cupido, Geophagus sp., Piranhas, Boulangerella sp., Strongylura e centinaia di piccoli Caracidi. E’ piacevole rimanere in acqua ad osservare i pesci quando fuori ci sono almeno 40°C. Dobbiamo ripartire in fretta perché l’ultima chiatta attraversa il Madeira alle sette di sera. Sono quasi due settimane che siamo in Brasile ed il tempo sembra essere volato, bisogna dire che le nostre giornate sono piene ed anche le sere perché per fare tutti i cambi d’acqua e nutrire i pesci impieghiamo molto tempo. Abbiamo già tutti perduto qualche chilo superfluo, malgrado ci nutriamo bene, perché la temperatura non scende mai sotto i 35°C, con punte di oltre 40°. Prendiamo la strada transamazzonica, o ciò che ne resta, per andare a Labrea a 200 chilometri ad ovest di Humaita, ci vorrà un giorno di viaggio. La pista è completamente sfondata, spesso non c’è proprio più, al suo posto enormi buche dove a volte rimaniamo insabbiati. I ponti non sono in condizioni migliori, costruiti con tronchi legati con cavi, spesso sono marciti e passare non è facile. Per buona parte della mattinata non abbiamo percorso che 50 chilometri, nessuno era passato di qui da mesi e la pista va peggiorando, in più io sono malato, ma non ho neanche tempo di pensare ai miei disturbi. Rinunciamo a passare e torniamo sul Rio Pxuna che attraversiamo con una chiatta. Qui con grandi reti catturiamo numerosi Ciclidi tra cui Biotodoma cupido molto colorati, l’uomo della chiatta ci mostra Symphysodon aequifasciatus e degli Apistogramma. In lontananza tuona un acquazzone tropicale ed a qualche chilometro da Humaita il cielo ci cade sulla testa. Il diluvio in pochi minuti trasforma tutto in un mare di fango e rientriamo all’hotel pieni dopo molte peripezie. Per diversi giorni, facendo base ad Humaita, partiremo verso direzioni diverse, i pesci rimarranno in albergo dove abbiamo pompe ad aria per alimentare i contenitori in cui sono mantenuti. Le Crenicichla sono divise singolarmente in bottiglie di acqua minerale che serviranno per il ritorno. Riprendiamo la transamazzonica, ma questa volta in direzione Manaus, in uno “stagno” di una cinquantina di metri peschiamo Aequidens tetramerus, Myleus e dei graziosi Catoprion mento che portiamo con noi. Dopo aver esplorato tutti i fiumi all’intorno partiamo verso la frontiera con la Bolivia ed arriviamo a Abuna città di frontiera che si limita a qualche baracca di assi di legno con i tetti di foglie di palma, un albergo ed un supermercato. Lungo la strada vediamo i resti della ferrovia con una locomotiva in rovina, all’inizio del secolo più di diecimila persone sono morte durante i lavori di costruzione a causa della febbre gialla, i serpenti velenosi e gli Indios. Andiamo all’albergo dove sistemiamo i pesci e ci concediamo il lusso di una doccia fredda. La tappa seguente è la cachoeira Teotonio sul Rio Madeira e dopo la cachoeira Fortaleza sul Rio Abuna, il rumore è infernale e le rapide sono enormi, sull’ altra sponda vediamo la Bolivia dove le spiagge di sabbia bianca si alternano a quelle verdeggianti di foresta tropicale. Noleggiamo una barca e attraversiamo le rapide, è impressionante, le guardie di frontiera si riparano all’ombra e non si occupano di noi. Sbarchiamo tutto il materiale e la pesca comincia, ci sono pochi Ciclidi, ma tanti Candiru, pesci parassiti che causano delle infezioni mortali e che sono temuti dagli Indio più dei Piranhas o degli jacarè. In barca scendiamo lungo il fiume e prendiamo un piccolo affluente dall’acqua rossa come il vino, la visibilità è ridotta perché gli alberi formano un tetto sopra le nostre teste. Con maschere, boccaglio e retini catturiamo facilmente delle Crenicichla cf regani, ce ne sono a centinaia come di Apistogramma, Corydoras e miriadi di Caracidi, non avevo mai visto una tale concentrazione di pesci. Il pH è 4.5, la durezza 0, la temperatura di 26°C. Ancora più lontano risaliamo il Rio Sao Sebastian, pH 5.5, durezza tra 2 e 3, temperatura 28°C, l’acqua è torbida e la visibilità ridotta a meno di un metro. Pochi Ciclidi ma molti Loricaridi ed altri pesci gatti. L’indomani ripartiamo verso Porto Velho, durante il cammino peschiamo nel Rio Jaici Parana delle Crenicichla marmorata e vediamo dei delfini lunghi almeno un metro e mezzo. Nel Rio Caracol, un fiume cristallino con spiagge bianche di sabbia fine e numerosi alberi nell’acqua una coppia di Crenicichla johanna lunga almeno 20 centimetri porta a spasso il branco dei piccoli. Davanti ai nostri occhi passano velocemente anche numerosi Loricaridi, C. marmorata, C. cf regani, Biotodoma cupido, Satanoperca cf jurupari, S. cf leucosticta, Cichla sp e Geophagus proximus. Nel pomeriggio oltrepassiamo Porto Velho e d arriviamo a Itapua Do Oeste per la notte. La tappa seguente è Ariquemes dove lasciamo i bagagli per due giorni. Da là raggiungiamo Alto Paraiso ed il Rio Nathanael con le sue cascate e le spiagge sabbiose dove catturiamo, oltre alle solite specie, una Potamotrygon, una razza d’acqua dolce che bisogna trattare con cautela perché la spina che ha sulla coda può infliggere ferite profonde e dolorose. L’Esquerdo è un piccolo fiume color del tè con il fondo coperto di ghiaia rossa ed una violenta corrente dove catturiamo delle Peckoltia arancioni, Ancistrus e Corydoras, e grossi pesci coltello. L’indomani ci spostiamo in direzione sud verso il Rio Jarù dove l’acqua è torbida con un metro di visibilità, però la pesca è abbondante: Acestrorhynchus, Boulangerella e Satanoperca sp bellissime di cui catturiamo diverse femmine in incubazione, ovviamente recuperiamo qualche avannotto da portare con noi. Fino ad oggi la lista dei pesci catturati è impressionante, di conseguenza i cambi d’acqua prendono sempre più tempo e diventano una corvée. Ad Ariquemes momenti di relax con il solito menu, ma con serata musicale brasiliana. Ancora una giornata di viaggio per arrivare al Rio Maçangana, dobbiamo attraversare una regione popolata da garimpéros e potrebbero esserci dei rischi. facciamo uno stop proprio al loro campo e beviamo qualche birra con il proprietario del bar che gira armato e sembra uscito da un film sui pirati. Riprendiamo la pista ed arriviamo al fiume, ci sono delle cascatelle e qualche “stagno” dove peschiamo. L’acqua è trasparente, ci sono piante dappertutto, il fondo è composto da sabbia e ghiaia finissime molto chiare. Troviamo solo pochi Ciclidi, qualche Crenicichla poco colorata, Apistogramma, ma tante Peckoltia, Rineloricaria, Cochliodon, Ancistrus e dei graziosi Corydoras similis che portiamo con noi. Il giorno dopo andiamo a Represa Do Samul un lago artificiale molto importante. La temperatura dell’acqua è 30°C e la visibilità di parecchi metri, non vediamo quasi pesci a parte qualche rara Crenicichla del gruppo Saxatilis, Satanoperca e Cichla. Ripartiamo in direzione Ariquemes verso il Rio Candeia ci fermiamo sul Rio Preto, un fiume con rapide e cascatelle molto pericolose. Ma anche una grande spiaggia bianca, acqua trasparente e molti pesci. Un pescatore ci mostra grossi Leporinus, Pacu e Myleus, noi catturiamo Crenicichla regani e Biotodoma cf cupido che nuotano attualmente nelle mie vasche, Satanoperca, Apistogramma e Geophagus proximus. Abbiamo anche cercato di catturare un serpente corallo per fotografarlo ma, fortunatamente, non ci siamo riusciti. L’ultimo giorno del nostri viaggio andiamo alla Cachoeira Toetonio per noleggiare una barca e visitare gli affluenti del Rio Madeira, ma non abbiamo trovato nulla d’interessante. Il giorno dopo sveglia alle 4 di mattina, bisogna imballare i pesci per ritorno. Abbiamo 20 kg di peso in eccedenza, ma all'aeroporto nessuno ci domanderà che cosa sia. Nonostante il lungo viaggio quasi tutti i pesci arriveranno a casa in buono stato. Lo stato della Rondonia è una magnifica regione, con posti che tolgono il respiro per la loro bellezza, malgrado la deforestazione cominci a far sentire i suoi effetti. La sorte degli Indios è legata alla sopravvivenza della foresta e queste popolazioni rischiano di scomparire con il degrado del loro ambiente.

 

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