Testo di F. Zezza

Ciclidi, Ciclidi, e ancora Ciclidi, ovunque Ciclidi, sempre e comunque Ciclidi. Che vengano dalla Rift Valley, dai grandi fiumi africani che sfociano in Atlantico, dall'America Centro Meridionale, siano essi gli turbolenti Mbuna, i massicci "Cichlasoma", i timidi Apistogramma o, anche, i sussiegosi Discus sono, sempre, la stessa "minestra". Propongo, quindi, una diversa ottica di osservazione delle vasche dove alloggiano i nostri beniamini; focalizzando la mia attenzione verso quelli che ho definito i "Compagni di viaggio". Parlo, per farla in breve, di quei pesci (e non solo!) che popolano le nostre vasche e non sono ascrivibili alla famiglia Cichlidae. Il condominio di questi "signori" con i nostri amatissimi Ciclidi comincia per le ragioni più varie: Perchè piacciono (motivazione che è, in fondo, la più logica); perchè "servono" (i Loricaridi, scelti, anche, per la loro funzione di "mangia alghe"), perchè "movimentano" la vasca (i Caracidi, sovente, introdotti nella vasche di Ciclidi Sudamericani di media e piccola taglia, Discus inclusi, anche se questo fa "arricciare" il naso ai puristi), alcuni, infine, finiscono in vasca per curiosità (in una delle mie vasche; i gasteropodi del genere Ampullaria), o addirittura per caso (succede anche questo!).


Geophagus surinamensis

Geophagus surinamensis

Rineloricria sp.

Per caso finì in una piccola vasca "di comunità",molti anni fa, un Plecostomus punctatus (nome di allora) di circa 5/6 cm, scelto con l’umile, ma fondamentale, compito di tenere (o almeno aiutare!) sotto controllo lo sviluppo eccessivo di alghe. All'acquisto, il venditore (un amico, poi mancato in seguito ad un incidente di immersione) rispose alla canonica domanda "Cresce?" con un salamonico "Un po'!" Era l'anno 1985; oggi quel "pesciolino bruno" che doveva crescere "un po'" è arrivato a quasi 40 cm con una serie di conseguenze che enucleo a caso, ed in ordine sparso: Necessitò di successivi allestimenti di vasche, progressivamente più grandi (diciamo la verità, però: non è mai un "sacrificio"!), necessità di impianti filtranti surdimensionati (anche se la cosa, ovviamente, non fa mai male ad una vasca!), cambi d'acqua massicci e frequenti e via compitando. Interessante è stato, nel tempo, osservare le sue interazioni nei confronti dei Ciclidi presenti in vasca: Gli Mbuna (Labidochromis caeruleus, Haplochromis burtoni, Labeotropheus fuelleborni, per fare qualche nome) non si sono mai lasciati intimorire più di tanto, anche in caso di convivenza "molto intima" conducendo una vita normale, dando libero sfogo al loro "sano" territorialismo, sfoggiando colori vivaci, riproducendosi con "continuità" (talvolta anche troppa!). Più complesso è stato il rapporto con i Ciclidi del Tanganica: depositori "su substrato" (Neolamprologus brichardi), conchigliofili (Nl. brevis; Nl. multifasciatus) ed incubatori orali (Ophtalmotilapia ventralis) hanno "condiviso" con loro la stessa vasca, senza particolari stress, ma, per vederli riprodurre, con continuità, e senza "patemi d'animo" è stato necessario allontanare il colosso (ed il suo compare Glypteroplichthys multiradiatus, arrivato anni dopo ma , cresciuto fino a dimensioni similari). Le Herotilapia multispinosa, la cui travagliata riproduzione - infine coronata da successo - è già "ascesa" agli onori della pubblicazione sul bollettino AIC; hanno combattuto fieramente contro i due colossi per "ritagliarsi un angoletto" ma, ancora, hanno deposto solo dopo l'allontanamento dei due "energumeni" che, attualmente, vivono (vasca da 300 lt.) con quattro giovani Gymnogeophagus rhabdotus (vanno verso il 2ø anno di vita, circa 20 cm) che bighellonano nella vasca, senza nemmeno tentare di pensare ad una riproduzione, non saprei dire se, anche, per colpa loro!

Labeo bicolor, dal canto suo, ad onta della taglia modesta (il mio "pesciolino" è arrivato al massimo a 10 cm!) non sopportava la presenza di conspecifici in vasca (sfoggiando, in una vasca da 200 litri, un "animus pugnandi" in grado di far impallidire il più caratteriale degli M'buna) e quando nei "passaggi obbligati" o nelle dispute per il cibo decideva di mostrare i muscoli erano, sovente, gli altri, compresi "muscolosi" Pseudotropheus ed Haplochromis a dover recedere. Arriv• in vasca perch‚ (more solito) mi piaceva, accompagnato dal "ghigno silente" di chi me lo vendette, e trovare una destinazione confacente alle sue, per altro frugali, necessità quando decisi di privarmene, fu tutto meno che facile. Il giorno in cui, finalmente, ci riuscii il "coefficiente di litigiosità" in vasca ebbe, da un momento all'altro, un crollo verticale.

Veniamo ora ad ospiti arrivati per (mia) curiosità in vasca; un quintetto di Ampullaria (credo cuprina); un mollusco gasteropode, che sfoggia un vistoso guscio giallo arancio, dalla "stranissima" biologia (dotato di una branchia ed un polmone può frequentare, indifferentemente, ambienti aerei ed acquatici. Capacità che, talvolta, lo porta a "ficcarsi" in posti che sarebbe opportuno evitasse per la sua ed altrui "sicurezza"; ad esempio il vano luci! Sono riuscito ad arrivare ad una deposizione di questi molluschi, che avviene in ambiente aereo, ma non alla successiva schiusa, ma non saprei dire perchè. Tra i lati "negativi" del loro comportamento va annotata una marcata fitofagia che, ad onta di vigorose somministrazioni delle verdure più disparate, le porta ad accanirsi, con costanza degna di migliore causa, sulle piante presenti in vasca, che, già angariate dal notorio comportamento "sterratore" di molti Ciclidi, conducono una esistenza assai "grama" (eufemismo!). Da segnalare, relativamente all'aspetto "convivenza" il comportamento del maschio dominante di Ophtalmotilapia ventralis ogni qual volta le Ampullaria nel loro strisciare sul fondo della vasca si avvicinavano troppo, o peggio, attraversavano le buche da lui scavate per indurre le femmine alla riproduzione: cariche furibonde per allontanarle, facendole ruzzolare e, nei casi più "gravi" addirittura sollevamento e trasporto di peso in zona ritenuta di "non disturbo"!

Tra gli "arrivati per caso" annovero un Hypancistrus zebra (provenienza AIC, anche se non è un Ciclide!) pesce così "sfuggente" da aver meritato l'appellativo di "Pesce Invisibile": tra le poche volte in cui si Š mostrato al meglio, si fa per dire, annovero l'occasione in cui ha "liquidato", in meno di quarantotto ore, due suoi simili (!!!) ed essendo a tutti noto il prezzo non proprio "popolare" di questi pesci potete immaginare il mio stato d'animo nell'occasione! Circa le sue interazioni con i Ciclidi (piccoli esemplari del Tanganica quali Julidochromis; Neolamprologus; ed Altolamprologus calvus c’è poco da dire: sta nascosto in fondo alla sua buca, badando bene di mostrarsi il meno che può, e si attiva, esclusivamente, in occasione della somministrazione del cibo. Da annotare il lentissimo, in due anni abbondanti, tasso di accrescimento. E' un vero peccato che neanche la lunga consuetudine in vasca lo abbia fatto diventare meno schivo, e questo, stante la splendida livrea zebrata di cui è ammantato, è un limite non da poco!

Tra i pesci introdotti, di recente, in vasca "per esigenze tecniche" annovero quattro Ancistrus "sedicenti" leucostictos, (come tali mi sono stati venduti) ma la classificazione di Loricaridi è, come noto, almeno "complessa", ed infatti uno di loro, col passare dei giorni sembra voler assomigliare sempre più (spero!) al più "nobile" "Golden Nugget" dalla livrea bruna punteggiata di giallo aranciato. Dopo una iniziale fase di timidezza, credo in buona parte dovuta alle dimensioni davvero minime, all'acquisto misuravano forse 1,5 cm, hanno acquisito una buona scioltezza si muovono con tranquillità, privilegiando comunque le zone d'ombra. Svolgono con "sufficiente diligenza" il ruolo di "mangiatori di alghe" (alloggiano in due vasche, a gruppi di due) cui sono preposti e solo la dimensione che raggiungeranno alla maturità (12/15 cm) mi trattiene dall'inserirne altri in vasca!

"Amore a prima vista" sono stati i Chiloglanis, piccoli "catfish" dai curiosi baffetti dritti, e pungenti, che ho catturato in un piccolo immissario del lago Malawi, dalle basse acque fangose, sulla costa della Tanzania; dovrebbero arrivare a 5/7 cm (non ho esperienza alcuna quindi sto sul condizionale!) contraddistinti da una livrea bruna non particolarmente appariscente che si segnalano per una irrequietezza, quasi frenetica, al momento del pasto quando fanno - letteralmente - ruzzolare ovunque le pasticche loro somministrate, facendole talvolta "precipitare" in anfratti impenetrabili anche per loro, comportamento a seguito del quale continuano a lungo, inutilmente, ad accanirsi sulla buca dove è precipitato il loro oggetto del desiderio nel tentativo di raggiungerlo. La cosa accade con frequenza ma i due non sembrano "voler imparare"!

Synodontis sp. (Nyassae?) proviene anche lui (ne prelevai una coppia, per la verità!) dal Lago Malawi, rientra nella categoria dei pesci "nascosti" (o meglio dei pesci che non amano mostrarsi!) e limita le sue, fugaci, apparizioni ad incursioni in campo aperto all'atto della somministrazione del cibo, che provvede a portare celermente nella sua buca per poterlo "sgranocchiare" in pace, lontano da occhi, per lui, indiscreti; anche se sono quelli di colui (io!) che cerca, comunque, di accudirlo per il meglio! E' un pesce bellissimo ma schivo e sfuggente, spero solo che, con il trascorrere del tempo, abituandosi alla vita in acquario, mi consenta, con meno avarizia, di godere del piacere della sua compagnia!

In generale avendo avuto esperienze dirette di allevamento solo con "Africani" e alcuni tipi di americani (es.: niente esperienze con ciclidi nani) per quanto attiene alla convivenza con Caracidi, Callittidi (per fare qualche esempio) posso solo stare sulle generali: Neon, Rasbora e Corydoras hanno vissuto, bene, per circa due anni con alcuni Aequidens (Laetecara) curviceps nell'unica vasca di acque "non dure" che ho gestito. Questa annotazione introduce un aspetto da considerare, invece, attentamente prima di tentare "convivenze" come quelle che ho, sin qui, sommariamente descritto: Ovvero il rispetto delle esigenze "minime" di tutti i nostri ospiti. L' eventuale convivenza di Barbi del Sud-Est Asiatico, ad onta del loro veloce nuoto, con ciclidi dei grandi laghi può risultare "problematica" per i primi stante l'elevata alcalinit… dell'acqua. Ovviamente nessuna difficolt… al contrario per Barbus johnstonii che, in numero notevole e con taglie anche oltre i 20 cm, letteralmente pullula, come ho potuto appurare di persona, nelle acque del Lago Malawi. I piccoli Caracidi Sudamericani, compatibili per esigenze chimico-fisiche dell'acqua con i ciclidi (escluso il genere "Cichlasoma"; latu sensu), come ad esempio con Pterophillum scalare vengono facilmente scambiati da questi ultimi, per un eccellente, sebbene costoso, cibo "vivo". Classico esempio di situazione in cui i punti di vista dell'allevatore e dei suoi beniamini "non collimano"! Arredando la vasca presteremo, logicamente, attenzione non solo alle esigenze dei ciclidi: I grossi siluridi richiedono ampie zone "scure" almeno una per ogni esemplare ospitato potendo, in mancanza delle medesime, sciorinare (a prescindere dalla taglia) un comportamento "territoriale" degno del miglior ciclide. Mentre è ovvia la precauzione di evitare, per costruire i rifugi, l'uso di pietre "appuntite" per evitare possibili ferite specie allevando "africani" non bisogna eccedere nell'uso di legni e radici di torbiera che possono esercitare un effetto "tampone" sull'alcalinit… della vasca con conseguenti, possibili, "difficoltà" per i ciclidi (la mia personale, prolungata, esperienza, dimostra che i Loricaridi vivono bene, ed a lungo, in acque ad elevato pH, per cui un minimo di attenzione e potremo godere della interessante presenza di questi "curiosi" coinquilini). Le piante, che non sono quasi mai, elemento fondamentale delle vasche di ciclidi, ma, oltre ad essere piacevoli da osservare, bei cespugli di Anubias, lunghe lamine di Vallisneria, o ciuffi di Microsorium oltre ad "ingentilire" l'ambiente offrono un prezioso rifugio alle nuove generazione dei nostri "ospiti" principali e vanno salvaguardate per quanto possibile. Largheggiando in cibi di origine vegetale si riesce, nel complesso, ad ottenere una buona crescita. L'unica accortezza è quella di scegliere piante "robuste", ma chi alleva ciclidi conosce bene il problema per cui .... Le alghe del substrato sono considerate un cibo di buona qualità e, per di più, sempre disponibile, ma questo comportamento può rivelarsi concorrenziale, dal punto di vista trofico, con ciclidi marcatamente fitofagi, ragione per cui gli allevatori di Tropheus (ad esempio) dovranno prestare maggiore attenzione. Il problema cibo va considerato con attenzione. Il punto fondamentale è fare arrivare il cibo ai nostri ospiti di fondo che, sebbene estremamente rustici, devono, comunque, essere alimentati correttamente. In caso di allevamenti "di lungo corso" i "Plecostomus" prendono l'abitudine di salire in superficie a nutrirsi di cibo in fiocchi o pellets, comportamento per certi versi "aberrante" per pesci dichiaratamente bentonici ma la tempo stesso assolutamente "funzionale". Se le compresse a loro dedicate non sono sufficienti, piacciono ciclidi e vengono "predate" da questi ultimi durante la discesa al fondo, capiterà di vedere questi pescioni, anche di 40 cm, nutrirsi "appesi" con la ventosa al pelo dell'acqua. Somministrando il cibo specifico loro destinato al buio, o immediatamente prima dello spegnimento delle luci la situazione viene, comunque, con relativa facilit…, mantenuta sotto controllo. Per concludere: Tenere presente il comportamento, tipico, di alcuni catfishes (specie Synodontis) dei laghi della "Rift Valley" di riprodursi "parassitando" gli incubatori orali che frequentano gli stessi biotopi. Ovvero la deposizione avviene "in contemporanea" facendo in modo che la femmina del ciclide "scelto" ingoi anche le loro uova, opportunamente fecondate, aventi uno sviluppo più precoce con conseguente schiusa più rapida a seguito della quale i piccoli catfish predano, in tutto o in parte, le uova o le larve (tra l'altro, dal loro punto di vista, sono un eccellente cibo altamente energetico) e l'ignara "mamma-ciclide" va in giro, sino alla "sua" schiusa, custodendo quelli che lei crede i suoi avannotti ed in realtà sono degli "intrusi"! Il comportamento, è assolutamente naturale, può essere interessante da osservare, ove se ne abbia la fortuna, tuttavia evitate di far convivere Synodontis e simili con il rarissimo Tropheus "vattelapesca" o la introvabile Aulonocara "nonsocosa" la cui deposizione perseguite, inutilmente da anni. Anche in questo caso il vostro "punto di vista" è diverso da quello dei pesci ma, se non ci avete pensato in anticipo, prima di arrivare a reazioni inconsulte ricordatevi che i vostri "ospiti" allevati in maniera esemplare, accuditi e riveriti, non fanno altro che seguire il "dettato" di Madre Natura e non hanno "colpe" (e ci mancherebbe!), voi, eventualmente, si!

Ultima menzione per un Arowana!!! (Osteoglossum bichirrosum di, attualmente, 12/14 cm.) che si trova in una vasca da 200 litri, con sei (giovanissimi) Hemichromis lifalili, ad arredamento minimalista per, sue, esigenze di spazio (una grossa radice e due gruppi di Anubias assortite interrate in vasi da bonsai (!) per una maggior facilità di movimento ed alcune pietre). In occasione di una deposizione (purtroppo non coronata da successo!) la difesa delle uova da parte dei genitori (H.L.) è stata così veemente che, anche adesso che non ci sono più uova da difendere ogni volta che nel suo peregrinare per la vasca l'Arowana "sorvola" le piante lo si vede distintamente accelerare! I sei "puffi rossi" non arrivano, ad ora, a 6 cm (!) e questo, credo, la dice lunga sul loro "bel caratterino"!

A chiusura di questa chiacchierata pongo a voi la domanda: Vale la pena di allevare questi pesci? Credo di si. Le loro esigenze si compenetrano, ragionevolmente bene, con i ciclidi, almeno quelli che allevo (mai avuto a che fare con Discus e ciclidi nani, e su questi non mi pronuncio) sono pesci robusti, longevi, facili da allevare e, non ultimo, interessanti da osservare per allargare il giro delle conoscenze, inoltre il sovraccarico di lavoro che la loro, eventuale, presenza in vasca comporta è, quasi sempre, minimo. Sto cominciando a pensare a possibili riproduzioni (in parallelo a quelle dei ciclidi, visto che la cosa, pur difficile, non è impossibile in particolare - al poco che so - per il genere Ancistrus, mentre è richiesto maggiore "impegno" per alcuni Synodontis) acquistando piccoli gruppetti della stessa specie, per cercare di conoscerli più a fondo nel loro comportamento, invece di collezionare singoli esemplari come "rarità biologiche", l'accrescimento lento comporterà, probabilmente, dei tempi più lunghi ma io no ho fretta! Nel frattempo aspetto, con curiosità, le vostre opinioni.