testo di Flavio Gagliardi

In alcune situazioni il ricorrere al cibo vivo come alimento per i nostri pesci è un passo che bisogna assolutamente compiere, per ottenere dei risultati che ci appaghino. Infatti, in casi in cui ci si trova di fronte a pesci non molto voraci (pesci stressati, o selvatici, o appena importati etc.), a specie che mal volentieri accettano un alimento medicato, a colorazioni poco vivaci, l'impiego di cibo vivo spesso offre una soluzione egregia.

Tra gli organismi d'acqua dolce comunemente e facilmente allevabili possiamo di sicuro includere le dafnie o pulci d'acqua. Si tratta di piccoli crostacei appartenenti al sott'ordine dei Cladoceri, caratterizzati da un carapace bivalve che racchiude il tronco e da un capo solitamente protetto da uno scudo ai lati del quale si distendono due paia di antenne. Tra queste le prime sono piccole (vestigiali) e le seconde sono più robuste e servono per il nuoto. All'interno delle due valve si trovano 5-6 paia di palette che muovendosi ritmicamente determinano una corrente d'acqua continua dalla quale le dafnie estraggono l'alimento di cui hanno bisogno. Si tratta, infatti, di organismi filtratori, fitofagi o detrivori che si nutro-no fondamentalmente di alghe planctoniche (fitoplancton), detriti, batteri e protozoi. Il fatto che riescano ad alimentarsi perfino di batteri pone l'accento come questi crostacei possiedano una straordinaria efficienza filtrante.

Nell'allevamento casalingo di dafnie, proprio l'alimentazione è spesso il vero "tallone d'Achille", infatti contemporaneamente alla stabulazione di questi crostacei, bisogna produrre degli adeguati volumi di alimento (alghe unicellulati planctoniche) per loro. Tale produzione deve avvenire quindi in modo coordinato con l'incremento numerico della nostra colonia di cladoceri, altrimenti si rischiano pericolosi squilibri tra il numero di dafnie e il fitoplancton disponibile, che comporterebbero dei periodi di digiuno per le pulci d'acqua. Tale situazione va assolutamente evitata, infatti in questo caso il canale alimentare delle dafnie risulterebbe inevitabilmente vuoto e queste non costituirebbero più il nutrimento di ottimo valore che desideriamo fornire ai nostri pesci. Sotto questo aspetto infatti la qualità delle dafnie è in strettissima relazione con il loro alimento. Si comprende immediatamente quindi come il terreno di coltura sul quale le alleviamo sia il fattore che maggiormente incide sulle loro qualità nutritive. Quindi catturare, in un "raptus" di ingordigia acquariof lia, più dafnie del dovuto in natura (in un lago ad esempio) e poi stabularle per più di un giorno in acqua di rubinetto, equivale a fornire un cibo di qualità estremamente inferiore a quella che noi ci immagina.

La strada più corretta da seguire è quella di catturarne poche per poi allevarle su un idoneo terreno di coltura. Tra i tanti terreni la "coltura parallela" di fitoplancton sembra certamente quello qualitativamente migliore.

Per predisporre questo terreno occorre riempire d'acqua, magari priva di doro, dei recipienti trasparenti (vaschette, piccoli acquati, bottiglie etc.), posizionandoli dove possano ricevere molta luce ed immettendovi un piccolo quantitativo (detto inoculo) di acqua che contenga tali alghe f toplanctoniche. Il modo più semplice ed economico per procurarsele è di raccogliere pochi decilitri d'acqua da un laghetto che si mostri di un bel colore verde. L'unico punto interrogativo di questa procedura è che nell'inoculo raccolto non ci sono solamente le alghe che ci interessano ma anche delle loro competi-trici e un buon numero di altri organismi (batteri, virus, protozoi ed altro). Solitamente infatti l'inoculo viene acquistato da laboratori specializzati in grado di assicurarne la purezza (cio è le specie contenute) e la sterilità assoluta (assenza di potenziali organismi patogeni). Tuttavia quasi sempre aH'acquariof lo non serve tale grado di accuratezza.

Come recipienti di coltura vanno benissimo le classiche bottiglie trasparenti, o quelle colorate, di plastica da 1,5 litri . Il vantaggio che offrono le bottiglie rispetto ad un acquario, oltre al prezzo, è che sono facilmente trasportabili e qualsiasi operazione di manutenzione risulta assai facile. Ovviamente i volumi prodotti sono inferiori!

Si ottengono risultati migliori se l'acqua utilizzata viene fertilizzata con nitrati (NO3) e fosfati (PO4), quindi è consigliabile impiegare quella che si getta via dall'acquario in seguito ad un cambio parziale, notoriamente ricca di questi nutrienti. Esistono comunque delle miscele note di sali da aggiungere all'acqua di allevamento del fitoplancton, tuttavia anche in questo caso ricadiamo in un eccesso di zelo che apporta vantaggi relativi per i fini di un acquariofilo.

Altra regola fondamentale è che l'acqua nel recipiente venga costantemente e gentilmente agitata ed aerata, in tal modo si evitano le crisi anossiche (mancanza di ossigeno) notturne e si offrono delle condizioni migliori alle alghe per effettuare la fotosintesi. Per far ci ò quindi bisogna predisporre, nei pressi del luogo dove si intende posizionare l'allevamento, un aeratore con rubinetteria regolabile e più pietre porose, una per ogni coltura, compresa quella dove verranno collocate le dafnie.

Come per tutti i fenomeni biologici anche nelle colture algali la temperatura gioca un ruolo fondamentale e se in primavera ed in estate il problema di certo non si pone, in inverno sarebbe opportuno poter mantenere almeno 20 ° C .

Grazie all'energia fornita dal sole, le poche alghe introdotte si riprodurranno a dismisura permettendoci di ottenere la colonia che cercavamo. Dopo alcuni giorni il contenuto della bottiglia diverrà infatti sempre meno trasparente fino a raggiungere un verde intenso, segno che la coltura di fitoplancton si è sviluppata al suo massimo. A questo punto metà della coltura pu ò essere impiegata come terreno per l'allevamento delle dafnie mentre, il resto verrà integrato con acqua nuova, ma sempre ricca di nutrienti.

Il recipiente in cui vanno allevate le dafnie non differisce molto da quello per le alghe, quindi una o più bottiglie assolvono bene il loro compito. Anche per loro è fondamentale una temperatura mite, specialmente se si intende produrle durante tutto l'anno, una costante aerazione e buone condizioni igieniche (sifonare costantemente il fondo). Dobbiamo pure considerare come popolazioni di dafnie troppo numerose, in volumi ridotti possano determinare un avvelenamento delle stesse per progressiva concentrazione di cataboliti come ad esempio l'ammoniaca. Risulta quindi opportuno cercare di smaltire prontamente il surplus di dafnie che si produce, offrendolo ai pesci.

Tra i vantaggi più grandi che un allevamento di dafnie fatto in casa offre, spicca principalmente quello di poterle impiegare nella cura delle patologie come delle "pallottole" mirate. Spesso infatti dosare un antibiotico od un altro farmaco nell'acqua dell'acquario equivale a non somministrarlo e non sortisce altro effetto che intaccare l'integrità della colonia dei batteri nitrificanti presente nel filtro. Soprattutto in quelle patologie che aggrediscono gli organi interni è indispensabile invece riuscire a far giungere il farmaco nello "stomaco" dei pesci, poiché solo in questo modo si ottiene un effetto apprezzabile.

Quindi somministrare ai pesci dafnie mantenute per un breve periodo (variabile secondo la concentrazione del farmaco) in dell'acqua dove è sciolto il farmaco che desideriamo far assumere è un semplice ed efficace stratagemma per curare i pesci.