Testo e foto di F.Zezza

Premessa

Quando tanti anni fa iniziai ad occuparmi di Ciclidi, con in testa poche idee ma confuse, iniziai con dei Ciclidi del Lago Malawi, anche perché quando chiesi “Ciclidi” quelli mi diedero, erano Pseudotropheus, ovvero i “famigerati” M’buna. Ingoiai parecchi bocconi amari perché feci “esperienza” con i pesci già in vasca e combinai un sacco di disastri! Deciso a diventare un ciclidofilo “serio” iniziai a leggere di tutto: riviste e libri, a visionare le poche videocassette disponibili sull’argomento, mi iscrissi all’AIC appena ne venni a conoscenza, lentamente cominciai a farmi delle mie opinioni ad avere delle “idee”. Nel frattempo continuava la mia attività subacquea (ARA), impegno che mi portava, infine, a diventare istruttore e mentre ero preso in questi impegni seguitavo a rimuginare, dentro di me, una “strana” equazione che recitava, più o meno: “Ciclidi - Acqua - Immersioni”, nel senso che i Ciclidi vivono in acqua ed in acqua ci si può immergere, quindi doveva essere possibile accomunare, in qualche modo, i Ciclidi e l’attività subacquea. Col crescere del mio “sapere” ciclidofilo diventai familiare con nomi come “Hongi Island”; “Cape Maclear”; “Thumbi” “Hai Reef”, “Maleri Island”; ed altri ancora. Ammiravo, e “sotto sotto” invidiavo, gli estensori degli articoli e dei libri che leggevo, usi, fortunati loro a fare sistematicamente la spola con i laghi Malawi, Tanganica, Vittoria, il Sud America ed altri posti pullulanti di Ciclidi, mentre la mia equazione “Ciclidi - Acqua - Immersioni” continuava a ronzarmi nel cervello e un’idea, che all’epoca mi sembrava assolutamente folle, cominciava ad affacciarsi con frequenza sempre maggiore: “Devo Andare!” Come sempre, però, tra il dire ed il fare c’è di mezzo .... la vita di tutti i giorni con la sua marea di obblighi grandi e piccoli, la “routine”, di quando in quando qualche problema serio (purtroppo!), ma io continuavo a restare saldo nel mio proponimento “Devo Andare!”. Ci sono, per fortuna, anche delle evenienze favorevoli che, nel caso specifico, prendono le fattezze - per me gradevoli - di Stefania la mia compagna che “vanta” cinque anni trascorsi in Madagascar e covava il desiderio, neppure troppo recondito, di tornare in “Africa Nera”.
Una breve chiacchierata (1995) con Ad Konings durante una pausa dell’annuale congresso AIC serve a schiarirmi un poco le idee ed inquadrare l’obiettivo: Lago Malawi. Da preferirsi, a detta di Konings, per la sostanziale maggiore stabilità politica della regione e le, relativamente, migliori connessioni aeree con l’Europa. A questo punto occorre mettere in moto la macchina organizzativa, ovvero, darsi da fare e la difficoltà di organizzare un viaggio del genere, almeno poco usuale, mi appare in tutta la sua mastodontica interezza, dall’individuare l’interlocutore giusto in loco, sino alle più piccole incombenze è tutto nuovo e pur con l’esperienza di una decina di viaggi e crociere sub in Mar Rosso non so, letteralmente, dove mettere le mani. Il primo approccio, sempre su indicazione di Konings, con Stuart Grant si rivela un buco nell’acqua perché lo spocchioso inglese, avrò modo, poi, di rendermene conto di persona visitando la sua “Farm” a Salima, non si degna neppure di rispondere alle mie lettere ed ai miei fax. A questo punto entro, mio malgrado, in una fase di stallo: la mancanza di un interlocutore affidabile mi costringe a restare sulle generali, trascorre un altro anno, siamo nuovamente al congresso AIC, e vengo a sapere che Andreas Spreinat intende organizzare viaggi al Lago Malawi. Riesco finalmente ad entrare in contatto con un interlocutore serio (anche se, poi, in realtà non saranno tutte “rose e fiori”) e cominciamo, lentamente, ad entrare in dettaglio.


Tramonto a Chinula Camp

Pescatori locali

Chinula Camp - gli alloggi

Allegra brigata

Burocrazia ed altre incombenze assortite.
Individuato il periodo ottimale di effettuazione del viaggio cerco, dapprima, su suggerimento dello stesso Spreinat di organizzare un gruppo italiano ma non ci riesco (mi sarei aspettato, onestamente, un po’ più di entusiasmo in materia!) e poi “ripiego” su un gruppo previsto, in origine, come “poliglotta” ma nella realtà formato di soli tedeschi (cosa che creerà non pochi problemi di “comunicazione”). L’ostacolo successivo risulta essere quello amministrativo e burocratico: Poiché non esistono relazioni diplomatiche dirette tra Italia e Malawi non c’è, ovviamente, alcuna ambasciata cui richiedere il visto turistico di ingresso, operazione che va effettuata a Bruxelles in Belgio dove si trova l’ambasciata del Malawi più “vicina” a noi (!); più semplice ottenere, a Roma, il visto per la Tanzania (sulla cui costa del lago è ubicato il “campo” dove soggiorneremo) si tratta semplicemente di pagare, a caro prezzo, un paio di timbri sul passaporto ed il gioco è fatto. Non è servito a nulla chiedere visti per due “passaggi” in Malawi, in arrivo dall’Europa e di ritorno dalla Tanzania faremo “perno” a Lilongwe, capitale del Malawi, il burocrate di turno può autorizzare “un solo” viaggio e così fa! Poi, in loco, risolveremo il problema rientrando in Malawi dalla Tanzania, con una manciata di dollari pagati al posto di frontiera di Nkata Bay. Altro argomento da trattare con attenzione è quello relativo a vaccinazioni e profilassi, infatti il nostro “Servizio Interzonale per le Vaccinazioni contro le Malattie Quarantenarie” (cui comunque occorre far riferimento, parlo per Roma, per l’effettiva effettuazione delle vaccinazioni) suggerisce di effettuare, avendo come obiettivo del viaggio la Tanzania, la profilassi antimalarica e la vaccinazione contro la febbre gialla ed eventualmente, andando a Zanzibar, quella contro il tifo; nella realtà assumendo informazioni più dettagliate (Internet si rivela, al riguardo, oltremodo preziosa) si scopre che la lista di vaccinazioni da effettuare è lunghissima, e comprende: Tetano, Difterite, Febbre Gialla, Epatite “A” (almeno!), Polio oltre alla doppia profilassi antimalarica con Clorochina e Paludrine, per completare il quadro della profilassi è consigliabile, al rientro, specie in caso di contatto con acque stagnanti, una analisi di urine e feci alla ricerca di eventuali, tracce di Schistosomiasi. Un suggerimento: molte di queste vaccinazioni possono comportare, a latere, reazioni febbrili e, in assoluto, sono stressanti per l’organismo che vi si sottopone, iniziare le vaccinazioni con buon anticipo è il miglior modo per garantire al vostro fisico adeguati tempi di recupero. L’aspetto “valutario” del viaggio è di semplice trattazione: Dollari, dollari ed ancora dollari, non perché ne servano, in loco, moltissimi ma perché non c’è, praticamente, alternativa alla valuta USA (sovente i figli dello Zio Sam sono malvisti ma nessuno mai obietta, ne obietterà, sulla loro moneta!); attenzione, a tutt’oggi, le carte di credito hanno un uso praticamente nullo. Anche la logistica va considerata con attenzione non esistono, infatti, voli diretti dall’Italia per il Malawi ma occorre effettuare una “triangolazione”: Roma-Amsterdam-Lilongwe (con KLM) o Roma-Londra-Lilongwe (con British Airways). Personalmente ho volato con la British, risultata anche marginalmente più conveniente, ed è stato un gran “bel volare” coccolati e vezzeggiati anche se sul ritorno, pare per un colpo di stato (tentato) in Zambia abbiamo avuto un fuori programma che sulla via di Londra ci ha portato ad Harare (Zimbabwe) dove abbiamo aspettato, pazientemente, di poter proseguire per la nostra destinazione finale.
A questo proposito un breve inciso: questo evento imprevisto, purtroppo, ha segnato pesantemente, e negativamente, la “resa” del trasporto dei pesci in Italia cosa che da buon ciclidofilo, consideravo, e considero, uno dei punti salienti seppure NON il più importante, in assoluto, del viaggio. Infatti i pesci hanno volato con il Cargo System KLM via Johannesburg/Amsterdam, non essendo praticabile alcuna alternativa più rapida; e le perdite, includendo, almeno, la prima settimana post-viaggio hanno assommato ad oltre il 50% del trasportato, tuttavia con un trasferimento iniziato nelle primissime ore del venerdì (7 Novembre) e conclusosi nel pomeriggio inoltrato di lunedì (10 Novembre) si può, forse cinicamente, dire che “è andata bene”.
Per concludere questa parte, forse un po’ arida, ma che è stata parte integrante del “mio” viaggio alcuni suggerimenti spicci: Annotate tutto, sempre: con chi avete parlato, in che data, a proposito di che cosa, quando avete pianificato di risentirvi (può sembrare esagerato ma le cose cui prestare attenzione sono tante e, al momento di “chiudere”, si rischia di perderne di vista qualcuna); pianificate tutto per tempo, con almeno un programma alternativo (attenzione, ad esempio ai “tempi burocratici”); ed infine ....pazienza, pazienza, pazienza!
Abituatevi, più in fretta che potete, alle incongruenze, per noi occidentali, di una terra bellissima e “disordinata”: “It’s Africa!”, vi diranno quando qualcosa interverrà, sul più bello, a guastare i vostri piani: “E’ l’Africa!”. Prima lo capirete e prima inizierete a godervi il viaggio!

Appunti, semiseri e disordinati, di viaggio.
E’ mia abitudine, da sempre, in tutti i miei viaggi, annotare su un quadernetto che sono solito conservare, brevi appunti “dal vivo”, scritti di getto, su quello che vedo, che mi colpisce, che mi piace o mi infastidisce, sulle sensazioni che provo. Sono poi solito tornare a leggerli per meditarci sopra, ed anche queste mie brevi note sul viaggio al “Lago dei laghi” hanno questa genesi.

24.10.97: E’ notte. Il Jumbo, sotto la poderosa spinta di quattro enormi motori Rolls Royce, fila veloce verso il Lago. Volendo fare un po’ di retorica “un sogno si avvera”, la notte è calma e serena. Speriamo in un volo tranquillo. A smitizzare questa atmosfera tutta “latte e miele” ci pensa un brutto compagno di viaggio “IL MAL DI DENTI!” che mi ha angariato nella tratta Roma Londra. Prima dimenticanza accertata (sarà l’unica): la torcia sub di Stefania.

25.10.97: Notte tranquilla (più o meno!) sveglia alle 05.30, ora di non so dove, colazione all’inglese, inclusi formaggio e pomodori, voliamo a lungo sopra uno sconfinato mare di nuvole per “planare”, poi, su una savana a perdita d’occhio: alberi, rocce, termitai, si inseguono interminabili punteggiati, qui e la, di piccolissimi abitati, un grande fiume scorre maestoso e lento (Zambesi?). Arriviamo a Lusaka (Zambia) alle 08.00 del mattino, la solerte hostess della British ci informa che, a terra, la temperatura è di 34° C; facciamo uno scalo tecnico e via verso Lilongwe; IL LAGO SI AVVICINA!

Ore 11.00: BINGO! Siamo arrivati, burocrazia inesistente (incredibile dictu!), facce simpatiche, temperatura eccellente! Rapido passaggio per Lilongwe (capitale) con assalto al locale mercato dei souvenir; lotta furiosa - dicono faccia parte del “colore” locale - per risparmiare un Kwacha (100 lire, scarse!) su ogni acquisto! Poi verso il “Safari Camp” nostro primo acquartieramento, siamo ormai, decisamente, sulla via del Lago. Erling Johansen (capo spedizione) si è “beccato” (ahilui!) la malaria! Gli avvisi della direzione invitano a prestare attenzione alle scimmie, che possono divenire “fastidiose” mentre scricchiolii strani scendono dal tetto di paglia: siamo, infine, arrivati all’Africa vera? Cielo coperto, poche gocce di pioggia.

Breefing serale dedicato, con uso di un “poco fluente” inglese, a cosa “si fa” e cosa “non si fa”:

1. Non si rubano elemosina in chiesa ............. NO, HO SBAGLIATO!
2. Non camminare al buio per il campo, ovvero senza torcia, per rischio di ragni e scorpioni.
3. Non fare “corbellerie” sott’acqua, che la camera iperbarica più vicina è in Sudafrica!
4. Prestare attenzione all’acqua che si beve.
5. Fare i bravi bravini che “sinnò” la befana ci porta il carbone!

Parlando “seriamente” niente di trascendentale, ovvero precauzioni di “routine” da prendere quando si viaggia in Africa.

Piccolo inciso “economico” i pesci, in riva al lago, “costano” circa 100 lire l’uno! L’uno per l’altro!! Non posso, mio malgrado, fare a meno di pensare ai prezzi di Roma!!! Anche se, poi, ci penseranno i prezzi di “movimentazione” dei medesimi a riportarci, almeno parzialmente, verso ordini di grandezza decisamente più “europei”.


26.10.97: La prima notte in Africa è passata, Bene! E’ incredibile la quantità di rumori che, alle nostre spalle, la foresta riesce a produrre: Stridii di uccelli, squillanti richiami che si rincorrono tra i rami mentre dallo specchio d’acqua antistante il Safari Camp sale il gracidare di un numero sconfinato di rane. Ieri sera ho avuto modo di incrociare una scimmia e due piccole antilopi che ho fotografato (a posteriori i risultati saranno “alterni”). Alle 05.30 è ormai giorno pieno (inizia a fare buio alle 18.00) e, sul far della luce, al grido di un gallo, parente forse dello “strenuo cantatore” di Port Sudan, si sovrappone imperioso IL RAGLIARE DI UN SOMARO! Oggi si va a Nkata Bay, finalmente sul Lago, sono previste cinque ore di “strada”, le quali, nella realtà, si dimostreranno assolutamente meno impegnative di quello che mi aspettavo. Sulla via per il Lago, facendo finta che sia di strada, passeremo a visitare la “Fish-Farm” di Stuart Grant, e si affaccia nella mia mente di ciclidofilo un intrigante quesito: compriamo “qualcosa?”.

Dopo la Visita: Non solo non ho comprato nulla, ma, anzi, nel seguito dirò come si distrugge un “mito”: Noi poveri “straccioni” venuti di lontano ed arrivati, infine, al Tempio del Sapere veniamo gelati (eufemismo!) da un secco: “Mr. Grant non desidera essere disturbato di domenica!” assolutamente, perfettamente, maleducatamente “Very British!” Dopo di che l’assistente del “guru” biascica quattro banalità sui Ciclidi e ci affida ad uno dei suoi scagnozzi il quale ci porta a zonzo in mezzo alle vasche, estrae in fretta, commentando in un inglese impossibile, i pesci - alcuni dei quali oggettivamente notevoli - mentre noi ci arrabattiamo, alla meno peggio, per fare degli scatti decenti! Il tutto dura, al massimo, 45 minuti alla fine dei quali mi ritrovo accanto al pulmino. Per questa visita, inoltre, abbiamo pagato $6 a testa. Mi sento “fregato”!

Prendiamo, infine, la via di Nkata Bay dove arriviamo dopo un viaggio comicamente lento attraverso i saliscendi del Malawi “rosicchiati” da una miriade di piccoli incendi, di cui non fotte nulla a nessuno: L’AFRICA BRUCIA, E NESSUNO FA NIENTE!

L’accoglienza ricevuta da Stuart Grant è riuscita, quasi, a bruciare l’emozione dell’incontro (infine) con il Lago in una tersa mattina di sole, con - credo - Maleri Island sullo sfondo. Ma quella immagine, per fortuna, è, e resterà, per sempre mia! Ho la febbre alta, l’adattamento all’Africa si sta rivelando più “complesso” del previsto. Domani, forse, dirò dei miei, un po’ strani, compagni di viaggio. (a posteriori ciò non avverrà).

27.10.97: Notte di tosse (!!!) al Chikale Beach Resort, ad un passo da Nkata Bay. Al mattino panico: manca la sacca degli erogatori! Poi il problema rientra Erling nella confusione dello scarico dei bagagli, al buio, la sera precedente, ha provveduto a riporla nel pulmino “4x4”, bene! Primo contatto con le acque del lago (snorkeling a Chikale Beach): Aulonocara, Copadichromis, Pseudotropheus (tropheops/zebra), “stormi” di Fossorochromis rostratus, un vero festival!, Il piccolo “Resort” dove abbiamo dormito, la spiaggia, la vegetazione, le rocce ed i colori dell’acqua e del cielo non hanno nulla da invidiare a quelli di un atollo tropicale; peccato per la presenza, in acqua, di un po’ di sospensione ma non si può avere tutto, ..... nel senso che sino a domani posso aspettare!

Pomeriggio: A pesca (Nkata Bay), ..... gli altri. Nel senso che, stante la mia imperizia, io guardavo cercando di imparare e non fare danni! (come è duro, dopo tanti anni, tornare ad essere un pivello in acqua!). Comunque abbiamo catturato ogni ben di Dio, a me spetteranno (dovrebbero) 5 Aulonocara stuartgranti (2M/3F). “Rozzo e faticoso”, seppure efficace, il sistema di pesca si cala - a nuoto - un tratto di tramaglio di circa 5 metri, a maglie microscopiche, in una zona che si ritiene interessante e con continue sommozzate si spingono i pesci verso la rete, contro la quale i tapinelli, ovviamente, si fermano e poi si acchiappano ... con le mani! La profondità è minima, sicuramente inferiore ai 5 mt, ma lo sforzo è notevole; comunque funziona! Stanotte (h. 02.00) attraversiamo il lago, si comincia a “fare sul serio”! Speriamo che le acque ci siano amiche e domattina si possa, infine, essere a Chinula Camp! Spero, anche, che la lunga lista di “malattie” che mi assillano si estingua e possa, finalmente, godermi l’Africa in pace!

28.10.97: Eccoci in rada a Mbamba Bay (costa della Tanzania; +1 ora sul Malawi) in attesa delle formalità doganali previste come “lunghe” e che il sole che ha iniziato a “spirare” non semplificherà di certo. Arrivando ho fotografato le isole di Ngkuyo e Lundo e la costa che, ad una prima osservazione, appare più variata con spiagge e franate che si alternato, l’interno - a sua volta - è montagnoso e molto verde (sono, sullo sfondo, le Livingstone Mountains, arrivanti a 3.000 metri!). Non c’è, per ora - traccia di incendi (verremo clamorosamente smentiti nei giorni seguenti). Fa caldo! E siamo, infine, al campo! Nella luce chiara del mattino anche la fatica di scaricare le barche, affidata, per onore di verità, in buona parte ai boys del campo assume un aspetto bucolico! Il posto mi pare di molto, ma di molto, acconcio. Continuiamo ad avere problemi con l’acqua (da bere!); la birra, in compenso, si spreca! Benedetti (benedetti?) tedeschi!

Ci sono, purtroppo, alcune cose “acquariologiche” che non mi piacciono: non riesco a capire, da parte di molti, un simile “accanimento”, da quando sono qui ho visto usare due cose: birra (da bere) e Ciclidi (da catturare) per fare la qualcosa è ammesso di tutto ad esclusione dell’uso di bombe e del veleno! Trasporti di una settimana di animali più o meno boccheggianti (é vero, senza perdite significative, ma ... ) pesci pescati con la canna (e l’amo?), ai pesci pescati con la rete che non “servono”, per liberarsene più rapidamente, e liberare più rapidamente la rete per nuove catture viene mozzata la testa, poi buste con decine di avannotti ancora col loro “bravo” sacco vitellino e femmine gravide che “sputano” nelle vasche di stabulazione di comunità con quale sorte per i piccoli è sin troppo facile immaginare! E, peggio, c’è gente che non ha scattato una sola foto, ma va a fare 3 “turni” di cattura al giorno! Questa non è passione per i Ciclidi è, parere personale ovviamente, “ottica” ristretta! Onestamente, ho anche pensato, se queste sono le condizioni, di non “portare via” pesci con me! (Non lo farò!)

Curiosa, e degna di menzione, è la classificazione “ufficiosa” dei pesci del Lago. Esistono, infatti, tre categorie di pesci:

• I Ciclidi: Pesci “nobili”, destinati ai “bianchi” che ci giocheranno nei loro acquari,
• “Ciakulachromis”: Ciakula (ma non sono sicuro della grafia) in tanzaniano significa “mangiare”, “cibo” destinati all’alimentazione dei locali, il suffisso chromis non richiede, credo, spiegazioni ....
• “Shit fish”: categoria, quest’ultima, molto variabile nella sua composizione (anche questo nome non richiede, credo, spiegazioni) in funzione di della dimensione dei pesci stessi, loro forma e/o colore, e delle circostanze contingenti. Di “valore” praticamente nullo, e non ascrivibili alle due categorie precedenti, con i quali non vale la pena di “perdere troppo tempo” .......

29.10.97: Mentre un incendio (ahi!) finisce di divorare l’estremo sinistro della baia di Chinula ci prepariamo per la prima uscita ARA (Lundo Island) e faccio, per l’ennesima volta la medesima riflessione: ogni volta che prendo in mano una macchina foto-sub la sensazione è la stessa: un “ordigno” macchinoso, pesante, scomodo, goffo, capace di estraniarti completamente dall’immersione nella sua armonia. Insomma: A pelle non mi attira! Vedremo dopo la prima esperienza in acqua.

30.10.97: L’immersione è stata suggestiva (1° esperienza con ARA in mezzo ai Ciclidi). Foto: a parte la mia imperizia la macchina ha fatto le sue buone “bizze”: scatti del flash a vuoto, esposimetro indicante “poca luce” (con diaframma “tutto chiuso” e “tutto aperto” indifferentemente). Speriamo almeno sia “venuto” qualcosa, Bah!

In una delle vasche di stabulazione dei Ciclidi due rane, una credo di averla fotografata ieri sera, si accoppiano ed iniziano a “sciorinare” una lunga collana di uova. I Ciclidi, dal canto loro, fanno ovviamente festa!!! Minaccia pioggia; c’è forte vento, all’orizzonte passa una tromba d’aria.; oggi niente diving ..... e speriamo che basti! (basterà!). Apriamo, ora, una parentesi sulla situazione pesci: Ho catturato parecchi “spilonotus Tanzania” e/o “fenestratus” (sono piccoli e difficili da riconoscere con certezza) che ho posto a nuotare in una vasca destinata ai “moscardini” (purtroppo non passeranno la notte e nessuno saprà spiegarmi perché!). Per le catture di adulti occorre una propria rete - e su questo non ci siano capiti con Spreinat - per quanto attiene le “forniture” dei locali ho aggiunto alle Aulonocara una coppia di Synodontis (nyassae?), e noto che arrivano soprattutto M’buna per cui potrebbe risultare difficile trovare Utaka da accoppiare agli Aulonocara nella vasca che li aspetta a Roma.

31.10.97: Diving (ieri) ancora a Lundo Island: Non male come vita (Aulonocara steveni; Nimbochromis livingstoni; Dimidiochromis Kiwinge, con nidi, nella sabbia, di diametro oltre 80 cm e profondità di 60 cm e passa! Giudicati, per altro, “piccoli” dagli esperti!!) ma molto sedimento fine, facile ad “alzarsi”. Rocambolesco rientro con il mare ....oops! .... Lago che monta. Buona cena durante la quale ho cercato di capire come i pesci arriveranno in Italia: Con noi? Con Cargo System (British: via Londra o KLM: via Amsterdam)? Con uno dei tedeschi del gruppo che li “girerà” a noi, appena arrivato casa? Insomma idee poche ma confuse, cosa che mi sembra assai strana per un viaggio organizzato con così tanto anticipo. NOTA: E’ nuovamente finita l’acqua potabile, la birra, come sempre, abbonda!

01.11.97: La prima settimana è ormai trascorsa, ahinoi! Con un bilancio positivo, sia pure con alcune ombre: La lingua, le barche (piccole e “sottomotorizzate”), l’acqua potabile! Gli incendi (dimensioni assortite e in grado di soddisfare ogni “esigenza”!) continuano; ieri siamo andati a Mbamba Bay per fare rifornimento (riuscito) e per cercare un altro fuoribordo (negativo, e ciò è “seccante” poiché disponiamo di due barche e di un solo motore 25 HP), quindi immersione a Mbamba Bay medesima, tutto sommato “insignificante”, su un piccolo relitto annegato nel fango del fondo e brulicante, letteralmente, di centinaia di Aulonocara (steveni, varietà Pontoon). Al pomeriggio snorkeling a Klaus Rock: incredibile sia il posto, che la concentrazione di pesci, talvolta, direi di oltre 100 esemplari per metro cubo di acqua. Questo mucchio di rocce che sorge verticale dal fondo prende il suo nome “comune” da un ciclidofilo (o un tonto?) che, in un viaggio precedente, hanno “dimenticato” li e poi recuperato, ovviamente “imbufalito” ma indenne. Il reef è notevole, sia pure con un po’ di sospensione, spero di tornarci con le bombole! (si farà!).

NGKUYO ISLAND: Grande posto per immergersi (peccato che la mia bombola avesse 125 BAR di pressione di carica, circa il 50% del nominale); suggestiva franata di massi alcuni dei quali enormi, pullulante di vita: moltissimi M’buna, buon numero di Utaka, decisamente più “schivi” dei primi, e alcuni GROSSI, anche oltre 1 metro, catfish nelle zone di ombra (Bagridi?). Al mattino presto, prima dell’immersione, caccia accanita (con le reti) a femmine di Lethrinops Black Fin, non so quanto fortunata perché li conosco bene (nella realtà c’erano ma a me non ne “toccherà” nessuno!) Le cose vanno bene, se non fosse per le barche molto, ma molto, più lente di una tartaruga claudicante (!) e che limitano, conseguentemente, la possibilità di movimento in acqua.

02.11.97: Ieri sera un po’ di “maretta” a cena (scava, scava e scava non eravamo noi i “colpevoli” ma, in ogni caso, i puntini su un po’ di “I” andavano messi)! Oggi ritorno, con bombole, a Klaus Rock: immersione oltre ogni dire (quasi un’ora!). Domani nuovo capitolo della mia storia con la Nikonos (macchina foto-sub) con cui non riesco, in alcun modo, ad andare d’accordo! Ho cominciato a definire i pesci che, cercherò, di riportare a casa.

03.11.97: Sveglia subitanea (h. 05.30) con molteplici corse “allo loco meno nobile” del campo, anche questo è Africa! Risultato: 2 Imodium e poi vedremo! .... Si annuncia una giornata di “caldo torrenziale”, nel senso che suderemo come torrenti! Siamo, infatti, diretti ad Hongi Island, al netto di noie aggiuntive! Ieri sera, intanto, primi effetti, perniciosi, del sole; c’è stata un’anima pia (si fa per dire!) che ha avuto l’idea geniale di proporre di andare ad Undu Point ed Hai Reef, al confine col Mozambico, a cercare le Aulonocara mamelela: 4 ore di barca (scoperta e sotto il sole!) per andare ed altrettanto per tornare: 10 persone, almeno, più le salmerie, il tutto spinto da un unico, povero, Yamaha 25 Hp. Per dirla alla romana: “ME PARONO MATTI!!!” E quel che è peggio ne è nata, anche, una “sana” discussione perché qualcuno tendeva ad appoggiare la proposta! Passa il tempo ... Ad oggi non si va! Ed io non andrò in ogni caso, anche perché la zona pullula di posti interessanti, molto più vicini, più agevoli da raggiungere, e per me “sconosciuti” alla stessa maniera!

04.11.97: Il “problema Mozambico” è rientrato (visto che abbiamo trovato, per altre vie, le Aulonocara mamelela. Ovviamente solo per gli “addetti ai lavori”). Ieri splendida navigazione sino ad Hongi Island, dove gli apneisti hanno visto un coccodrillo, stimato in 2 metri, con conseguente fuga dall’acqua e nuovo record di “corsa pinnata” sulla superficie del Lago stabilito per l’occasione. Il “mostro” è, evidentemente, passato sopra di noi mentre eravamo in immersione con le bombole! Poi, avanti ancora sino a Liuli, splendida baia sabbiosa contornata di enormi rocce scure e folta vegetazione, dove abbiamo visitato la, credo si chiami così, Pomonda Fish Company concorrente tanzaniano (a gestione straniera) di S. Grant: Meno pretenziosa, molto più piccola ma molto più bella (pulita, pesci più sani, vasche senza alghe, e così via ......) dove abbiamo consumato un frugale pranzo. Il rientro, nel pomeriggio, su un lago immobile col sole che scendeva lento, sull’altro versante del Lago, dietro le montagne del Malawi che si stagliano massicce e scure in lontananza, è stata una esperienza da ricordare. Anche se, credo, che nei piovosi inverni europei farà “sanguinare” il cuore! Così come merita di ricordare, prima dell’immersione, nel silenzio totale di Hongi Island, “l’urlo” dell’aquila pescatrice, appollaiata su un enorme masso, che è risuonato, alto ed imperioso, al momento di mettere la testa “sotto”. Un grido di potenza e di signoria degli spazi aperti, come a dire: “Qui comando io! Sciocchi uomini non oltraggiate il mio regno!”, nel mentre la compagna del “sovrano” planava dall’alto in lenti, larghi, pigri giri, verso di lui.

05.11.97: Mentre andiamo verso la conclusione annoto, con immensa soddisfazione, l’immersione di Higga Reef veramente oltre ogni più fervida immaginazione in fatto di vita (enormi i catfishes che si aggirano nelle zone di ombra, le “solite” frotte di M’buna, maschi di “Taiwan Reef”, in piena colorazione, più grandi del palmo della mia mano. Siamo, però, oltre i 30 mt. di profondità) e di substrato: buche, grotte e stretti cunicoli che si aprono in “camere” sommerse, in grado di accogliere, agevolmente, dieci subacquei equipaggiati di tutto punto, illuminate da lame di luce vivida che si infiltrano dall’alto tra le spaccature delle rocce. Nel pomeriggio, al campo, incontro con i notabili locali: consiglio degli anziani di Chinula (“tedioso”, ma doveroso!). STO MOLTO BENE; VORREI SOLO CHE IL TEMPO FOSSE PIU’ PIGRO .... Oggi torniamo (dive) a Klaus Rock dove riproverò a fotografare (nota dopo l’immersione: per la prima volta troviamo corrente, discretamente forte. Foto sub: ancora una esperienza “tiepida”!). Una ulteriore nota sui “pesci”: non ho capito bene perché (tuttavia ho un po’ di idee in materia: Passione di Lutz Fisher (capogruppo) per loro; maggior facilità di cattura; maggior “solidità intrinseca”) ma c’è abbondanza di M’buna e carenza di Utaka, se non vai a “prenderli” da solo, per cui ho “dovuto” scegliere tre gruppi di M’buna (belli!) e “accontentarmi” due coppie (una sola “sopravviverà” al viaggio!) di Aulonocara stuartgranti di Nkata Bay, per inciso unici pesci “lato” Malawi di cui sono in possesso, oltre ad un cospicuo gruppo di avannotti assortiti, poi i due Synodontis e cinque piccoli catfish (assolutamente sconosciuti! A. Roma riuscirò, con ragionevole certezza, ad identificarli come Chiloglanis.). Purtroppo a Roma, dopo il viaggio ed il superamento della fase di adattamento, le perdite eccederanno, di gran lunga, il 50% del trasportato! Come già detto per motivi tecnici (voli) e politici (tentato colpo di stato in Zambia) i pesci partiti venerdì da Lilongwe sono arrivati a Roma, via Johannesburg ed Amsterdam, nel pomeriggio di lunedì.

Una breve nota sull’acqua del lago: pH 9.3 (misurata con pH-metro elettronico); conduttività non rilevata (meglio non tradotta dal tedesco!) ma facilmente immaginabile, temperatura: 28° C in superficie; 26° C a -19 mt.; 25° C a -34 mt (misurata con il termometro dell’attrezzatura da immersione)., visibilità sempre buona, in alcune zone molto sedimento al fondo, in risalita (con sole pieno!) da 6/7 mt. di profondità impossibile “guardare” la superficie perché la luce, intensissima, fa male agli occhi!

06.11.97: E venne, meschinetti noi, l’ultimo giorno; nel senso che domani andremo via e passando rapidi per le montagne del Malawi, con pernottamento, arriveremo a Lilongwe donde ripartiremo verso la “civiltà”. Si fa per dire! Ieri pomeriggio balli tribali, rumorosi (e un po’ noiosi) ma molto coreografici, in ogni modo siamo sopravvissuti! Oggi: NO DIVE! Facciamo i dannati bagagli (la cui “misteriosa forza espansiva”, più volte testata anche in passato, in questo viaggio sembra essere arrivata ai massimi storici) e qualche altra cattura di avannotti, tra le rocce di Chinula Beach. Stasera deve essere tutto pronto perché domani mattina occorre “imballare” i pesci e alle 10.00 il traghetto si muove, o ...DOVREBBE MUOVERSI!

Tasse di export dei pesci dalla Tanzania: $35 a box: totale $70.
07.11.96: Sveglia orrenda (04.00) colazione (con ovo sodo) poi impacchettamento pesci (caotico ed un po’ “truffaldino” nel senso che con il problema della lingua qualcuno ci ha “marciato”! Vulgo: in tedesco si capivano meglio!!) Imbarco con solite lungaggini burocratiche, le quali, forse perché sono stanco, mi sono parse più lunghe del solito. Siamo in ritardo, e ti pareva, con la partenza! H. 10.30 continuiamo a compilare moduli - che agonia - e di partire non se ne parla!

Penso ai pesci, troppi comunque, che lasciano il lago per, se va bene, finire in un acquario e se va male morire al buio, chiusi in uno scatolone, immersi in un’acqua bluastra satura di tranquillanti e disinfettanti! Vista così la “mistica” del selvatico in vasca appare assai amara!

Prosegue, quindi, la cronaca di un giorno bislacco! Oltre due ore di ritardo perché il “capo tinozza” (impossibile chiamarlo capitano vista la “perizia” dimostrata!) dopo aver “fermato” la nave sulla spiaggia, mediante arenamento, ed aver caricato svariate tonnellate di granaglie nelle stive di prua non riesce più a fare macchina indietro, per allontanarsi. Dopo ore di tentativi, e con il salire della marea finalmente ci muoviamo! KE KAPO!!!

Patate fritte aromatizzate all’aceto! Questo abbiamo mangiato, a sera, per “rabbia di fame” sulla via per Chikangawa (1.700 mt. s.l.m.) dove abbiamo concluso questa “eterna” giornata. Peccato che a furia di ritardi e guasti (si è rotto tutto, anche le scatole!) abbiamo attraversato le foreste del Malawi, che all’aumentare della quota cambiavano aspetto, fino a divenire quasi “alpine”, di notte, praticamente indovinando, ed immaginando, uno spettacolo che deve essere notevole. Solo gli incendi del fondovalle si vedevano, purtroppo, assai bene!

08.11.97: Dopo tante “tribolazioni” principesca dormita al Kasito Lodge (ex residenza montana del governatore inglese del Malawi) circondata da sterminati, silenti, boschi di pini di evidente origine europea e, come dettoci, poi, dalla guida, in parte asiatica, introdotti, a suo tempo, dagli inglesi. Dopo il cambio d’acqua ai pesci (in realtà non si farà per mancanza di tempo, per un ennesimo “disguido!”) caleremo su Lilongwe per le formalità di partenza ed, allora, sarà davvero finita! Si torna a casa (non so dire: purtroppo o per fortuna). Mentre “cala il sipario” anche su questo ennesimo viaggio, con il rammarico per la fine di questa avventura troppo breve e troppo (troppo?) “cichlids oriented” che non ci ha permesso di visitare i parchi nazionali del Malawi mi viene, improvviso, in mente un pensiero: “MA, ... QUANDO SI TORNA?”

Spese di spedizione di pesci (Lilongwe-Johannesburg-Amsterdam-Roma): $182 - ovvero circa $6,50 al chiloQuello che mi fa “inferocire” è il fatto che, di tutti i dollari necessari per la “movimentazione” dei pesci il “benedetto tedesco” (leggi A. Spreinat!) in, quasi, un anno di contatti non mi ha mai fatto menzione! Mi sembra una cosa troppo grossa per essere “sottintesa”!! Non è, a questo punto, un problema di costi ma di semplice disponibilità di valuta!

Eccoci all’aeroporto, con “comica aviatoria” finale! Il volo previsto, in origine, alle 19.30 viene anticipato alle 15.20 (salta, di nuovo, il cambio d’acqua) per non meglio specificati “motivi tecnici”: panico, urla, casino, check-in in fretta e furia poi, dopo aver adempiuto a tutti gli obblighi, nuovo posticipo alle 19.30! Penso ai pesci, sebbene Erling Johansen abbia garantito (e lo farà!) di cambiare loro l’acqua e “ridare ossigeno”, che trascorreranno 4 giorni nella medesima “broda”. Ho paura che, all’apertura dei box, la conta dei cadaveri sarà lunga e dolorosa ... (e così sarà!) Rientreremo via Harare (Zimbabwe) e non via Lusaka (Zambia), come previsto dal programma originale, dove, pare, c’è un po’ di “sommossa”.

09.11.97: 0re 06.30 (ma non so quale sia l’ora “reale”) stiamo volando verso Londra, fuori dalla cabina è tutto buio (siamo rientrati a latitudini europee), la notte è passata tranquillamente dopo il decollo da Harare (h. 22,30 di ieri). Unico fastidio un “bagno di sudore” per la temperatura troppo elevata in cabina! Quando il pilota in vista dell’aeroporto inglese di Gatwick annuncia: “ .....pioggia, nebbia, temperatura al suolo 6° C!” capisco che è, definitivamente, GAME OVER! Anneghiamo il dispiacere (ore 06.45; ora di Londra) in una monumentale “English Breakfast” comprendente, tra l’altro: uova, pomodori fritti, salsicce con fagioli, succo d’arancia, lardo fritto e the (siamo o non siamo in Inghilterra?!?) nero bollente: l’ultima pazzia! Un veloce giro al Free Shop dell’aeroporto “mitiga” la tristezza sino alla partenza del volo per Roma che ci “reinserisce” nella nostra usuale routine.

A questo punto, provo a trarre qualche, elementare, conclusione su questo mio viaggiare in terra d’Africa: L’ambiente è bello, integro, “pulito” (ma si potrebbe, tutti, avere maggiore attenzione). Il Malawi, ed i suoi abitanti, mi sono parsi, sia pure lontani da standard “occidentali” (per quello che vale la definizione), un paese se non ricco, almeno non travagliato da una miseria atavica. Si vedono impianti industriali, concessionarie di merci varie, grossi fuoristrada, antenne satellitari ed anche i più “malmessi” paiono meno “straccioni” di quanto visto altrove in Africa (vedi Sudan per capire). Inoltre il lago è una tale fonte di cibo a buon mercato che non si vedono in giro “scheletri in movimento”. Al contrario, la Tanzania (di cui ho, però, una conoscenza assolutamente superficiale, legata ad alcune visite, per motivi logistici, a Mbamba Bay) trasmette, almeno epidermicamente, e ad uno sguardo forzatamente affrettato, una maggiore sensazione di Africa “povera, sporca, velleitaria e cialtrona”. E’ incredibile, in questo caso, il numero di “massacrati” da malattie gravi, credo particolarmente polio, visto brancolare sulla spiaggia. Dovunque, comunque, per giustificare ritardi incomprensibili, guasti meccanici vari (chissà perché sempre in momenti topici), stranezze assortite si cita: “It’s Africa”. Non so quanto ci sia di vero, quanto di falso e quanto di “sentito dire” in questa “croce” che questo Paese bellissimo deve portarsi dietro e spero, se mai sarà, che il prezzo da pagare per scrollarsi di dosso questo marchio non distrugga il bello ed il puro degli immensi spazi aperti di questa fascinosa terra assolata!

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