Un naso adunco nel Malawi
testo e foto di Jean Bolline e figli

Ebbene si, esiste ancora quale Ciclide del Lago Malawi che non ha ancora cambiato nome in questi ultimi anni. Fra questi uno dei meno banali è Anstochromis chrìstyi, la cui prima descrizione fu fatta dalla D.ssa Trewavase nel 1935. Innanzitutto ricordiamo che il Lago Malawi è situato nell'Africa Orientale nella Valle del Rift, che si estende ad arco dal Mozambico all'Eritrea. E' all'interno di questa faglia tettonica lunga alcune migliaia di chilometri che è venuta a crearsi la maggior parte dei laghi africani, come il Malawi, il Tanganica, il Kiwu, il lago George, ecc.
L'acqua di questi laghi è molto alcalina a causa dell'alto tasso di carbonati e bicarbonati, la quantità di Calcio e Magnesio non è elevatissima ecco perché troviamo nel lago Malawi un pH variabile fra 7,5 e 9, una durezza totale che non supera i 10 gradi francesi (circa 8 gradi tedeschi, N.d.t.) e una conducibilità di 210 mS. In tutto il Lago Malawi è possibile reperire grossi Ciclidi predatori che possono raggiungere la rispettabile taglia di 30 cm di lunghezza.
La specie in questione è monotipica e non se ne conoscono varianti cromatiche geografiche.
Le femmine sono grigio argento con una barra nera obliqua che attraversa il corpo da sopra la testa alla pinna caudale.


Maschio

Femmina con avanotti


I maschi non territoriali o dominati hanno la testa blu elettrico e il resto del corpo grigio con riflessi blu e la barra obliqua ben evidente. Quanto ai maschi dominanti, questi sono magnifici con la loro colorazione blu turchese su tutto il corpo, le pinne gialle e senza la barra obliqua. Purtroppo è molto difficile vedere in acquario questa meravigliosa colorazione. Ecco, di seguito, una ricetta per riuscirci. Prima di tutto è necessaria una buona dose di fortuna! Poi bisognerà acquistare una dozzina di esemplari giovani che sono molto meno costosi degli adulti, che sono carissimi. Un gruppo di individui allevati assieme aumenterà le possibilità di riproduzione e di vedere un maschio nel pieno della colorazione poiché questi si dovrà dimostrare più dominante nei confronti di un gruppo che non di un solo individuo. Noi introducemmo dieci A. chrìstyi di 7-8 cm in un acquario lungo 3,2 m, largo 85 cm e alto 50 cm, provvisto di un filtro a decantazione di 300 litri e uno laterale, sempre di trecento litri, contenente lana di perlon e argilla espansa. Insieme con A. chrìstyi vivevano altri Utaka del Malawi; l'arredo della vasca era costituito principalmente da rocce. Crebbero ràpidamente alimentati con pezzetti di pesce e pellets per carpe Koi.
Raggiunta, dopo un anno, la taglia di 15-20 cm, hanno cominciato a manifestare sempre più il loro istinto predatore nei confronti di tutti i pesci che stazionavano al di sopra delle rocce. In effetti nel loro ambiente naturale hanno una tecnica di caccia del tutto particolare molto simile a quella di Tirannochromis maculiceps e Exochochromis anagenys. Questi pesci nuotano a velocità costante ad una certa distanza dalle rocce a stretto contatto delle quali stanno invece normalmente gli mbuna. Una volta individuata dall'alto, una possibile preda, si bloccano, inclinano il corpo lateralmente in modo da metterla ben a fuoco, ma con un solo occhio, e si lasciano calare lentamente verso il basso rimanendo praticamente immobili, finché giunti a distanza utile con un improvviso scatto laterale della testa cercano di afferrare la vittima fra le fauci. Prede preferite sono gli mbuna di taglia compresa fra i 3 e gli 8 cm. Naturalmente, e fortunatamente per gli abitanti del lago, questa manovra non riesce ad ogni colpo! Vista la loro aggressività a cominciare da una taglia di 15 cm, li abbiamo trasferiti in una vasca di 2 m decorata con rocce rotondeggianti ammassate. Ci fu, però, un problema a causa dell'eccessivo numero di nascondigli costituiti dalle troppe rocce e dalla conservazione da parte dei pesci, della loro viscerale paura nei confronti dell'acquariofilo, non li vedemmo praticamente più. In queste condizioni perdemmo uno dei pesci, aggredito dai suoi congeneri.
Abbiamo deciso allora di trasferire i nove A. chrìstyì in un altro acquario di 2 m con molte meno rocce e una zona sabbiosa più ampia. Questa vasca si trova nella camera di mia figlia cosicché i pesci si sono abituati alla presenza dell'uomo nuotando continuamente per tutta la vasca. Quando parlavamo di una grossa dose di buona sorte ci riferivamo al fatto che i nostri nove esemplari si dimostrarono due maschi e sette femmine. I due maschi sono più grandi e misurano ora fra i 20 e i 25 cm. Quanto alle femmine, la loro taglia varia fra i 15 e i 20 cm. Sottolineiamo che fra gli individui non colorati è del tutto impossibile distinguere i sessi in rapporto alla presenza dell'ovidotto prima che le femmine abbiano deposto le uova anche ad una taglia di 15 cm.
Dopo qualche breve schermaglia uno dei maschi è divenuto dominante e ha preso possesso di un territorio all'estremità destra dell'acquario in una cavità, da lui stesso rimaneggiata, al di sotto di due grosse rocce. Il resto della compagnia compreso l'altro maschio si barcamenava nel resto dell'acquario. Dopo due mesi di presenza in questa vasca il maschio dominante si accoppiò con la femmina più grande. Costruì una lieve depressione nella sabbia e si rivestì dei suoi colori più belli per attirare la femmina gravida. Quando la femmina raggiunse il maschio nel cratere, volteggiarono testa contro coda arrestandosi per brevi periodi affinché la femmina potesse deporre qualche uovo che veniva subito accolto nella cavità orale mentre il maschio lo fecondava. Questa attività durò circa 15-20 minuti e al termine la femmina raggiunse il gruppo delle compagne che erano state costrette in prossimità della superficie, nel folto ciuffo di Crinum per sfuggire all'aggressività del maschio. L'incubazione delle uova durò circa tre settimane alla temperatura di 25°C, durante questo periodo la femmina si mantenne sempre all'interno del gruppo delle altre femmine.
Il maschio si accoppiò con un'altra femmina nello stesso modo quindici giorni più tardi. II frutto delle due deposizioni fu allevato in un'altra vasca. Il maschio dominato si trovò un territorio fra due pietre all'estrema sinistra della vasca, riuscì pure nel 'tour de torce" di accoppiarsi con una femmina in un periodo di inattività del maschio dominante il quale uscì più volte dal buco per vedere cosa stesse accadendo, ma senza troppa aggressività. Durante la deposizione il maschio dominante aveva gli stessi colori di quello dominante ma sempre meno luminosi e la barra nera obliqua sempre presente. Quest'ultima non era mai scomparsa come fosse l'ultimo segno di sottomissione al maschio dominato. Successivamente il maschio più forte si accoppiò ancora varie volte, al momento abbiamo tre femmine che stanno incubando contemporaneamente. Il numero degli avannotti per covata varia dai venti agli ottanta a seconda delle dimensioni della femmina. I piccoli di pochi giorni misurano circa 10 mm e vengono allevati in piccoli acquari dove
il cibo è molto concentrato e l'acqua cambiata molto spesso al fine di limitare la concentrazione di nitrati. Dopo un mese, raggiunta la taglia di 2-2,5 cm vengono trasferiti con i piccoli di altre covate ma della medesima taglia, in acquari più grandi.
In conclusione, possiamo dire che A. chri-styi è uno dei più bei Ciclidi del Malawi, che va tenuto preferibilmente in acquari specifici di almeno 2 metri di lunghezza in compagnia, eventualmente, di altri grossi ciclidi predatori, come Tymnnochmmis macrostoma o maculiceps, Exochochromis anagenys, Fossomchromis rostratus, Champsochmmìs spylorhynchus o caem-leus, ecc., ma in questi casi la vasca dovrà avere la lunghezza di almeno 3 metri per una larghezza il più elevato possibile, poiché, non sarà mai ripetuto abbastanza, quando si tengono dei Ciclidi in acquario, il volume della vasca è meno importante della superficie di fondo.
(con la gentile autorizzazione della rivista francese Aquarium Magazine)

 Torna indietro