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testo di Philippe Burnel e Patrick Tawil, foto di P. Burnel

Un tuffo nel Malawi (la fantasia!) e parte il più lungo e affascinante viaggio che abbiate malfatto sul "pianeta m'buna" . Tutte le curiosità, tutte le notizie, tutti i trucchi, tutto tutto tutto quello che seme a chi vuole viaggiare nel mondo di colori, forme e comportamenti di questo straordinario gruppo di Ciclidi.

Qualche anno fa avremmo potuto intitolare questo articolo 'riabilitiamo gli m'buna. Questo non è più vero adesso visto che questi pesci diventano sempre più frequenti alle borse ed alle riunioni dei ciclidofili e sempre più presenti nelle rubriche di piccoli annunci. Un modo per capire le 'mode' in materia di Ciclidi è fare un giro alle borse ed alle riunioni regionali dell'AFC (Association France Cichlid N.d.t.) ed in particolare a quelle della regione parigina. Per 7-8 anni non si trovavano che degli 'Haplo' o del Tanganica', mentre da circa due anni gli m'buna sono ritornati numerosi, sia nel numero di esemplari che nel numero delle specie. La 'moda' ritorna dunque a questi Ciclcidi dopo una assenza di più di 10 anni. Perché? Innanzitutto ricordiamo che la loro scomparsa fu, in gran parte, dovuta ad una reputazione che li descriveva agressivi e ingestibili in vasche miste. Questi pesci sono allora stati rimpiazzati nel cuore degli appassionati dalle numerosissime e coloratissime varietà di 'Haplochromis' del Malawi, o anche, per gli amanti dell'osservazione, dai Ciclidi del Tanganica, in generale molto meno colorati, ma dai comportamenti così vari ed interessanti. Infine, e forse soprattutto, essendo stati i primi pesci ad essere importati dai grandi laghi africani sono stati snobbati, sottovalutati e relegati tra i Ciclidi considerati adatti ai neofiti. Di più, le varie specie che formano il gruppo sono, in senso evolutivo, molto prossime e le differenze comportamentali non sono immediatamente percepibili. Tuttavia, in realtà, queste differenze esistono e se vogliamo confrontare quello che è confrontabile dobbiamo tenere presenti gli omologhi degli m'buna nel Tanganica e cioè 'brucatoli', ossia le specie dei generi Limnottlapia, Simochromis, Pseudosimo-chromis, Tropheus e Petrochromis che sono appunto i loro equivalenti ecologici. Ebbene, con queste specie gli m'buna non soffrono certo il confronto e il loro mantenimento e la loro riproduzione sono molto più semplici. Tra le altre cose è lontano il tempo in cui si trovavano solo dei Mela-nochromis auratus, degli Pseudotropheus 'zebra cobalt' o degli Pseudotropheus soco-lofi. Al contrario le 'species' (cioè le specie nuove non ancora descritte o le varietà geografiche che commercialmente nessuno si preoccupa di classificare N.d.t.) sono ora molto di moda e questo rappresenta un fastidio per i neofiti e, alcune volte, anche per i ciclidofili più esperti.


Pseudotropheus sp. Tropheus red fin

Melanochromis vermivorus

Pseudotropheus sp Kingsize poulpican

Pseudotropheus sauloso

Pseudotropheus sp. gold bar

Cynotilapia sp. Lion's Cove

Pseudotropheus sp. Zebra chilumba

Pseudotropheus sp. elongatus Chewere

Cosa sono gli m'buna.
Sotto il nome di m'buna, che significa nel linguaggio locale 'battitori di pietra' raggnippiamo 10 generi endemici del lago Malawi: Cyathochromis, Cynotilapia, Ge-phirochromis, Genyochromis, lodotro-pheus, Labidochromis, Labeotropheus, Melanochromis, Petrotilapia e Pseudotro-pheus. Il numero totale di specie è difficile da stimare; Robert Allgayer ne conta 196 nel 1987 ed Ad Konings ne conta non meno di 212 descritte e no nel suo Atlante del 1990 (di cui 128 Pseudotropheus). Queste cifre però comprendono in pratica solo le specie distribuite sulle coste dello stato del Malawi, ossia tutta la costa ovest, la costa sud ed una piccola parte della costa sud-est. Da poco delle nuove specie sono apparse sul mercato grazie all'esplorazione della costa nord-est (Tanzania). La costa del Mozambico (centro-est) resta ancora poco esplorata, anche se da poco Stuart Grant (il più grosso esportatore di Ciclidi del Malawi N.d.t.) ha avuto l'autorizzazione prima ad esplorare, poi a pescare. L'esplorazione di questa parte di lago porterà certamente il numero degli m'buna a parecchie centinaia, anche se sarà difficile distinguere tra le variazioni geografiche e le specie nuove vere e proprie. Mentre fino a tutti gli anni 70, quando si tendeva a raggruppare molte specie sotto uno stesso nome scientifico, le variazioni erano considerate normali conseguenze del poliformismo delle specie, la tendenza attuale è invece senza dubbio andata troppo lontano nell'altro senso; delle semplici sottospecie sono spesso designate come specie a parte, vuoi per la difficoltà di determinare caratteri di livello specifico, vuoi per delle considerazioni commerciali. L'attrattiva della novità sarà più grande se chi acquista crede veramente di avere a che fare con una specie nuova.
In generale gli m'buna sono delle specie petricole che si nutrono delle alghe che ricoprono le rocce e dei piccoli animali (larve, crostacei ecc..) che vi si nascondono. Tuttavia, conviene segnalare che questo comportamento non costituisce una regola dato che alcune specie sono più o meno psammofile ed altre si nutrono anche di plancton. Molte specie cercano di trarre profitto da questa risorsa alimentare nei periodi di abbondanza, anche se il plancton non costituisce il loro regime alimentare di base. Un lavoro sulla biologia di questi cilcidi effettuato da un gruppo sudafricano (Ribbink ed altri, 1983), ha rivelato che le caratteristiche e le capacità di adattamento degli m'buna sono straor-dinare, tantopiù considerando che si tratta di un gruppo molto omogeneo.

L'acquario per gli m'buna
Meno di 15 anni fa abbiamo letto su una rivista un articolo intitolato 'Alcuni gioiosi Ciclidi nani dai laghi est-africani che trattava di alcune specie di m'buna. Ora non verrebbe in mente a nessuno di chiamare questi pesci Ciclidi nani e questo ci fa capire il progresso che c'è stato nella loro conoscenza. Possiamo dunque dire, scherzando,che se non ci sono Ciclidi nani nel Malawi, non dovrebbe venirci voglia di ospitare questi pesci in vasche piccole. Secondo noi un volume di 250 litri rappresenta un minimo e comunque nelle vasche di queste dimensioni sarà possibile inserire solo pochi esemplari di alcune specie particolarmente calme; al massimo un trio (1 maschio e 2 femmine N.d.t.) di due o tre specie. Diciamo che una buona base di mantenimento sarà ottenuta con una vasca di almeno 500 litri, che permette di introdurre un numero maggiore di esemplari. E' importante sapere che una leggera sovrappopolazione rappresenta spesso un fattore di riuscita perché permette di diminuire e distribuire l'aggressività. La base abitualmente consigliata per i Ciclidi è da 3 a 4 litri di acqua per centimetro di pesce adulto, ma potremo quindi forzare un po' tendendo presente questo parametro per non esagerare. Al fine di riprodurre meglio l'ambiente naturale l'arredamento sarà costituito da rocce e per questo è preferibile una vasca molto larga che permetta costruzioni più stabili e che diano un maggior senso di profondità. Se possibile le rocce saranno sistemate in due o tre zone distinte, separate da piccole spiagge di sabbia in modo da permettere una migliore divisione e quindi una migliore identificazione dei territori. Dal punto di vista estetico è sempre preferibile avere una certa omogeneità nelle rocce, sia per quel che riguarda la forma, sia per il tipo di superficie e colore. Pezzi di legno, nonostante siano poco utilizzati con questi pesci, sono in realtà presenti nei biotopi di alcune specie, come ad esempio Pseudotropheus sp 'acei'. Ben inteso, nel caso delle radici di torbiera, converrà scegliere tra pezzi che abbiano già alcuni anni di militanza acquariofila e che quindi non rilascino più gli acidi umici che provocherebbero un abbassamento del pH. Nel caso di acquari in cui l'effetto estetico non sia prioritario, come ad esempio le vasche di quarantena o per l'allevamento degli avannotti, l'arredo potrà essere di materiali diversi disposto privilegiando la praticità, in modo da creare dei nascondigli. Ricordiamo che in queste vasche l'arredamento deve avere necessariamente una caratteristica importante: deve essere facilmente rimovibile. I decori fissi, di polistirolo, di vetroresina o di schiuma di poliuretano, anche se sono molto belli esteticamente quando ben realizzati presentano degli inconvenienti con questo genere di pesci; da una parte, come vedremo, quando introduciamo nuovi soggetti e dall'altra quando dobbiamo catturare delle femmine incubanti o degli avannotti. La nostra preferenza andrà dunque ai decori costituiti da rocce facilmente rimovibili in modo che l'operazione smontaggio-pesca-rimontaggio possa essere realizzato in una mezza giornata (2 ore per una vasca di 2 metri e cinquanta) e quindi senza uno sforzo sovrumano.

La composizione fisico-chimica dell'acqua del Malawi non ha più segreti per nessuno. Ricordiamo che è abbastanza tenera e basica, caratteristiche non troppo facilmente mantenibili in acquario. Per fortuna però i nostri m'buna sono molto accomodanti e si adatteranno a diverse variazioni dell'ambiente. Un acqua di rubinetto dura o mediamente dura è direttamente utilizzabile, mentre un'acqua molto tenera dovrà essere trattata per stabilizzare il pH. Tuttavia, un problema ci viene riproposto, sulla rivista dei nostri amici belgi 'Cichlide Contaci' del settembre '94, da un'intervista ad Ad Konings in cui lui dice di preferire
1 Ciclidi del Malawi per i loro brillanti colori, ma che non ne tiene perché in acquario non hanno la stessa livrea che esibiscono in natura. Frugando nella nostra memoria di vecchi AFCisti, queste parole ci riportano ad una conferenza di Modeste de Salle al congresso dell'AFC a Roissy nel ... 1981! dove il relatore aveva già segnalato che questi pesci sono meno belli in cattività (ed in questo caso non poteva certo chiamare in causa la mancanza di spazio!). La soluzione che gli permise di 'ricolorare' i pesci fu di 'ricostruire' l'acqua a partire da acqua demineralizzata aggiungendo bicarbonato di sodio in modo da ottenere una durezza carbonatica di 13°F e di conseguenza un pH di 8.2 (RFC n°15, 1/1982), valori che corrispondono a quelli dell'acqua del lago in modo perfetto (RFC n°34,12/83); 146 mg/1 di bicarbonato così composti: 1/4 di bicarbonato di Potassio e 3/4 di bicarbonato di Sodio. Adottando questa soluzione, che ci permetterà di avere dei pesci estremamente colorati, sarà utile poter disporre di un impianto di osmosi inversa.
Un ruolo fondamentale riguardo la visibilità dei colori dei nostri pesci è giocato dall' illuminazione. Niente rimpiazzerà mai la luce del sole, ma purtroppo non abbiamo quasi mai la possibilità di realizzare delle vasche illuminate con luce naturale. L'illuminazione artificiale dovrà quindi essere correttamente dosata, sia per quel che riguarda la quantità che per la qualità. E' quindi importante scegliere delle lampade che abbiano uno spettro il più vicino possibile a quello della luce solare ( si può facilmente verificare lo spettro guardando sui cataloghi dei tubi al neon. N.d.t.). L'aggiunta di un tubo a luce blu come il Philips TL03 (per il corrispondente Osram vedere le apposite tabelle di equivalenza N.d.t.) può portare ad un risultato interessante a patto però che il dosaggio sia corretto: 1 Watt di luce blu per 5 Watt di luce normale. Attenzione perché uno spettro complessivo con molto blu 'ammazza' letteralmente i toni .gialli, mentre un dosaggio corretto permette di esaltare i bellissimi toni blu di questi pesci. L'illu-minazione deve essere sufficiente a rendere possibile la crescita di alghe verdi. Infine, per i fortunati possessori di vasche grandi, l'utilizzazione di lampade a vapori di mercurio o simili rappresenta una alternativa interessante, sia perché i colori dei pesci vengono valorizzati, sia perché i luccichi! dei raggi che si agitano sul fondo riproducendo i movimenti della superficie (che quindi conviene muovere molto sfruttando i getti delle pompe del filtro che in queste vasche deve sempre essere molto potente) creano l'effetto che in natura creano i raggi solari. Queste lampade presentano però alcune controindicazioni: sono molto care ed hanno un consumo energetico elevato. In più necessitano di un ampio spazio di alloggiamento sopra la vasca visto che è assurdo perdere parte della potenza installando un coperchio o viceversa lasciare la vasca aperta con un conseguente spreco energetico dovuto all'evaporazione. Un elemento importante di cui dobbiamo tenere conto in tutte le vasche che ospitano Ciclidi dei grandi laghi africani è il tenore di ossigeno che deve essere sempre il più alto possibile. Per questo il filtraggio dovrà essere intenso e le pompe dovranno muovere in un'ora un quantitativo d'acqua pari a 3-4 volte il volume complessivo della vasca. Ricordiamoci che il tasso d'ossigeno disciolto diminuisce all'aumentare della temperatura; una temperatura di 24-25° C è dunque da preferire ad una più alta, anche se è opportuno non scendere di più perché, con temperature inferiori, i pesci diventano più sensibili alle malattie (nonostante nel lago sia facile trovare temperature inferiori a 24°C). Il tasso di nitrati dovrà essere il più basso possibile anche se questo è un problema con l'acqua di rubinetto di alcune regioni (vero anche per l'Italia! N.d.t.). Per fortuna però, tassi fino a 100 mg/1 , ma non superiori, sono tollerati. Infatti i Ciclidi del Malawi si adattano anche ad acque un po' cariche, contrariamente, per esempio, a certi Lamprologus, ed in particolare ai loro avannotti, del Tanganica che sono molto sensibili al tasso di nitrati (CONKLING D., Cichlid News, OTTOBRE 1992).

Alimentazione e malattie
E' molto difficile separare questi due punti perché, in pratica, un pesce nutrito correttamente è raramente soggetto a malattie. Se di più, e come dovrebbe essere, le condizioni di mantenimento sono corrette un m'buna è praticamente 'indistruttibile'. Per quel che riguarda l'alimentazione è importante considerare due aspetti principali: la qualità e la varietà. Per la qualità il riferimento sarà rappresentato dagli studi fatti sul contenuto intestinale dei soggetti catturati in natura da cui risulta che questi pesci si nutrono essenzialmente delle alghe presenti sul substrato, di piccoli cro-stacei e di plancton. Questa conoscenza ci permette di aggiustare e mettere a frutto l'esperienza degli acquariofili che hanno cercato di mettere a punto delle diete sostitutive. Per delle ragioni igieniche ai cibi vivi sono preferiti quelli congelati, ma questa non è una regola assoluta. Viceversa tutti cibi costituiti da carni di animali a sangue caldo (cuore di bue, ecc...) o anche i 'Chironomus' sono assolutamente da evitare perché provocano facilmente occlusioni intestinali o, se utilizzati in quantità, una degenerazione dei tessuti epatici. Nel libro 'Enjoing Cichlids' curato da Ad Konings, viene sconsigliato l'uso di tutti gli alimenti che contengono ingredienti derivati da mammiferi (latte, carne, ecc..) perché i grassi contenuti negli animali a sangue caldo sono difficilmente assimilabili per i pesci ad una temperatura di 25°C. Saputo questo, date una guardata alle composizioni dei vari mangimi per pesci e vi verrà voglia di buttare tutto nella pattumiera. L'alimentazione di base sarà costituita da un impasto composto in parti uguali da cozze (senza i gusci !), pesce magro, gam-beretti, spinaci. Il tutto sarà acquistato surgelato, tritato rapidamente, mescolato e ricongelato immediatamente in forma di lastre. Anche se le regole di alimentazione dicono che non bisogna ricongelare un elemento scongelato (ma sono poi rispettate sempre queste regole durante il trasporto e lo stoccaggio ?), la nostra esperienza ci insegna che non si corre nessun rischio se non si è troppo negligenti. A partire da questo schema di base si possono effettuare diverse variazioni: piselli (che abbiamo provato con ottimi risultati !), con o senza pesce o cozze, con gelatine per legare il tutto, con vitamine, ecc... Ciascuno farà la propria esperienza, la propria 'cucina'. Nel libro precedentemente citato, Kjell Fohrman ci parla di alcune esperienze fatte con degli Pseudotropheus sp. 'Metangula' ('Zebra Rosso') con sei diversi impasti. I risultati migliori (soggetti più colorati) sono stati ottenuti con un impasto composto da gamberetti interi tritati, piselli e polvere di alga spiru-lina. Kjell Fohrman consiglia dunque la ricetta seguente: 1 Kg di gamberetti, 1 Kg di piselli, 10 mi di polvere di spirulina, 10 gocce di un composto vitaminico (per uso umano N.d.t.) amalgamati con 100 gr di gelatina. Questo per la dieta base che potremo integrare con scaglie vegetali, con mangimi estrusi e anche con mangimi in pellett. Questi ultimi vanno rammolliti prima della somministrazione in acqua tiepida per evitare che aumentino di volume nello stomaco dei pesci. La dieta può anche essere integrata con cibi congelati. L'ultimo consiglio sull' alimentazione riguarda la quantità. Gli m'buna sono dei pesci golosi e sono sempre disposti a nutrirsi. Se questa natura viene assecondata il risultato può essere disastroso; pesci giganti come PseudotropheusloinbardoiAi 19 cm, Labidochromis caeruleus di 16 cm o Labeotropheus fuellebomi di 22 cm , quando nel lago questi pesci non superano taglie che vanno dai 7 cm per le specie
più piccole, a 12 cm per le più grandi. Di conseguenza, dovremo nutrire i nostri pesci con parsimonia, preferibilmente spesso e poco, piuttosto che raramente ed in abbondanza. In tutti i casi i nostri pesci non moriranno certo di fame; gli esemplari in buone condizioni di salute possono sopportare anche diverse settimane di digiuno, così come accade per le femmine che incubano uova e avannotti come minimo per tre settimane e che in questo periodo rimangono senza mangiare. Ad ogni modo è però preferibile prevedere una alimentazione minima durante i periodi di assenza perché gli m'buna sono pesci estremamente attivi che esauriscono le loro riserve in fretta.
Anche se gli m'buna sono pesci vivaci che non si lasciano morire di inedia ci capiterà di avere problemi con la salute di questi pesci. Soprattutto gli esemplari dominati, la cui pelle è spesso danneggiata dalle molestie dei soggetti più forti, sono esposti ad infezioni di vario tipo ed a micosi.

Le malattie
Gli m'buna sono in generale abbastanza resistenti alle malattie, ma, in pratica, non così indistruttibili come spesso capita di sentire e meritano quindi tutta la nostra attenzione, anche se a volte, alcune specie soprattutto, si adeguano pian piano a cattive condizioni ambientali. La loro aspettativa di vita in acquario è di circa 10 anni, ma non sono molti i soggetti che arrivano a questa età. Gli m'buna sono colpiti da diverse malattie, in primo luogo da quelle cutanee. Gli ectoparassiti come l'Oodinum possono fare delle stragi in vasche mal gestite, sovrappopolate, mal filtrate o male areate e dobbiamo tenere conto che l'inquinamento sarà più rapido e facile in questi ambienti sovrappopolati. Una o due covate di avannotti non recuperate aumentano la densità in maniera insidiosa nel giro di qualche mese e questa difatti è spesso la causa di tanti problemi. D'altro canto gli m'buna sono molto litigiosi e le aggressioni al muco sono praticamente continue in una vasca popolata. I maschi adulti dominano e le femmine sono le più esposte, ma, talvolta, i dominanti, o anche il maschio alfa stesso, possono essere particolarmente indeboliti e fiaccati quando un giovane maschio cerca di rovesciare le gerarchie. Anche i maschi che escono vincitori dalle lotte hanno in generale i fianchi escoriati e la bocca scorticata e quindi una via aperta per tutti gli agenti patogeni. In una vasca di m'buna è molto raro che non ci sia almeno un individuo che non riesce a chiudere la mascella completamente in seguito ad una cattiva cicatrizzazione del tegumento. Nel momento in cui ci sarà un altra situazione in cui la gerarchia viene messa in discussione questo individuo perderà sicuramente dei posti dato che l'efficacia dei suoi morsi sarà notevolmente ridotta. Allo stesso modo è facile trovare uno o più individui ciechi da un occhio: quando gli occhi scorticati cicatrizzano male il pesce finisce per infettarsi e viene danneggiato l'intero bulbo oculare. A questo proposito, vista la facilità con cui gli m'buna si feriscono la cornea anche senza combattere, semplicemente quando fuggono un aggressore o quando inseguono e scacciano un intruso ( ed in questo caso i maschi dominanti sono molto esposti), è indispensabile eliminare le rocce abrasive dalla loro vasca.
Oltre alle malattie cutanee gli m'buna, così come i brucatori del Tanganica, sono sensibili a diverse forme di idropisia nelle quali è difficile determinare l'agente patogeno responsabile. L'infezione si traduce generalmente in un ingrossamento del ventre dei pesci ed è facile che si inneschi un meccanismo di contagio che porta in tempi brevi ad un'epidemia. Le guarigioni sono rarissime ed il modo migliore per affrontare la situazione è, oltre alla prevenzione, quello di isolare l'individuo colpito che manifesta la malattia, prima che con il gonfiore, smettendo di nutrirsi. La prevenzione si fa cercando di evitare gli alimenti indigesti responsabili delle occlusioni e di altri disordini digestivi ed anche evitando sovrappopolazione ed inquinamento responsabili della proliferazione degli agenti patogeni.

La scelta delle specie
Come abbiamo già detto, la varietà di specie è grandissima ed aumenta sempre di più. Innanzitutto vogliamo incoraggiarvi a selezionare molto severamente i vostri fornitori e a cercare, quando possibile, di comperare i pesci dagli appassionati che li riproducono perché sarete in grado di verificarne facilmente la serietà, perché la visita ad un ciclidofilo più esperto è sempre un'opportunità per imparare qualcosa ed anche perché questo rappresenta per tutti gli appassionati una importante opportunità per limitare un po' i costi del proprio hobby. I piccoli annunci sulla Revue Francaise de Cichlidophiles sono una opportunità importante che permette di contattare direttamente gli altri appassionati e risparmiare anche qualche soldo (Ricordiamo anche che in questo modo si riduce il prelievo in natura di questi ciclidi. N.d.t.). Purtroppo bisogna dire che i commercianti che sanno quello che vendono sono ben pochi e che troviamo spesso in commercio degli m'buna che provengono da allevamenti del sud-est asiatico e che oramai non hanno più niente a che fare con i ceppi selvatici e addirittura spesso si tratta di soggetti ibridi. Conviene dunque sapere esattamente cosa si compra; se un pesce vi sembra interessante ma chi ve lo vende non sa esattamente che cosa sia, vi consigliamo di astenervi dall'acquisto. Quando la scelta del commerciante è stata fatta ( e a volte dovrete percorrere anche qualche centinaio di km per andarci), bisogna fare la scelta delle specie. Sicuramente questa scelta sarà condizionata dalla disponibilità del momento. Infine, evitate di acquistare delle specie che sono molto simili come ad esempio Melanochromis johanni e Pseudotropheus saulosi dove ad esempio le femmine si assomigliano moltissimo, perché è meglio non rischiare delle ibridazioni. Questo esempio è stato scelto appositamente per fare capire che anche pesci che appartengono a due generi differenti possono essere in realtà molto somiglianti nell'aspetto. E' evidente che il problema si accentua con specie appartenenti al medesimo genere o dello stesso gruppo (ad esempio tutte le specie appartenenti al complesso Pseudotropheus zebra come, oltre a P. zebra stesso, P greshakei, P. callainos, P. sp. 'zebra metangula', P. sp. 'zebra chilumba' ecc..) anche se è possibile abbinare m'buna appartenenti allo stesso genere ma che hanno caratteristiche fisiche e di livrea differenti: potremmo quindi mescolare P. elongatus, P. zebra e P. tro-pheops. Ben inteso la coabitazione di diverse varietà geografiche di una stessa specie è assolutamente da evitare. Come regola generale, e per evitare ibridazioni, bisognerebbe evitare di tenere un soggetto solitario. Se si tratta di una femmina, l'ibridazione è evidente quando questa tiene in bocca le uova per più di 24 ore, ma se si tratta di un maschio, specie se dominante, non esistono criteri per capire cosa è successo e l'unico caso in cui possiamo essere sicuri è quando abbiamo assistito alla deposizione (dall'inizio alla fine, N.d.t.).
Le riunioni dell'AFC o i piccoli annunci sono un buon sistema per procurarsi i pesci, ma è importante ricordare che è meglio incrociare ceppi differenti (ovviamente della stessa specie e della stessa varietà, N.d.t.), in modo da evitare degenerazioni genetiche dovute ad una consanguineità troppo reiterata. Un sistema può essere accertarsi che gli avannotti non siano tutti fratelli e comprarne un piccolo gruppo, oppure comprare alcuni esemplari da un appassionato e i restanti da un altro. La cosa migliore sarebbe comperare le femmine da uno ed i maschi dall'altro.

Introduzione di nuovi soggetti
Segnaliamo innanzi tutto che l'introduzione di nuovi soggetti deve essere preceduta da un periodo di quarantena che permetterà di verificare se i pesci sono sani e contemporaneamente permetterà di abituare i pesci al tipo di alimentazione che utilizziamo e di conseguenza di introdurre dei soggetti che non saranno né magri, né stressati.
Introdurre un gruppo di m'buna adulti o subadulti pone pochissimi problemi, diversamente quando la vasca è già popolata. In effetti, tutti i pesci dispongono, parzialmente o totalmente, di un territorio e l'insieme di questi territori copre l'intero spazio della vasca e in conseguenza all'introduzione di nuovi pesci vedremo una lotta che vede i nuovi arrivati contendere spazio ai vecchi inquilini che ovviamente non sono così disposti a cederlo. Questa operazione sarà dunque, con grande probabilità, un insuccesso a meno che non andiamo ad introdurre una specie molto diversa da quelle già presenti che quindi non costituisce una minaccia; un Labidochromis, per carattere già poco incline a rovesciare le gerarchie, sarà poco molestato dagli Pseudotropheus già presenti nella vasca, soprattutto se il volume di questa sarà 300 o più litri. Alcune specie aggressive possono essere introdotte più tardi perché sono capaci di imporsi immediatamente ai dominanti. L'impresa è però comunque azzardata perché in genere gli individui già presenti in vasca risultano molto più combattivi degli 'intrusi' e che in caso di insuccesso da parte di questi la sanzione sarà a misura dell'oltraggio e quindi un individuo che ha cercato di imporsi apertamente sarà difficilmente accettato dalla comunità quando non ucciso. E' in questi casi che la perizia dell' acqua-riofilo interviene ed un ciclidofilo esperto deve conoscere le reazioni e le compatibilità dei suoi m'buna, studiare gli abbinamenti più giusti e intervenire in qualche modo quando si innesca una situazione di 'violenza'.
Una buona soluzione, frequentemente adottata, è rifare completamente l'arredamento della vasca in modo che sia completamente diverso dal precedente. In questo modo ogni inquilino della vasca comincerà a darsi da fare per costruirsi un territorio ed i nuovi arrivati, partecipando a questa attività, rimarranno completamente integrati
Ovviamente gli arredamenti fissi non permettono questa pratica che invece è anche utile quando, dato che gli m'buna sono Ciclidi molto prolifici, diventa opportuno togliere i troppo numerosi giovani dalla vasca di comunità.
Un'altra soluzione consiste nell'introdurre dei soggetti giovani che non saranno considerati come concorrenti e che a parte qualche inevitabile scaramuccia iniziale riescono ad integrarsi con il gruppo. Con il tempo, e con il sopraggiungere della maturità sessuale che colorerà i maschi con la livrea adulta, essi si creeranno un loro territorio.

Comportamento inter- ed intraspeciflco.
Ricordiamo prima di tutto che interspecifico significa tra specie differenti , mentre intraspecifico tra individui della stessa specie.
In generale il comportamento interspecifico è abbastanza buono dal momento in cui le condizioni di mantenimento e di coabitazione sono corrette. E' evidente che un Melanochromis auratus introdotto in uno spazio esiguo in compagnia di un gruppo di neon (Paracheirodon in-nesf) avrà un comportamento 'deplorevole'. Questo esempio, un po' estremo, è preso volontariamente perché corrisponde alle condizioni offerte agli m'bu-na verso la fine degli anni '70 e questo spiega in parte la cattiva fama che questi pesci hanno conquistato in quegli anni. Viceversa lo stesso pesce introdotto in una vasca da 500 litri correttamente allestita e popolata (con altri m'buna!) avrà un comportamento sicuramente soddisfacente.
Il comportamento intraspecifico, al contrario, è generalmente più negativo soprattutto tra i maschi. E' in genere complicato far convivere due maschi della stessa specie in una vasca di medie dimensioni, mentre questo è tranquillamente possibile in una grossa vasca dove questi maschi possono occupare territori ben divisi e dove quindi è anche possibile osservare i comportamenti di relazione che lega gli individui della stessa specie. Le femmine invece non creano quasi mai problemi, sono poco territoriali e nuotano tranquillamente per tutta la vasca e nei rari casi in cui anche le femmine diventano territoriali la loro aggressività non è neanche paragonabile a quella dei maschi. Durante i periodi di incubazione le femmine si defilano
e passano le giornate per lo più nascoste fra le rocce.
Popolare una vasca tenendo conto dell'aggressività e della compatibilità delle varie specie.
Non possiamo negare che gli m'buna, come gruppo, presentano una certa omogeneità in parecchi aspetti fisici (come livrea, taglia, morfologia) e comportamentali. I comportamenti sessuali in particolare sembrano essere variazioni dello stesso modulo comportamentale, un po' come succede per gli 'haplochromidi' del Vittoria che sono un gruppo ancora più 'recente'. Questo però non toglie che per quel che riguarda i comportamenti 'agonistici' gli m'buna presentino una diversità sorprendente. Per comportamenti 'agonistici' intendiamo tutte le interazioni agonistiche tra gli individui, da quelle che sovrintendono alla costituzione di un territorio, a quelle che servono a stabilire la gerarchia cosa che non ha niente a che fare con la territorialità. A dispetto di un'opinione diffusa il grado di territorialità e di aggressività negli m'buna non è per niente uniforme. Si può facilmente osservare, ad esempio, che l'assiduità nella difesa del territorio varia enormemente da specie a specie ed in alcuni casi questo istinto è addirittura assente. Nelle specie nelle quali questo istinto è più radicato anche le femmine sono territoriali e questa caratteristica indica che la specie ha nel territorio un vero e proprio spazio vitale che cerca di difendere. La finalità di questo tipo di territorialità è differente da quella, diffusa soprattutto nelle specie con un forte dimorfismo sessuale, che impegna i maschi a conquistare il territorio più esposto che permette di attirare il maggior numero possibile di femmine. Questo comportamento ad esempio è molto diffuso presso alcuni ciclidi psammofili del Tanganica
come Cyathophaiynx furcifer o Enantio-pus melanogenys o anche presso i loro omologhi del Malawi (cioè gli Utaka) che scavano delle piccole buche sul fondo sabbioso. Presso alcuni m'buna il territorio è difeso così attivamente che si creano dei piccoli 'giardini di alghe' riservati al solo proprietario del territorio. In altri casi la territorialità è strettamente intraspecifica e quindi gli individui di altre specie sono tranquillamente tollerati. Un comportamento ancora diverso è quello che troviamo presso le specie appartenenti al genere Melanochromis che non sono territoriali, anche se in questo caso questo non impedisce loro di essere aggressivi a tal punto che spesso li troviamo in cima alla scala gerarchica della vasca che li ospita. Questi pesci raggiungono una posizione dominante non solo grazie alla loro aggressività, ma anche grazie alla loro taglia, spesso sono tra i più grossi del gruppo, ed anche grazie ad una tecnica di combattimento molto efficace che consiste in una serie di inseguimenti circolari sempre più chiusi ai quali pochi m'buna, anche di taglia equivalente, sanno reagire in modo appropriato. Questa aggressività intra- e interspecifica e non la territorialità, contrariamente a quanto pensano molti ciclidofili, spiega perché questi pesci siano poco ingestibili in acquario.
Come abbiamo capito dunque la gerarchia di una vasca, e dunque la sua armonia, dipende dalla combinazione di molti fattori e tutta l'arte di un appassionato di m'buna sta nel sapersi destreggiare in modo da combinarli nel creare una comunità di diverse specie dove almeno un maschio di ognuna di queste riesca ad esibire la livrea al massimo dei colori ed in cui nessun maschio riesca a disturbare le altrui riproduzioni ed evitare così ogni genere di ibridazioni. I fattori da prendere in considerazione nello scegliere le specie per realizzare questo obiettivo sono:
) la taglia degli adulti
) il vigore con cui difendono il territorio
) la dimensione del territorio
) la tolleranza intra- e interspecifica
) la combattività
) l'efficacia del morso, che può spesso condizionare la lotta in modo determinante e, ad esempio, spingere un maschio in fin dei conti tranquillo in cima alla scala gerarchica
) la propensione di talune specie ad interessarsi alle femmine, soprattutto quelle delle altre specie
) la resistenza allo stress che un pesce ha quando è dominato, stress che sarà maggiore nelle specie molto combattive ed aggressive
) la livrea del maschio ( ma anche quella della femmina !). Tutte le somiglianze e le parentele strette tra specie favoriscono le ibridazioni e quindi occorre moltissima attenzione

A titolo di esempio ecco un elenco di specie suddiviso in funzione di questi cri-teri e prendendo come taglia di riferimento quella raggiunta in acquario:

I - Specie di grossa taglia, spesso egemoniche in vasca (anche se grande).
• Tutte le Petrotilapia-, Pseudotropheus ombro, elegans, lombardoi, hajomay-landi, elongatusvar. 'aggressive', e tutti gli appartenenti al complesso 'zebra ';
• Labeotropheus, fuellebomi; Melanochromis chipokae, parallelus,- vennivo-rus, labrosus;
• Con caratteristiche completamente diverse abbiarno specie come Cynotilapia sp. 'lion', vari Labidochromis, Cynotilapia sp. 'labidochromis hongi', Pseudotropheus lanisticola, ecc..

II - Specie fortemente territoriali, quasi sempre dominanti in assenza di competitori di taglia nettamente maggiore.
• Pseudotropheus sp 'aggressive yellow fin', lombardoi, elongatus var. 'aggressive', sp. 'poulpican', sp. 'elongatus chewe-re', twsiops, batiowi, aurora, Cynotilapia sp. lion';
• Accanto a queste vi sono specie quasi completamente prive di territorialità come tutti i 'veri' Melanochromis (M. auratus, M. chipokae, M. parallelus, ecc.), alcuni dei 'falsi' come Pseudotropheus crabro (da alcuni ancora chiamato Melanochromis crabro} e M. labrosus. Con loro diversi Pseudotropheus, in particolare le specie del gruppo Tropheops, sono poco o per niente territoriali. Le specie del complesso 'zebra'sono invece territoriali solo per quel che riguarda i loro congeneri.

III - Specie a forte tolleranza intraspe-cifica.
• Pseudotropheus lombardoi, sp. 'aggressive yellow fin', elongatus var. 'aggressive', i Melanochromis classici, diverse specie del genere Tropheops ( T. microstoma, sp. 'red check' );
• Alcune piccole Cynotilapia o anche Labidochromis (per esempio L. chisumu-laé) possono essere inseriti nel gruppo, ma la loro intolleranza passa spesso inosservata, essendo le vasche relativamente grandi per questi pesci. Questo carattere aggressivo spiega la propensione che questi pesci, sia i maschi che le femmine, hanno ad uccidersi tra loro. Questo spiega in particolare come mai i Melanochromis sono così difficili da tenere anche se non sono territoriali (a volte però alcuni esemplari hanno una
zona preferita in cui spostano volentieri
la sabbia).

IV - Specie forti ed efficaci nel combattimento che hanno la meglio sugli altri pari-taglia.
• IV a - Specie vivaci ( inseguimenti circolari, attacchi insistenti). Pseudotropheus sp 'poulpican', Melanochromis auratus (ed altri Melanochromis), alcuni Pseudotropheus del complesso elongatus, Pseudotropheus barlowt, williamsi, alcuni Labidochromis.
• IV b - Specie dai morsi temibili e/o dalla dentatura molto abrasiva. Pseudotropheus sp. 'aggressive yellow fin', tutte le Petrotìlapia, Pseudotropheus lombardoi, microstoma, elongatus var. 'aggressive'.
Possiamo immaginare senza fatica quante possibilità gerarchiche e territoriali possiamo avere in una vasca abitata da una comunità di m'buna. Il fattore principale da considerare nell'allestimento è ovviamente la grandezza della vasca; più una vasca è grande migliori saranno le nostre possibilità di successo nell'organizzare una comunità armoniosa. Nella scelta dei pesci prenderemo specie da tutte queste diverse categorie senza dimenticare di fare attenzione alle possibilità di ibridazione ed alla regola che vuole che tutti le specie abbiano almeno un maschio con la livrea più bella. Nella scelta dovremo poi cercare di non escludere le specie con un carattere estremo, ma cercare di rispettare un certo equilibrio, altrimenti la nostra vasca perderà molta della sua attrattiva.

La riproduzione
Gli m'buna, la cui riproduzione non sempre è così agevole, sono tra le specie che spesso regalano le prime soddisfazioni e le prime gioie agli appassionati. Chi non ricorda le prime riproduzioni, i primi suc-
cessi? Ma vediamo qualche notizia sulle loro abitudini sessuali. Gli m'buna si riproducono tutti nella stessa maniera, ovvero con il rituale che vede maschio e femmina alternarsi nella classica posizione a 'T e tutti sono incubatori orali ovofili di tipo materno. La poligamia è assolutamente la regola e non si formano mai delle coppie, al limite le femmine vengono tollerate in prossimità dei territori maschili.Le attività di corteggiamento vengono svolte esclusivamente dal maschio, così come le cure parentali sono un'attività solamente femminile.
E' possibile individuare delle preferenze per quel che riguarda il luogo di deposizione che è sempre all'interno del territorio del maschio quando le specie sono territoriali. Alcune specie preferiscono deporre in cavità, altre tra le rocce, altre ancora sulle rocce che segnano il confine con la zona sabbiosa nella quale scavano generalmente una piccola buca. Dopo la deposizione la femmina si ritira tra le rocce dove riesce a rimanere più tranquilla e dove rimane per circa tre settimane, di più se non si sente tranquilla. In quest'ultimo caso la femmina trattiene gli avannotti anche quando questi hanno esaurito il sacco vitellino e quindi è opportuno che l'acquariofilo intervenga per recuperare i piccoli e per liberare la femmina da questa situazione.
E' possibile pescare la femmina già a partire dalla seconda settimana di incubazione e forzarla a 'sputare' gli avannotti. La cattura non è sempre facile ed è preferibile tentare di notte, quando i pesci non si spaventano e sono più facili da catturare. Purtroppo questo metodo, molto efficace per gli 'Haplo', le Ophtalmotilapia e altri pesci che di notte si appoggiano sul fondo nelle zone scoperte, è poco efficace con gli m'buna che sono soliti trascorrere la
notte nascosti tra le i sassi. Lo smontaggio dell'arredamento rimane quindi il metodo più efficace e più rapido. Se la vasca è stata arredata disponendo le rocce in più zone distinte è possibile isolare quella che ci interessa con una rete e procedere ad un intervento locale, lasciando in pace il resto della vasca.
Una volta catturata la femmina la prenderemo delicatamente con la mano sinistra, preventivamente bagnata per non intaccare il muco del pesce, in modo da avere il dorso appoggiato al nostro palmo. Con l'indice della mano destra apriremo delicatamente la bocca alla femmina spingendo verso il basso la mascella inferiore mentre con il pollice faremo pressione sulla gola; con questa presa potremo divaricare leg-germente gli opercoli branchiali. A questo punto possiamo muovere la femmina avanti ed indietro in un recipiente che avremo riempito con l'acqua della vasca fino a che tutti gli avannotti non saranno usciti (generalmente sono da 15 a 30 per una femmina adulta).Non appena terminata questa operazione reintrodurremo la femmina nella vasca senza che lei abbia perduto la sua posizione nella scala gerarchica.
Le deposizioni si succedono al ritmo di una ogni due mesi (tempo di incubazione compreso), e l'appassionato non sarà sempre così interessato a recuperare i numerosi avannotti. In questo caso possiamo lasciare che la natura segua il suo corso: gli avannotti liberati nella vasca saranno per la maggior parte predati dagli altri adulti, ma un certo numero sopravvivrà trovando rifugio tra le rocce e negli anfratti più piccoli e avrà, anche se non specificatamente nutrito, una crescita soddisfacente. Abbiamo notato che quando il numero di questi giovani diventa alto e sono presenti in vasca pesci di un po' tutte le taglie, la
sopravvivenza dei nuovi nati diventa sempre più difficile. A questo punto conviene intervenire raccogliendo tutti questi pesci e tenere solo gli esemplari che più o meno a lungo termine rimpiazzeranno gli adulti. Questa operazione che necessita di una rimozione totale dell'arredamento può essere fatta una volta all'anno, magari in occasione di qualche mostra-scambio in modo da potere vendere questi pesci e comprare qualche esemplare che ci permetterà di evitare riproduzioni tra consanguinei. L'allevamento degli avannotti in una vasca dedicata permette di avere una crescita più regolare e la loro taglia (già quando hanno appena finito il sacco vitellino misurano 1 cm) ci consente di non avere problemi nell'alimentazione fin dei primi giorni. I piccoli accettano volentieri naupli di artemie e tutti i tipi di mangime che hanno una dimensione compatibile a quella delle loro bocche. La crescita media è di circa 1 cm per mese ed i giovani sono maturi sessualmente già a partire dal settimo mese di vita. Occorre fare attenzione affinché le giovani femmine non portino normalmente a termine più deposizioni successive perché questo comprometterebbe la loro crescita. Per la riproduzione bisognerebbe disporre di un maschio che abbia una taglia superiore a quella delle femmine perché difficilmente queste accettano di accoppiarsi con un maschio più in basso nella scala gerarchica. Può capitare che una vecchia femmina, in una vasca di esemplari giovani condizioni le riproduzioni di tutti gli altri e manifesti atteggiamenti tipicamente maschili come ad esempio una territorialità accentuata. Per ristabilire una certa normalità sarà sufficiente allontanarla dalla vasca.
Speriamo con questo lavoro di avere sfatato alcuni pregiudizi su questi pesci e ad avere invogliato qualcuno ad avvicinarsi a questo fantastico gruppo di Ciclidi. Gli m'buna sono coloratissimi, hanno una varietà incredibile e , come abbiamo visto, un carattere risoluto ma certamente non impossibile; meritano dunque considerazione un posto in vasca e ... uno nel cuore di tutti i ciclidofili.

BIBLIOGRAFIA
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