testo e foto di Laurent Bourdelas

La vasca

Perché iniziare con questo capitolo? Per chiarire quali sono i mezzi necessari all'allevamento di questi ciclidi senza dare illusioni a coloro che dispongono di vasche troppo piccole. L'acquario deve avere un volume minimo di 400 litri in quanto in vasche più piccole i comportamenti dei notri ospiti non sono naturali e la convivenza si fa molto pericolosa. Ho visto casi in cui l'allevamento riusciva in vasche anche di 250-300 litri, ma si trattava di pochi fortunati che si ritrovavano per caso un solo maschio ed un harem di 5-6 femmine e comunque questo sistema presenta molti rischi di insuccesso.

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Il "complesso" Tropheus In questo complesso sono raccolte diverse specie, alcune più facili da allevare di altre. Procediamo allora con una classifica in base al temperamento, dalla specie più calma a quella più irruenta, sempre considerando che in ciascuna ci possono essere sempre delle eccezioni.

Tropneus duòoisi E' la specie più frequentemente allevata ed è anche la più tranquilla. La sua ripartizione geografica lungo le coste a nord del lago è piuttosto discontinua. A Pemba (Congo) la specie è caratterizzata da una banda bianca lungo il fianco e cosi pure a Karilani in Tanzania. Nella zona di frontiera tra Burundi e Tanzania (Halembe) esiste una variante che ha la banda gialla conosciuta col nome di Tropheus duboisi 'Maswa'. Il T. duboisi ha la caratteristica peculiare di presentare una livrea giovanile molto diversa da quella adulta. I piccoli hanno un colore di fondo nero con puntini bianchi e blu scuri, col tempo scompaiono le picchiettature e compare la barra verticale bianca, la testa invece diventa blu. In natura lo siritrova tra i 5 e i 15 metri di profondità nell1 habitat roccioso, ma talvolta è stato individuato anche in zone intermedie. E' una delle poche specie che può essere mantenuta in piccoli gruppi se I' acquario è ben arredato, addirittura un trio con 1 maschio e due femmine; comunque I' ideale è sempre quello di creare un gruppo di almeno sei individui con, se possibile, la presenza di un numero più alto di femmine rispetto ai maschi. Ovvio che questa combinazione è generalmente affidata alla sorte, alcune volte però anche al portafogli : certi commercianti non accettano di vendere più femmine se non facendo pagare molto di più i pesci ! Comunque sia T.duboisi rimane la specie più calma, ideale per chi si approccia per la prima volta ai Tropheus, anche se può accadere che ali1 improvviso un maschio si trasformi in un assassino sanguinario che uccide uno dopo l'altro tutti gli altri esemplari. Ciòè talvolta legato ad un errore dell' allevatore e vedremo in seguito il perché.

Tropheus annectens

Ne esistono tre varietà, elemento comune è una pinna caudale biforcuta ed un numero ridotto di spine nella pinna anale. La prima specie è quella del T. polli, presente lungo le coste di Bulu Point in Tanzania. E' il Tropheus più grande che si conosca con i suoi 16 cm di lunghezza, la colorazione non è molto attraente, ma è soprattutto la forma fine e slanciata a renderlo affascinante. La costa congolese ospita le altre due specie: una presso le isole Kavalla (T. 'Kongole') ed una a M'toto. Sono di taglia più piccola del T. polli, raggiungendo al massimo i 12-13 cm ed inoltre hanno meno sfumature bluastre.

Tropheus sp. 'Black1

Vengono raggruppati sotto questo nome i Tropheus che vivono nella regione nord del lago e che sono caratterizzati da una livrea dominante nera. La taglia media è di 13 cm e la forma è molto simile a quella dei T. moori. Alcuni autori considerano la variante che si trova ad Ikola come una specie distinta col nome di Tropheus 'Kaiser Ikola'; è una specie molto bella che lungo i fianchi sfoggia un colore giallo intenso. Per quel che riguarda il temperamento la sola varietà che giudicherei 'irruenta' è quella che si rinviene a Bulu Point e talvolta venduta col nome di T. 'Kirshfleck' o "Doublé Point1 o 'Magambo'. La livrea è caratterizzata da un fondo nero su cui si evidenziano due macchie giallo-arancioni o rosse a seconda dell' alimentazione. Gli esemplari da me allevati si sono dimostrati estremamente aggressivi tra loro e con le altre specie di Tropheus. Nel caso acquistiate questa specie, cercate di selezionare molte più femmine che maschi e di allevarli in una vasca di minimo 750 litri !

Le altre varietà sono molto più tranquille e possono trovare alloggio in vasche di 400 litri ben arredate.

Tropheus moori e varietà affiiv E' la specie-tipo del genere Tropheus, che venne descritta da Boulenger nel 1898. In questo complesso si ritrovano differenti varietà che possono differire non solo per il colore, ma anche per vari aspetti morfologici (corpo più o meno affusolato, labbra più o meno spesse..). Comunque l'aspetto generale rimane identico. Il T. moori si trova nella zona sud del lago in Zambia prevalentemente ed in qualche zona di costa del Congo e della Tanzania. Diversi sono i nomi commerciali attribuiti, del tipo 'Sunset', 'Parrot', 'Arcobaleno', ma vanno tutti rigorosamente evitati in quanto assolutamente imprecisi e senza un substrato scientifico. C'è un gruppo di T. moori detto 'a doppia banda chiara' che proviene dal Congo, sono note le popolazioni di Zongwe e Kapampa.

Il T. moori 'Murago' rimane un poco a parte (Murago non è il luogo di ritrovamento, ma un nome commerciale!), si trova sulla costa congolese e come le varietà dello Zambia ha dei punti sulla testa, ma sono molto più evidenti e grandi e variano di dimensioni a seconda della località di pesca. Le forme del nord hanno puntini un poco più piccoli. E1 a mio parere una delle specie più tranquille da allevare, anche se non bisogna dimenticare che si tratta di Tropheus! Fino a pochi anni fa i Tropheus rossi del sud del Congo e dell'est della Zambia erano considerati dei moori, ma in realtà si tratta di una specie a se non descritta, infatti sono state trovate zone in cui questa coabita con i moori. Della specie 'rossa' sono ben note le varietà più colorate come Moliro, Chimpa e Lupota.

Tropheus brichardi

Descritto nel 1975 da Nelissen e Thys, gli venne dato il nome in onore di Pierre Brichard, famoso esportatore di ciclidi che viveva a Bujumbura ed oggi scomparso. Innanzitutto mi voglio scusare con tutti i propietari di T.brichardi che riescono con soddisfazione ad allevarli, io non ci sono riuscito nonostante diversi tentativi, ma di sicuro per errori miei personali. Mi riprometto, quando avrò una vasca a disposizione di ritentare l'esperienza con più accortezze. Molte sono le varietà note: 'Canary

Cheek', 'Kipili', 'Mpimbwe' ed altre ancora, tutte distribuite lungo le coste di Nyanza Lac, a sud di Kipili e ad est di Ubwari presso capo Tembwe. Da notare che Konings ha attualmente distinto i Tropheus di Mpimbwe dai brichardi, considerandoli una specie a se non ancora descritta.

1 Tropheus ne! loro ambiente I Tropheus sono pesci petricoli, cioè vivono stabilmente lungo l'habitat roccioso da cui non si allontanano. Una plausibile spiegazione di come si siano formate diverse specie e varianti sta propio nella loro tendenza a non ditaccarsi mai dall'ambiente roccioso per cui le distese di sabbia tra le varie zone rocciose costituirebbero un fattore di isolamento. Gli aumenti ed i cali del livello delle acque che si sono succeduti nei secoli sarebbero stati la causa sia del passaggio di popolazioni da una zona all'altra che di isolamento dei gruppi. Nel lago tipicamente gli individui adulti si raccolgono vicino ai grossi ammassi rocciosi, mentre i giovani e gli avanotti crescono sotto riva tra anfratti e ciottoli. La territorialità dei maschi dominanti non è feroce come quella dei Petrochromis e infatti nonostante gli altri individui siano scacciati non è raro trovarne diversi insieme intenti a raschiare le alghe sulla stessa roccia. A proposito di cibo, i Tropheus sono vegetariani 'puri', si alimentano di aufwuchs, la biocopertura algale che riveste le rocce. Il loro tipico atteggiamento di raschiatori lo si può osservare anche in acquario se c'è un sufficiente strato di alghe. La strategia riproduttiva è quella della incubazione orale delle uova da parte delle femmine, la riproduzione si svolge con la classica posizione a T. incubazione ha una durata variabile dai 25 ai 35 giorni trascorsi i quali la femmina si porta in acque poco profonde dove avviene il rilascio degli avanotti. Nella stessa località possono convivere diverse specie, ma che occuperanno zone diverse della stessa area, per esempio dove convivono T. moori e T. brichardi, i primi prediligono le zone superiori delle scarpate rocciose mentre i secondi stazionano ad una profondità di 10-15 metri adattandosi a condizioni meno favorevoli visto che all'aumentare della profondità si fa più rada la copertura biologica sulle rocce.

L'acquario per i Tropheus Come ho anticipato nell'introduzione la vasca per i nostri pesci dovrà avere una capacità minima di 400 litri, ovvero di 150 cm di lunghezza o 90X90 cm come superfice di base. Meglio a mio parere l'acquario lungo, questo ci permetterà di far convivere più maschi dominanti con minori rischi di conflitti. Comunque la superfice del fondo è molto importante e deve essere la più ampia possibile ed una altezza minima di 45-50 cm. Talvolta i Tropheus vengono allevati in volumi inferiori (es. in 250 litri). Tali vasche devono essere minimo 100 cm di lunghezza per 50 di profondità, dotate come arredo di fondo sabbioso ed una sola roccia posta in un lato in modo da servire al solo maschio dominante dotato di un harem di 5-6 femmine. Ma si tratta più di una vasca da crescita e riproduzione che di un acquario in cui si vuole tentare di osservare i comportamenti naturali ed interessanti dei Tropheus in un piccolo biotopo accuratamente ricostruito. Inoltre in uno spazio così ristretto l'allevatore dovrà tirare fuori subito le femmine incubanti sia se vuole recuperare il massimo numero di avanotti sia per salvare la femmina che in una vasca senza arredo sarà sottoposta a forti stress da parte degli altri esemplari. D'altro canto la femmina non può rimanere 'assente' dalla vasca troppo tempo in quanto perderebbe la sua posizione nel gruppo e una volta reintrodotta verrebbe trattata come un 'intruso' con temibili conseguenze. Quindi la femmina va prelevata ed 'obbligata'a rilasciare gli avanotti e qui si pone l'altro problema, infatti non riuscirà ad educare i piccoli ed è alta la probabilità di ottenere delle figlie che non saranno in grado di portare a termine le incubazioni o che impiegheranno almeno da 3 a 6 incubazioni 'fallimentari' prima di riuscire. Cercate quindi di evitare la pratica del rilascio forzato, non c'è nulla di più tenero che osservare la femmina che insegna agli avanotti a brucare e li riprende in bocca al minimo pericolo. Per l'arredo partiamo dal fondo. Di solito utilizzo una sabbia fine, quella della Loira è ottima anche se personalmente ottengo risultati più soddifacenti con la sabbia....edile che rispecchia maggiormente la tonalità dei fondali del lago ed è più economica. Altro punto fondamentale è l'arredo. L'ideale è utilizzare rocce, in numero sufficente da creare una bella parete omogenea. Dovranno essere di dimensioni tali da crare nascondigli per i pesci (considerando se i pesci sono giovani che cresceranno..) ed assolutamente non abrasive, lo uso pietre calcaree tipo grossi ciotoli oppure quelle piene di buchi, avendo però l'accortezza di limare i bordi dei fori. Il calcare delle pietre ci aiuterà a mantenere alta la durezza grazie al suo potere tampone. L'ideale è disporre le pietre impilandole in modo da creare delle pareti che raggiungano almeno i due terzi dell'altezza della vasca. La disposizione varia a seconda delle dimensioni della vasca, per una lunga 150 cm di solito allestisco due cumuli principali di rocce alle estremità e gruppi più piccoli nella zona centrale. Se vedo che il maschio dominante è troppo aggressivo allora dispongo i due gruppi principali ben a scalare nella zona anteriore della vasca mentre sposto verso la parete posteriore quelli più piccoli. Si possono usare anche le lastre di ardesia ma disposte accuratamente in modo da creare molte fessure. Di grande aiuto possono essere tubi di ceramica o di PVC appesi nella zona alta della vasca, anzi credo siano quasi indispensabili nell'allevamento a lungo termine di un gruppo di Tropheus. Infatti, anche nelle vasche più equilibrate, ad un certo punto si crea una gerarchla agli estremi della quale si pongono il maschio dominante ed un esemplare (in genere un altro maschio) sempre dominato e scacciato più degli altri. Questo pesce che funge da 'capro espiatorio non necessariamente si presenta come un esemplare privo di scaglie o con le pinne danneggiate, spesso lo si individua in quanto resta il più piccolo e meno colorato del gruppo. E' assolutamente sbagliato togliere questo esemplare dalla vasca in quanto l'ostilità del maschio dominate si rivolgerà allora ad un altro esemplare creando scompiglio nell'equilibrio del gruppo. E poi sarebbe impensabile reintrodurre lo stesso esemplare una volta rimessosi in salute, se non venisse ucciso nel giro di qualche giorno tornerebbe nel suo ruolo di dominato. Ed ecco allora il ruolo dei tubi, che disposti in alto nella vasca permettono a questo esemplare di trovarvi rifugio. Se comunque l'esemplare subisce aggressioni tali da essere ferito ed a rischio di morte la cosa ideale da fare è metterlo in una vasca trasparente galleggiante in modo che durante la convalescenza sia avvertita la sua presenza da parte degli altri. Lo squilibrio che si causa se si toglie del tutto il dominato può in taluni casi portare il maschio dominate ad una sorta di 'follia omicida' che porterà alla morte di tutti gli altri menbri del gruppo uccisi uno dopo l'altro! Se notate che questo sta accadendo nella vostra vasca le soluzioni da prendere rapidamente sono due. La prima è di trasferire tutto il gruppo in una vasca più piccola (in funzione del numero e della taglia degli esemplari) e completamente priva di arredo. Personalmente uso vasche di 160 litri (100X40X40) per un gruppo di 8-10 pesci. Come ovvio tutto deve essere gestito impeccabilmente, pulizia frequente e regolare e costante sorveglianza del gruppo. Se il dominante continua ad essere aggressivo lo si può rinchiudere in un contenitore appositamente costruito. Si tratta di una vaschetta in plastica di 25X20 cm dagli angoli arrotondati. Sui lati devono essere praticati piccoli fori per facilitare il passaggio dell'acqua e l'affondamento della vaschetta, poi in alto si posiziona una lastra di vetro in modo che la 'prigione' resti sul fondo della vasca. Il dominante deve essere tenuto così per circa due settimane alla fine delle quali potremo provare a rilasciarlo, ma sempre sotto osservazione attenta, se l'aggressività non cessa si potrà ripetere il trattamento. Alcuni al posto della vaschetta costruiscono delle 'gabbie' con della rete di plastica, di forma cilindrica ed alte quanto la vasca, tenute sul fondo da una pietra; questo sistema garantisce un'ottima circolazione dell'acqua e permette di mantenere il pesce ben 'integrato' nel gruppo grazie al contatto visivo continuo.

Nel l'allestire la vasca non uso piante in quanto assenti nei biotopi d'origine, inoltre non bisogna dimenticare la natura vegetariana dei Tropheus che li porta a gradire molto il fogliame tenero (alcune Vallisneria che avevo provato a piantare sono state rosicchiate fino alla radice!), se propio non si vuole rinunciare allora si devono usare piante a foglia dura come Anubias sp. o Cryptocoryne. Un corretto filtraggio è fondamentale per l'allevamento. Deve essere di almeno 3-5 volte il volume della vasca e con buona ossigenazione infatti i Tropheus vivono in zone di risacca a scarse profondità dove c'è una forte corrente d'acqua. L'utilizzo di un filtro asciutto-bagnato è certo il meglio grazie alla forte ossigenazione apportata. Nel caso di filtri a decantazione (interni o esterni) sarebbe opportuno aggiungere delle pompe di movimento.

Se non si sono utilizzate pietre calcare per l'arredo della vasca può risultare di aiuto a mantenere un pH alto l'uso nel filtro di frammenti di conchiglie o corallo. L'illuminazione non svolge ruoli fondamentali, ma se si vuole ottenere una rigogliosa crescita algale sull'arredo da usare come alimentazione aggiuntiva per i nostri erbivori sarà il caso di dare una buona luce, la più simile a quella solare. Per ottenere tappeti di alghe un'altra soluzione e posizionare alcune pietre in una vaschetta a parte molto illuminata, nel giro di poco si ricopriranno e potranno essere somministrate ai pesci. E propio parlando delle alghe veniamo ad un punto fondamentale per l'allevamento dei notri Tropheus: l'alimentazione. Mi auguro ormai che siano lontani i tempi in cui gli acquariofili alimentavano questi pesci con vermi da terra e tubifex. I nostri ospiti sono dal punto di vista alimentare dei vegetariani puri e da ciò l'importanza di somministrargli una dieta quasi del tutto a base di vegetali. Buono è il cibo in scaglie per erbivori purché privo di proteine di mammìferi, il meglio sono quelle con spirulina. Altro ottimo cibo è il pastone fatto in casa ormai noto a molti, lo uso questa ricetta: 1 kg di gamberetti con tutto il guscio, 500 gr di piselli, 500 gr di spinaci appena scottati, 30 mi di polvere di spirulina, 30 goccie di liquido multivitaminico e per finire abbondante gelatina di origine vegetale per dare corpo al tutto. Gli ingredienti vanno tritati e mescolati con la gelatina (la migliore è quella vegetale, l'agar-agar) in frullatore, la pappetta va poi stesa su vassoi e congelata. Anche alimenti come cyclops, misys e krill sono ottimi, attenzione invece alle artemie che possono essere letali per questi pesci. L'ideale è alimentarli solo una volta al giorno e con dosi di cibo consumabili in 2-3 minuti. Come dicevamo prima un eccellente integratore sono le alghe che crescono in vasca e che i nostri ospiti amano raschiare durante la giornata. E' indubbio che una volta abituati i nostri Tropheus ogni volta che si sosta davanti alla vasca verranno affamati a chiedere cibo, ma è fondamentale resistere e dargli un solo pasto al giorno, al limite due dividendo la dose. Il fatto che siano sempre affamati può tornarci utile quando entriamo in un negozio e troviamo degli esemplari in vendita, se mettendo la mano vicino alla vasca li vedremo 'danzare' in superfice alla ricerca di cibo avremo la sicurezza che sono esemplari in buona salute, se invece non c'è risposta al nostro stimolo è meglio evitare l'acquisto.

La malattia de; Tropheus Essendo degli erbivori i Tropheus

possiedono un tratto intestinale molto lungo (da 7 a 8 volte la lunghezza del pesce). Ed è propio questa caratteristica anatomica che li rende particolarmente vulnerabili alla famosa 'malattia dei Tropheus'. I disturbi di solito compaiono nei pesci che sono sottoposti a forte stess, che può essere di varia origine, ma quasi sempre legato a cattive condizioni di allevamento a partire dalla qualità dell'acqua. La sua mediocre qualità e la eventuale presenza di sostanze nocive non facilmente valutabili con i normali tests per acquariofilia sono oggetto di dibattito e studio della letteratura specializzata e di conferenze (come quelle di J. P. Hacard) ed il parere è che questo sia uno degli elementi più importanti. Ci sono poi altri fattori da considerare, come una scorretta alimentazione e gli stress da coabitazione (es. tra Tropheus e lamprologini territoriali o tra due gruppi di Tropheus). Il primo sintomo fondamentale è la perdita dell'appetito ed una certa apatia. Segue poi il tipico gonfiore dell'addome, il pesce è sempre più apatico e la respirazione è accelerata. Quando si arriva a questa fase è già troppo tardi e la morte sopravviene nel giro di 24-72 ore. Il trattamento va fatto nelle prime fasi e si basa sulla somministrazione di metronidazolo assieme a Nifurpirinolo,.entrambe in forma pura in polvere o nella formulazione commerciale che prende il nome di Flagyl e Aqua-Furan. lo uso una associazione di flubendazolo, cloramfenicolo e metronidazolo ( 3 grammi ogni 100 litri di metronidazolo puro, 1 grammo ogni 100 litri di cloramfenicolo anch'esso puro e 1 compressa ogni 100 litri di flubendazolo nella sua formulazione commerciale che prende il nome di Fluvermal). Uso questi prodotti a rotazione cambiando ogni volta un 20-30 °/o dell'acqua. Questo trattamento l'ho somministrato per due volte consecutive e sia i Tropheus selvatici che quelli d'allevamento hanno risposto bene con il recupero del 90 % degli esemplari. Una volta poi che i pesci hanno ripreso a mangiare, per la prima settimana li nutro con scaglie imbevute di flubendazolo. Cambio gradualmente tutta l'acqua della vasca e uso temporaneamente del carbone attivo. Importante sarebbe toglie le masse filtranti prima di iniziare il trattamento e rimpiazzarle con delle nuove in quanto il trattamento ucciderebbe tutta la ricca flora batterica del filtro. Attenzione anche ai massici cambi d'acqua ed al livello di eloro e nitrati.

n.d.t. Jerome Thierry consiglia di usare al posto del cloramfenicolo del Bactrim o della amoxicillina che sono meno pesanti per i pesci e la flora batterica della vasca, inoltre ci ricorda che il trattamento risulta più efficace per ingestione che per diluizione nell'acqua.

Convivenza

Una volta costituita una bella ed equilibrata popolazione di Tropheus, ecco nascere nel ciclidofilo il desiderio di introdurre qualche altra specie. Personalmente io non amo introdurre nella stessa vasca dei lamprologini. Ho avuto infatti dei seri problemi con una coppia di Neolamprologus buesheri che diventava molto aggressiva al momento della riproduzione (n.d.t. i N. buescheri sono comunque tra i più aggressivi, altre specie lo sono meno e comunque dipende anche dalle dimensioni della vasca). Al contrario sono i Tropheus ad essere troppo stressanti per pesci timidi come i sabicoli. Ottima è invece la convivenza coi Petroehromis, da mantenere in grosse vasche associando ad un solo maschio molte femmine. Anche i ciclidi gobidi sono ottimi compagni e con esigenze alimentari similari. Non so come sia l'allevamento dei Simochromis, ma penso sia similare a quello dei Tropheus (n.d.t. ma sono molto più turbolenti!).

Ora non vi resta che procurarvi un gruppo di Tropheus e assaporare il piacere di vederli nuotare in vasca, crescere e riprodursi. Propio la riproduzione rappresenta il momento culminante di tutti i nostri sforzi e la più grande soddisfazione. Sono incubatori orali materni. Ed ora vediamo le varie fasi di questo magico rituale. Il maschio dominante con un nuoto di parata conduce la femmina pronta nel sito di deposizione prescelto che è stato precedentemente pulito. Può essere una porzione di roccia in leggera pendenza ben ripulita oppure un piccolo avvallamento nella sabbia. Un amico di Cannes mi raccontava che il suo maschio di T. 'polli' arriva a scavare come un maschio di Cyathopharynx! La riproduzione si svolge con la classica posizione a T. La femmina depone circa 8-10 uova molto grosse che sono poi fecondate all'interno della cavità buccale. La durata dell'incubazione è variabile, da quattro a sei settimane fino talvolta ad otto (sopratutto in vasche dedicate, dove non ci sono elementi di stress). In assenza di predatori, i piccoli crescono assieme agli adulti rifugiandosi al sicuro tra gli anfratti. Abbiamo detto prima che è meglio evitare la pratica di prelevare forzatamente i piccoli dalla bocca materna perché poi ci potrebbero essere dei problemi comportamentali sopratutto nelle femmine che stentano a portare a termine le incubazioni. Una valida alternativa consiste nel costruire delle 'cornici'all'interno della vasca come siti sicuri di rilascio dei piccoli da parte delle femmine. Si possono costruire usando vasche di plastica che poi vanno fissate in alto, con del silicone o delle ventose (vedi il disegno numero II). L'ideale sarebbe creare queste nicchie prima della messa in funzione della vasca, magari usando dello spazio al di sopra del filtro interno, qui si possono mettre ciottoli e piante e le femmine li sfrutteranno come zona di rilascio dei piccoli (vedi il disegno numero I).

Mi auguro con questo articolo di avere stimolato in voi la voglia di intraprendere l'allevamento di questi stupendi pesci, che non è assolutamente difficile se si rispettano alcune regole fondamentali ed è capace di dare delle emozioni indimenticabili.

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