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testo di francesco Zezza

Quando nel corso di una telefonata, nel corso di una tediosa riunione, cominciai a compitare nomi in latino gli altri partecipanti alla medesima cominciarono a pensare che fossi impazzito (in effetti era caldo!) ma nella realtà ero al telefono con i cugini Speranza, della sezione romana dell’AIC, che, in procinto di partire per Marsiglia (destinazione la locale “Mecca” dei ciclidofili conosciuta, comunemente come “Africa”) avevano, gentilmente, pensato di interpellarmi per sentire se c’erano “desideri repressi”. Scartati, ancora una volta, alcuni dei bellissimi “Cichlasoma” in listino (lo spazio è tiranno!) optai per una “manciata” di Hemichromis lifalili “spacciati” sul listino come “sub-adulti”. Dopo 48 ore di attesa entrai in possesso dei sei esemplari, dopo averli a lungo cercati con il “microscopio elettronico” nella vasca in cui erano temporaneamente alloggiati rintanati in un “gomitolo” di “Muschio di Giava”, l’affermazione vuole solo rendere l’idea delle dimensioni! Sia come sia i piccoletti erano già passabilmente colorati e quant’altro mai vispi e li portai casa più che soddisfatto. Li alloggiai in una vasca da 200 litri lordi scarsamente arredata con qualche pietra e due gruppi di Anubias nella quale nuotava già un piccolo Arowana (Osteoglossum bichirrosum) di 6/7 centimetri. Non è quella che si definisce una convivenza “eccellente” ma, per circostanze troppo lunghe da narrare, non avevo alternative. I sei si rintanarono tra le pietre ed in mezzo alle Anubias guatando “strani” la lunga sagoma argentea che nuotava sopra di loro ma realizzato che non si trattava di un pericolo “vero” si rinfrancarono e cominciarono a “fare i Ciclidi”, ovvero mangiare avidamente le leccornie che fornivo loro e baruffarsi per motivi territoriali.

Prima di andare oltre, a questo punto, vediamo di inquadrare, scarsamente per non tediare nessuno, il genere Hemichromis sono pesci originari dei grandi fiumi africani (dalla Guinea, ad esempio, arrivano tuttora splendide nuove specie in attesa di classificazione) che si gettano in Atlantico (In caso di allevamento di esemplari selvatici “occhio al pH” che deve essere meno alcalino rispetto a quanto richiesto dai Ciclidi dei Grandi Laghi. Nessun problema, invece, per pesci già nati in cattività che, personalmente, allevo in acqua di rubinetto di Roma, con al sola aggiunta di un buon biocondizionatore). Sono caratterizzati, ad onta della dimensione ridotta, da un carattere che oscilla tra il “peperino” (ad esempio proprio H. lifalili) ed il “furente” (vedi H. elongatus) in tutti i casi sono pesci robusti, che se trattati con le dovute maniere sono estremamente interessanti da osservare, si riproducono con facilità (anche troppa!) e sono estremamente prolifici. H. lifalili fa parte del gruppo dei, così detti, “Ciclidi Rossi” (in inglese “Jewel Cichlids”) caratterizzati da una vistosa livrea rossa (nota: la femmina specie in riproduzione, sempre e comunque più piccola nell’ambito della coppia, si colora in maniera incredibile e, strano a dirsi, più del maschio!) puntinata di azzurro acceso mentre le pinne ventrali del maschio, col crescere, si allungano ed assumono una colorazione quasi nera sul bordo anteriore. Inoltre, a seconda delle specie, possono, o meno, essere presenti macchie scure sui fianchi (es.: H. bimaculatus). Non eccedendo, in dimensione, i 10 cm possono alloggiare in una vasca (una coppia!) da soli 100 litri (arredare con piante e radici, non eccedere con le rocce o sceglierle a componente assolutamente basica) a due, almeno, condizioni:

• Altri, pochi, ospiti parimenti caratteriali,
• Un folto gruppo (in alternativa) di piccoli pesci veloci contro cui sfogare, senza raggiungerli, la loro aggressività specie durante la guardia della prole.

E torniamo ai mie sei pesciolini, in un tempo rapidissimo fui in grado di identificare una coppia con sicurezza infallibile: ad onta di una dimensione di circa 4 centimetri un bel giorno sciorinarono una copiosa deposizione che si disposero a accudire con dedizione (in realtà nei giorni precedenti qualcosa avevo sospettato individuando, correttamente, il maschio mentre avevo un dubbio - tra due - per la femmina) spostai gli altri quattro altrove e mi misi ad aspettare ed osservare ed una delle cose più incredibili fu il rendermi conto che l’Arowana (che è attualmente almeno il triplo dei due soggetti di queste note) dopo i primi passaggi spavaldi prese l’abitudine di accelerare (!) quando si trovava a passare nelle vicinanze delle uova difese gagliardamente, e di perfetto accordo, dai genitori che, ad esempio, in occasione della somministrazione del cibo si allontanavano a turno per alimentarsi. Purtroppo questa deposizione, come la successiva, ebbe esito infausto quindi la vasca accusò una perdita (panico!) e dovetti intervenire per tamponarla i due furono alloggiati altrove da soli e deposero (e dalli!) copiosamente anche se poi si verificò un evento a seguito del quale ho maturato le convinzioni, prima esposte, circa gli ospiti da “unire” ad H.l. Dunque, i due riproduttori nuotavano placidamente in una nuvola (letterale) di avannotti e la cosa proseguì, allegramente, per due o tre giorni poi il maschio “impazzi” liquidò (credo) i piccoli e prese ad inseguire la femmina “conciandola” in tal maniera che, sulle prime, disperai di salvarla; la poveretta comunque ce la fece! Non avevo mai osservato un simile comportamento in presenza di altri pesci in vasca ne lo ho più visto successivamente quindi, ... meditate sull’argomento gente! Come ospiti penserei ad altri “piccoli” Ciclidi della medesima zona (quali ad esempio Steatocranus e Pelvicachromis scegliendo, per quest’ultimo, specie rustiche ed economiche quali potrebbe essere il pulcher) oppure (anche se prevengono da altri biotopi) i Barbi del Sud est asiatico che sono veloci, piccoli e colorati. Quest’ultima affermazione va presa con le “molle” visto che non ho riscontri diretti di simili convivenze, è invece sicuro che in presenza di altri pesci in vasca H. lifalili si comporta “come deve”. I miei attualmente vivono con il sopracitato Arowana e i miei due “storici” Loricaridi, da 35 cm, che vagano di vasca in vasca secondo le necessità, .... e continuano a deporre! Capito il carattere? Ovviamente per veder crescere la prole, cosa cui aspiravo dopo tutti gli esperimenti “comportamentali” descritti ad un certo punto, sono stato costretto ad isolare le uova per farle arrivare alla schiusa (cosa puntualmente accaduta ed una manciata di avannotti sta crescendo) che avviene circa 48 ore dopo la deposizione mentre il “nuoto” inizia dopo altre, abbondanti, 48 ore. Questo stato di cose, ovvero le uova sul loro substrato di deposizione (nel caso una foglia) isolate in una vaschetta appesa ad una parete della vasca mi ha consentito di fare una ulteriore osservazione: i genitori “sanno” che le uova sono la dentro (a proposito ritengo “saggio” non esporre all’aria le uova durante il trasferimento) e, incredibilmente, accudiscono, per così dire, la nursery nuotando attentamente attorno alla medesima, nutrendosi - come già visto - a turno, ed allontanando gli intrusi (e che intrusi) anche se, comprensibilmente, con l’andare dei giorni questi comportamenti si affievoliscono notevolmente. Scelsi, a suo tempo, questi pesci perché volevo fare una esperienza con i Ciclidi dei fiumi e li sapevo colorati, economici all’acquisto (non guasta mai!) e “rustici” (i miei NON sono esemplari di cattura!) a posteriori non mi sono pentito, anzi ho fatto un mucchio di osservazioni interessanti e vorrei poter dare (ma non dispero) loro una opportunità in una, ulteriore, vasca più vicina alle loro necessità. Se avete una manciata di litri disponibili e volete osservare un pesce, che qualcuno riterrà sicuramente “scontato”, interessante date una chance ad Hemichromis lifalili, non Vi pentirete.

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