testo di Livio Leoni, foto Claudio Barberis

Benché sembri che siano state scoperte alcune popolazioni in Brasile (indicazione decisamente vaga) in attesa di determinazione sono solo due le specie per ora descritte di Microgeophagus: M. ramirezi e M. altispinosus. Attualmente questo ciclide nano sud-americano é maggiormente conosciuto sotto il sinonimo di Papiliochromis altispinosa. Rispetto al suo parente prossimo, M. altispinosus possiede una corporatura più robusta e una livrea meno appariscente ma, in compenso, dimostra una maggiore variabilità della colorazione. Mi risulta incredibile che inizialmente fosse stato confuso con la specie precedente. L'areale di diffusione comprende la Bolivia settentrionale.


Il dimorfismo sessuale é abbastanza evidente negli esemplari adulti. I maschi possiedono una corporatura robusta, sono più grandi rispetto alle femmine e mostrano pinne con vistosi prolungamenti rossi. Gli individui di una certa età presentano sulle pinne ventrali dei prolungamenti spiniformi neri. Più grande è il maschio più imponenti sono i primi raggi della dorsale, mentre nelle femmine questi, come nei cugini M. ramirezi, non sono molto sviluppati. Le femmine sono riconoscibili per il ventre gonfio di uova se sono state ben alimentate in precedenza oppure per la livrea più dimessa. I giovani mostrano una vistosa macchia color oro dietro i primi raggi della dorsale. Questa macchia tende purtroppo a ridursi con l’età e la sua colorazione dipende dall’allevamento e dall’alimentazione dell’individuo nei primi mesi di vita.
Come dicevo questo ciclide nano può prestarsi per interessanti studi di etologia casalinga. Normalmente sul fianco gli esemplari mostrano una macchia nera che a seconda dell’umore può diventare verdastra (durante l’accoppiamento per esempio) o addirittura le macchie nelle femmine possono diventare due certe volte. Quando il pesce é sotto stress si manifesta una tonalità grigia diffusa Non sempre presente é una striscia nera verticale di intensità variabile che partendo dalla nuca si estende fino alla guancia attraversando l'orlo posteriore dell'occhio. Nei giorni immediatamente precedenti all’accoppiamento compaiono alcune fasce verticali grigiastre e si intensifica la colorazione aranciata della parte anteriore del fianco (tra l’opercolo e la macchia nera centrale).
La mia esperienza inizia quando acquistai un gruppetto di 5 esemplari giovani (3 cm. di lunghezza) che vennero sistemati in una vasca di circa 150 l con una folta vegetazione.
I 5 giovani individui si dimostrarono essere 3 maschi e 2 femmine, ma per assistere alle prime deposizioni dovetti aspettare l’estate successiva quando la lunghezza era circa 7 cm.
In questo acquario i tre maschi avevano formato un proprio territorio mentre le due femmine vivevano nel territorio del maschio con cui formavano coppia. La femmina più piccola spesso conduceva vita solitaria e non potendo conquistare uno spazio autonomo era scacciata dai conspecifici.
Le prime deposizioni avvennero in piccole buche nella ghiaia o su alcuni ciottoli di 3-4 cm di diametro, mentre solo in seguito questi ciclidi sfruttarono dei legni di torbiera.
Le due coppie si erano divise lo spazio dell’acquario in modo che la linea di demarcazione corresse sul centro dove si trovava un gruppo di Anubias barteri var. nana. E’ in questo spazio che spesso avvenivano i confronti tra i maschi. Confronti a cui partecipavano anche le femmine. Anzi spesso erano le femmine che iniziavano i litigi e in seguito arrivava il partner a dare man forte. I maschi si lanciavano in combattimenti bocca a bocca dalla durata variabile mentre le femmine si schieravano una di fronte all’altra e si spingevano. Se si vuole assistere a combattimenti fra maschi oppure tra le coppie di ciclidi nani in sede di arredamento dell’acquario suggerisco di predisporre uno spiazzo centrale senza vegetazione. Vicino si sistemano le noci di cocco o i legni di torbiera o sassi piatti su cui avverranno le deposizioni avendo l’accortezza di celarne la vista ai rivali per mezzo di un gruppo di piante.
Le prime deposizioni furono divorate dopo due giorni, ma ritengo che i riproduttori fossero troppo disturbati da una coppia di Apistogramma cacatuoides e così quell’anno non riusciì ad ottenere avannotti. Solo l'anno seguente, quando erano da soli in vasca, la deposizione estiva andò a buon fine e mi ritrovai con più di un centinaio di avannotti che fui costretto a lasciare al loro destino per la partenza per le meritate vacanze. Gli avannotti erano stati divisi tra amici e molti furono immessi in vasche all’aperto dove pensavo che avrebbero trovato un po’ di cibo vivo (fino a quel momento e cioè per circa 20 giorni erano stati alimentati con i soliti naupli di Artemia salina). Al ritorno ritrovai solo una ventina di individui della lunghezza di un centimetro che avevano trovato sistemazione in un catino di circa 150 l. su un balcone esposto a sud (erano presenti anche molte Hydre che temo si siano cibate di numerosi avannotti).
In seguito ho potuto constatare che per allevare al meglio M. altispinosus conviene tenere questa specie da sola oppure con M. ramirezi (anche Nannacara anomala non sembra infastidire eccessivamente questo pesce). Le specie del genere Apistogramma sembrano essere troppo aggressive e impediscono quasi sempre la riproduzione, benché le coppie riescano ugualmente a delimitare dei territori.
Al contrario degli Apistogramma i Microgeophagus depongono all’aperto. I miei esemplari hanno manifestato una certa stagionalità: le prime deposizioni avvenivano solo a partire da marzo fino ad ottobre con frequenza quindicinale. Solo dopo alcuni anni ho assistito ad una deposizione invernale.
Come regola generale consiglio di non immettere troppi pesci in vasca perché il maschio, se é troppo aggressivo, sarà continuamente occupato a inseguire i coinquilini e l’accoppiamento verrà continuamente interrotto con il rischio che buona parte delle uova non siano fecondate.
Le deposizioni sono state sempre numericamente elevate (non meno di 150 uova) e la percentuale di schiusa era pressoché totale. I valori dell’acqua credo che non siano così importanti quanto la pulizia della stessa (non pensate che l’acqua del rubinetto che io utilizzo sia tenera o “buona”). Gli avannotti somigliano a quelli di M. ramirezi nei primi stadi di sviluppo e sono riconoscibili per la presenza di linee nere sui fianchi. Non hanno esigenze particolari rispetto a quelli degli altri ciclidi nani e dimostrano una crescita molto più veloce della media.

BIBLIOGRAFIA
- Glaser U. sen., Glaser W. (1996) Southamerican Cichlids II. A.C.S. Glaser, Mörfelden-Walldorf.
- Linke H., Staeck W. (1994) Ciclidi americani I: i Ciclidi nani. Primaris, Milano.
- Richter H.J. (1981) Riproduzione dei pesci d'acquario senza problemi. Primaris, Milano.
- Van den Nieuwenhuizen A. (1992): Microgeophagus altispinosus. Aquarium 7/8, 42-49.

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