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Scrivo queste righe poco dopo essere rientrato a casa dal Congresso dell’AIC, il venticinquesimo. Ho partecipato a quasi tutti eppure ancora una volta il sentimento che provo è quello dell’appagamento. Sì, mi sento soddisfatto. Soddisfatto di aver trascorso due giorni sereni, in allegria in mezzo a vecchi amici e tante altre persone uniti da una passione comune che può essere condivisa apertamente e senza il timore di essere presi per matti. A rendere ancora più speciale questo weekend una cornice fantastica, la Certosa di Calci la cui visita, già da sola, varrebbe abbondantemente la trasferta.

Ecco un breve resoconto di questi due giorni. La partenza, come sempre è in affanno, pescare ed imbustare i pesci da portare alla “mostra scambio” non è mai stata una delle cose più divertenti del nostro hobby e poi ci vuole sempre più tempo del previsto. Denis, il mio compagno di viaggio, è arrivato da Rimini stranamente puntuale (il trascorrere del tempo sta cambiando anche lui) e meno male perché così potrà darmi una mano. Partiamo con una buona mezz’ora di ritardo. Mentre varchiamo il cancello di casa, alle 9 e 30, almeno mezz’ora più tardi del previsto, ci telefona Nicolò, lui, proverbialmente mattiniero, è già pronto, peccato si trovi a 200 chilometri di distanza, a Noceto. Dovrà aspettare (un bel) un po’.

Per di più dovremo fermarci a Faenza, da Aldo, per ritirare l’ultimo bollettino, fresco di stampa, da portare ai soci, lui potrà raggiungerci solo ad ora di cena. Alle 11,45 arriviamo da Nic che ci aspetta nella sede di Koilab dove, per passare il tempo, sta selezionando le carpette Koi nate in primavera.  Rapido, si fa per dire, tour fra le vasche della serra e i bellissimi laghetti all’aperto brulicanti di vita. Cambio di mezzo meccanico e via, si riparte. Ora alla guida del suo “furgoncino” nuovo fiammante c’è Nic. Il tempo è variabile, nubi minacciose si alternano a squarci di cielo azzurro e sole ancora luminoso. Il verde delle montagne è intenso. Gran bel paesaggio, ma Calci sembra non arrivare mai. Giungiamo alla meta alle 15 circa. Incontriamo subito le prime facce note e i primi amici, sembra impossibile sia già passato un altro anno! C’è da portare i box dei pesci nella sala delle vasche e sbustarli, un lavoro pesante e ingrato. Io e Denis ci defiliamo, Nicolò impreca e si dà da fare. Nella nuova sala dedicata alla mostra scambio, fra il ribollire dell’acqua agitata e il rumore della soffiante, la gente armeggia frenetica con i retini e si saluta sorridente stringendosi mani bagnate. C’è da sbrigarsi: i pesci potrebbero aver sofferto il viaggio, in certi casi durato molte ore, e poi presto inizierà la chiama per la prima conferenza.

Ah, ecco il presidente in carica Livio e l’ex-presidente Enzo, subito dopo incontriamo Mauro e Fulvio dall’Umbria, poi da Roma Daniela con il ‘subcomandante’ Francisco, rientrato per l’occasione dalla Costa d’Avorio ed ecco anche loro, Luca e Sandra, ma da quanti anni ci conosciamo! E poi ancora Paolone, acciaccato, Paolo e Paola, Giuseppe, Christian, Miles, Gianpiero e anche Marco, appena rientrato dopo mesi trascorsi nel sudest asiatico, Massimo, Alessio, Luca e tanti altri che non nomino per motivi di tempo e spazio… che piacere ritrovarsi! Purtroppo non posso non sentire anche la mancanza di qualcuno dei vecchi amici, primi fra tutti, Fabione, Angelo, Mauro e Cris.

Ma ecco che con sguardo vigile ma compiaciuto e il solito sorriso benevolo compare lui, il padrone di casa, il Professore. Roberto, e ne è consapevole, anche quest’anno si è superato, ha fatto alcune modifiche riguardanti le sale dedicate alla nostra manifestazione, ma, se possibile, tutto è ancor più bello e comodo.

Ma è già ora di trasferirsi tutti nella sala conferenze, anzi, siamo già in ritardo, come al solito, e anche se oramai neanche i più precisi relatori nordici ci fanno più gran caso, anzi ne sembrano quasi divertiti, bisogna pur partire con la prima relazione.

Il simpatico Walter Deproost, con la sua lunga barba e i suoi occhi vivi e sorridenti, è tornato a trovarci come relatore per la seconda dopo molti anni, ma è venuto almeno altre due o tre volte come semplice spettatore ai nostri congressi. È stato decine di volte nel lago Malawi e si è talmente innamorato di quei luoghi che ha voluto sdebitarsi con il popolo malawiano della tanta gioia ricevuta dalla sua meravigliosa terra dedicando loro molto del suo tempo impegnandosi in opere di beneficienza, in particolare nella costruzione di una scuola primaria. Walter, da vero signore, durante la sua conferenza ha fatto solo un rapidissimo cenno a questa sua attività, ma mi sembrava giusto riconoscergli pubblicamente tanta generosità. La sua lettura è filata via velocemente in un susseguirsi di vecchie slides di luoghi e pesci meravigliosi che hanno fatto, come sempre, sospirare gli appassionati.

Dopo una breve pausa caffè si ricomincia con il riassunto dei quasi quattro anni di vita trascorsi da Francesco Zezza, e la sua famiglia, in Costa d’Avorio il tutto attraverso il punto di vista del naturalista che ferve in lui da sempre.

Francesco è una persona, anzi, un personaggio con una spiccata personalità che emerge immediatamente appena apre bocca e la sua dialettica originale è veramente accattivante. Francesco ci fa capire quanto complicato possa essere vivere in quel paese lontano, soprattutto per i nativi, ma anche quanto grandiosa possa essere la bellezza della natura. Il racconto fila via rapido fra interessanti dati geopolitici e il racconto delle più disparate esperienze acquariofile. Purtroppo a Francesco rimane il rammarico di non averci potuto esporre, per problemi di tempo, il racconto del suo lavoro sul campo e allo zoo nelle studio dei coccodrilli, suo ultimo amore.

Finite le relazioni ancora quattro chiacchiere, un rapido sguardo alle vasche e poi ci avviamo per andare in albergo a cambiarci. Mettiamo l’indirizzo sul navigatore e scopriamo che l’alloggio prenotato da Denis si trova a quaranta minuti di strada in cima al monte Serra che sovrasta la vallata! Telefoniamo al proprietario per avvertirlo che ci presenteremo in albergo solo dopo cena, ma questi ci invita a presentarci entro la mezzanotte. L’accostamento con Cenerentola e relative battute sono fin troppo scontati... Dunque dopo aver coperto il riminese di improperi ci dirigiamo al ristorante per la cena sociale.

Qui ci ritroviamo in molti più del previsto e questo ha messo in crisi i gestori del locale tanto che il tempo di attesa delle prime portate si è protratto a lungo facendo mugugnare gli affamati ciclidofili per molti dei quali, sottoscritto compreso, il “camogli” dell’autogrill è ormai un pallido ricordo. Una volta ingranato, la cena è filata via liscia fra bevute copiose, racconti di riproduzioni inaspettate, livree dai colori meravigliosi, risate fragorose e portate sorprendenti (prima fra tutte un antipasto dagli accostamenti a dir poco azzardati). Purtroppo, però, io, Nicolò, Denis e Michele (unitosi a noi per la notte) siamo dovuti scappare dopo un ottimo fritto misto nel timore che il furgoncino Citroen di Nic si trasformasse in zucca durante l’arrampicata del monte Serra. Il nome dell’albergo “Rosa dei Venti” avrebbe potuto metterci in allerta, ma così non è stato e all’arrivo a quota 820 metri, in un buio pesto ci ha accolto un fortissimo vento, freddo quanto sorprendente, ma mai quanto l’aspetto delle camere che più che spartane definirei francescane. Durante la notte la temperatura si è mantenuta rigida, ma stanchezza e il tasso alcolemico hanno reso il sonno comunque ristoratore. L’indomani mattina una inaspettata quanto meravigliosa vista panoramica del fondo valle fino al mare ha ci ha ripagato dei disagi notturni. Caffè, brioches, conto e si riparte per la Certosa. Una volta tanto siamo arrivati fra i primi e così ho avuto tempo di guardare per bene i pesci portati dagli altri soci, ma soprattutto quelli dell’Acquario Pubblico della Certosa, il più grande d’Italia per quanto riguarda l’acqua dolce, organizzato e gestito del nostro anfitrione Roberto Barbuti. Le vasche sono tante, grandi e ben tenute e i pesci, i più disparati, provenienti da tutti i continenti, hanno raggiunto dimensioni impressionanti. Ho avuto anche il tempo di visitare l’interessantissima mostra tematica sui felini che presenta esemplari di tutti, almeno credo, i felini del pianeta imbalsamati in modo eccellente e in pose plastiche.

Successivamente ad una fruttuosa assemblea dei soci AIC, nella quale è stato eletto un nuovo consigliere (a sostituire Enea, trasferitosi all’estero per lavoro) e si sono programmate le future attività, ha avuto inizio la conferenza di Adrian Indermaur. Questi lavora come biologo all’Università di Basilea, in un gruppo che studia il genoma dei ciclidi del Tanganica, ma in questa occasione ci parla della ricerca dei pesci che vivono nei rigagnoli, nei ruscelli e nei fiumi che finiscono per immettersi nel lago, ciclidi ai più completamente sconosciuti. Al di là dell’indubbio interesse di questo originale argomento quello che focalizza l’attenzione dell’ascoltatore è l’esposizione (in italiano) vivace e appassionata.

Adrian impersona la sublimazione dello spirito che alberga in tutti noi, da sempre attratti irresistibilmente da qualsiasi specchio d’acqua che superi la dimensione della pozzanghera! Mi ha fatto veramente piacere sentirlo più volte affermare di essere consapevole di essere una persona veramente fortunata per aver potuto trasformare in lavoro la sua più grande passione, e a quale livello! Chi può dargli torto?

Finite le conferenze abbiamo consumato rapidamente i panini, anch’essi gentilmente offerti da Roberto, dopodiché è iniziata la lotteria dei premi questi offerti da molte aziende del settore dell’acquariofilia. E’ doveroso anche quest’anno ringraziare queste aziende che si sono dimostrate molto generose sia nella quantità che nella qualità dei premi.  Per più di un’ora Aldo e Livio, secondo tradizione, hanno distribuito i premi estratti a sorte fra i larghi sorrisi dei vincitori e gli scherzosi fischi d’invidia del pubblico.

Ancora un’oretta per concludere le operazioni della cosiddetta mostra/scambio e il tempo per cedere alla tentazione di concludere l’acquisto di un paio di coppie di mbuna (ritorno al passato!) non tenendo fede, quindi, al proposito dichiarato di non portare a casa nemmeno un pesce (ma chi ci aveva creduto?).

A conclusione lo scambio dei saluti, frettolosi ma carichi di affetto sincero, e l’augurio di ritrovarci ancora una volta l’anno prossimo e poi via, si riparte, 400 chilometri ci aspettano, ma non sarà un problema: c’è di che scherzare, commentare e fare progetti per tutto il tragitto!

Paolo Salvagiani

Al termine del Congresso 2017 voglio ringraziare a nome dell’Associazione Italiana Ciclidofili tutti coloro che hanno contributo alla buona riuscita di questo atteso evento. Primo tra tutti il professor Roberto Barbuti, Direttore del Museo di Storia Naturale di Calci, che anche quest’anno ci ha ospitato in una cornice meravigliosa qual è la Certosa di Calci. Al Museo di Storia Naturale ormai ci sentiamo a casa.

Desidero ringraziare anche le aziende che ci sostengono e ci sponsorizzano senza le quali non riusciremmo a fare ciò che facciamo: Iemmi Acquari, JBL, Prodac, Sera, SHG, Tetra. Anche questa volta hanno reso la lotteria uno dei momenti più attesi e partecipati del Congresso.

Infine desidero ringraziare tutti i soci che sono intervenuti. Alcuni di loro hanno percorso diverse centinaia di chilometri viaggiando tutta la notte. Grazie a voi l’AIC è davvero la grande casa di tutti gli appassionati.

Livio Leoni